È morto il tifoso che ha alzato al cielo Maradona dopo la vittoria del Mondiale

by Cesare Ragionieri

L’immagine di Diego Armando Maradona che alza al cielo la Coppa del Mondo è una delle più iconiche nella storia dello sport. Nelle ultime ore ci ha lasciato a 68 anni Roberto Cejas, il tifoso argentino che ha sollevato il Pibe de Oro allo stadio Atzeca dopo la vittoria per 3-2 contro la Germania e ha permesso di scattare una foto entrata nell’immaginario collettivo.

Cejas ha 30 anni al momento della finale, una partita che non avrebbe dovuto vedere perché sprovvisto di biglietto. «Avevo detto che se fossimo arrivate in finale, sarei partito per il Messico. E l’ho fatto», ha raccontato qualche anno fa a Olé. Insieme a degli amici, riesce ad acquistare il tagliando tramite i bagarini e ad entrare nello stadio. Al fischio finale è tra i tanti argentini a entrare in campo.

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Il racconto di quel giorno

«Quando la partita è finita, siamo saltati subito in campo. All’improvviso mi sono ritrovato davanti Diego, che con gli occhi mi ha fatto capire che dovevo alzare al cielo. Non ha detto una parola, è bastato uno sguardo. Sulle mie spalle mi diceva dove andare: ‘Portami qua, vai di là’. A un certo punto siamo rimasti da soli a fare il giro di campo: io, lui e la Coppa del Mondo». Il resto è storia. «Non so perché è toccato a me, ma Dio mi ha messo lì e io ci sarò per sempre», amava dire quando gli veniva chiesto qualcosa su quanto successo in Messico.

28 anni dopo

Nel corso della sua vita ha visto dal vivo tante edizioni dei Mondiali, sempre al fianco della sua Argentina. Nel 2014, in Sudafrica, i due si sono finalmente ritrovati chiudendo un cerchio aperto 28 anni prima. «Diego mi ha abbracciato, rideva e mi diceva: ‘So quanto peso la Coppa, ma solo tu sai quanto peso io con la Coppa’. È stato un momento bellissimo».

A difesa di Diego, sempre

La voce di Cejas è tornata a farsi sentire nel 2020, dopo la morte del Pibe de Oro: «Se avessero permesso a noi che lo amiamo di prenderci cura di lui 24 ore su 24, oggi Diego sarebbe vivo. Non si sono occupati di lui, non l’hanno assistito e ciò è terribile: per tante persone è come un Dio. Ognuno ha la sua vita, non dobbiamo giudicarlo ma pensare a ciò che è stato e ciò che di bello ci ha dato».

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