Alle origini di Vlahović: «Il basket, Jovetić e due tornei vinti in 24 ore»

by Redazione Cronache
vlahovic

Tutto inizia a Belgrado, in Serbia. Dušan Vlahović ha 4 anni e gioca a pallacanestro e calcio. A una certa, però, deve scegliere. Così, a 5 anni, eccolo nel FK Altina, una scuola calcio di Belgrado da cui spicca il volo: «Ah, penso che avrebbe comunque avuto successo nel basket, aveva tanto talento. Ma fermiamoci un attimo a riflettere su questo. Se giochi in Champions League a 22 anni e sei uno dei principali talenti della Nazionale serba, a che serve pensare in quali altri sport eccelleresti?». Chi parla è Nebojsa Pejovic, fondatore e presidente del FK Altina. Uno che evidentemente conosce bene Vlahović: «Entra da noi a 5 anni e saluta che ne ha 14. Otto anni sono un periodo abbastanza lungo per poter dire che avesse talento. Gli serviva solo che noi lo mettessimo in condizione di performare a quel livello. Ma le basi c’erano, ha rinforzato il suo carattere», spiega Pejovic a Cronache. Famiglia: «Ad Altina, tutti lo chiamavano Duca, sia gli amici che gli allenatori». E prodezze. Una di queste non è sfuggita al panopticon di Reddit

Vlahović, Juventus, sonno

«Cosa c’è da commentare? Il video parla da solo, direi», tira corto Pejovic. Che non conferma di aver ricevuto come FK Altina 375mila euro dal trasferimento di Vlahović alla Juventus, per 75 milioni a gennaio. Ma dice: «Penso che la Juventus sia il suo ambiente ideale. Step by step, è obbligatorio non saltare i passaggi. Non dimentichiamoci che Dušan ha 22 anni, ma conosce già l’italiano e il calcio italiano, inoltre a Torino ha un ottimo allenatore e compagni di alta qualità. Che c’è di meglio in cui sperare?». E inizia a tirare fuori delle fotografie. Quindi racconta una storia: «Allora, succede che giochiamo due tornei in 24 ore. Il primo si chiama Valencia Cup, a Valencia. Arriviamo a Zemun in tarda serata. Il giorno dopo dobbiamo giocare un altro torneo, ma a 200km da Belgrado. Vado personalmente, all’alba, a prendere Vlahović. È assonnatissimo, il lungo viaggio del giorno prima l’ha messo k.o.. E invece dorme nei sedili posteriori dell’auto, poi nel pomeriggio gioca quel torneo e ci aiuta a vincerlo». Poesia.

«Gli ha offerto la 10 e…»

Uno dei primi allenatori di Vlahović si chiama Radovan Sekulić: «Ha dato lui il benvenuto a Dušan – racconta Pejovic a Cronache – quando s’è unito a noi. Ha avuto una grande influenza su di lui, com’è normale con ragazzi di quell’età. C’erano altri bravi calciatori con Dusan, però lui è stato bravo a catturare la nostra attenzione. Ricordo che era molto veloce, per esser nato nel Duemila. Sapevamo avrebbe fatto bene all’estero e così un po’ a malincuore, per il suo bene, gli abbiamo augurato buona fortuna». Un altro che ha seguito da vicino Vlahović si chiama Dragan Perišić: «Diceva che Dušan è molto motivato e dà il suo meglio in gare difficili. Mettono la pressione addosso a tutti, ma a lui di più. L’ho notato anche io, è nelle partite più difficili che Vlahović si scatena». C’è di più. Un giorno, Perišić offre al ragazzo la maglia numero 10: «Era una ricompensa, come ben sai i giocatori che indossano il 10 sono solitamente i più talentuosi della squadra. Dušan era il nostro leader, per quello gli è stato offerto quel numero. Lui però ha rifiutato, chiedendo di poter “riavere” la numero 9 a cui era così affezionato».

Vlahović e il FK Altina

Facciamo un passo indietro. Chi conosce il FK Altina? «Nasciamo nel 2003, ma siamo attivi da fine 2005, perché ci è servito più tempo per costruire i campi da calcio. Abbiamo già vinto oltre duecento trofei, tra Serbia e l’Europa», prosegue Pejovic a Cronache. Che poi, mica solo Vlahovic. Ci sono Vladan Dekić, ex portiere dell’Inter ora al Pisa e Kristijan Belić, passato per l’Olympiakos. Il prospect di cui vanno più fieri è lo juventino Vlahović. Inoltre, Luka Adzic e Uros Racic. Si allenano e fanno festa: «Noi facciamo così. I ragazzi che si allenano con noi vanno fino a 14 anni. È un’età critica, il calcio per loro non dev’essere un obbligo bensì un loro desiderio. Vanno ascoltati. Vlahović con noi ha sviluppato il suo calcio, ma anche la sua personalità. Lo abbiamo aiutato a crescere, senza pressioni. Come piace a noi». Il FK Altina poi si trova a Zemun, e non è del tutto casuale. Fino al 1934 era una città indipendente, poi viene fagocitata da Belgrado. Oggi conta 170mila abitanti e caffè aperti fino a tarda notte. Qui sono cresciuti calciatori sbocciati sia al Partizan, come Dragan Mance e Mateja Kežman, che Stella Rossa, Dejan Stanković, Nenad Milijas.

«Ti stupisci? È un vincente nato»

Qui serve una parentesi. «Alcuni dicono che Vlahović non sia finito alla Stella Rossa perché in una partita contro di loro avesse sbagliato un rigore. Non è vero. È però vero che in tanti lo seguivano, parliamo di uno dei classe 2000 più importanti della sua generazione», rivela Pejovic a Cronache. Pare che comunque Vlahović avesse fatto un provino pure con l’OFK Belgrado, ma a 15 anni firma invece col Partizan: «È il più giovane calciatore tesserato dal Partizan, ha pure debuttato in prima squadra a 16 anni, e ovviamente è stato anche qui il più giovane di tutti a farlo». Precocità e personalità. Al Marakana contro la Stella Rossa, un giorno, Vlahović urla ai compagni più grandi: «Andiamo a vincere!». «Ti stupisci? È un vincente nato. Io non mi sono stupito, però il suo allenatore quel giorno l’aveva conosciuto da poco, non se lo aspettava. Ha una personalità pazzesca». E ancora. Dušan tifa Partizan, tra i suoi idoli c’è Stefan Jovetić che a 18 anni è capitano dei bianconeri. Sia Jovetić che Vlahović, poi, sbocciano a Firenze: «Se mi chiedi un paragone tra i due, certamente sono simili a livello tecnico, come stile di gioco».

Vlahović, Toni, Ibra

Pare che Jovetić avesse pure affittato la sua villa a Vlahović. Ma non c’è spazio per aneddotica o speculazioni, come chi vedrebbe Dušan chirurgo dentale, se fosse andata male col calcio. O i paragoni. Valeri Bojinov l’ha definito l’Ibrahimović di Belgrado, alcuni lo hanno paragonato a Luca Toni e Batistuta: «Ecco, concordo con Bojinov – commenta Pejovic a Cronache – i media esagerano sempre, però non trovo esagerato paragonare Dusan allo svedese. A quanto ne so io, era proprio lui il suo idolo!». Ad altri ricordava un giovane van Basten. Ma insomma, non c’è spazio per speculazioni.