Ederson, le origini: «In campo volava, ma ha avuto bisogno di una psicologa»

by Mattia Zupo
ederson

Porto Feliz è un piccolo municipio nello stato di San Paolo. È qui che è cresciuto Éderson José dos Santos Lourenço da Silva, per tutti Ederson. Arrivato in Italia grazie al fiuto di Walter Sabatini e protagonista della storica salvezza della Salernitana, il centrocampista brasiliano si sta confermando in questa stagione con l’Atalanta. «Vederlo a questi livelli mi rende orgoglioso, mi dà una sensazione di lavoro compiuto», così Anderson Gongora, attuale allenatore del Moura Academy, squadra di quarta divisione portoghese, che in passato aveva allenato Éderson al Desportivo Brasil. «Siamo stati insieme 3 anni e mezzo. È arrivato quando aveva 14 anni, in pratica ha iniziato con me, si è allenato 2 settimane in prova e dopo lo abbiamo tesserato».

«Ederson era come un aereo. Volava»

Nato a Campo Grande nello stato del Mato Grosso do Sul, il classe 1999 ha iniziato a 13 anni a giocare nella scuola calcio Tiradentes, dopo una serie di provini di cui uno al Ponte Preta si è trasferito nella piccola squadra paulista in cui sono cresciuti Bremer, Diego Carlos, Marquinhos Cipriano, Leo Duarte e Lucas Evangelista, ma anche Mauro Junior del PSV che giocava nella sua stessa categoria. «L’aspetto che mi ha colpito di più all’inizio era la sua forza e la sua capacità di inserirsi in avanti. Un giocatore dinamico, ma che doveva migliorare la fase offensiva, infatti all’inizio giocava come mediano e qualche volta in difesa. Non c’è una partita in particolare in cui ha brillato, ma ricordo bene il torneo in cui ha cominciato a giocare titolare: la coppa paulista Sub-15 e lui aveva 14 anni. Abbiamo affrontato squadre come Bahia, Coritiba, Santos, Flamengo, in pratica era un campionato nazionale. Lui era come un aereo. Volava».

ederson ex allenatore

Da mediano a centrocampista box to box. Un’evoluzione iniziata su indicazione di Gorgora. «Al Corinthians Ederson l’ho visto tirare con molta più frequenza in porta, cosa che all’inizio con me non faceva. Mi ricordo che un giorno durante un allenamento gli gridai: ‘Ederson hai un tiro della p**a m***e però non calci mai in porta quando sei vicino all’area!’. Ci abbiamo lavorato e devo dire che è migliorato tanto. Al Desportivo Brasil dedicavamo un giorno alla settimana a un lavoro specifico per ruolo mezz’ora prima di ogni dell’allenamento».

Migliorare gli aspetti tecnici, ma anche extracampo. «Con lui abbiamo lavorato soprattutto sulla parte mentale: era molto ansioso perché non vedeva l’ora di lasciare il Desportivo Brasil per giocare in un club importante. Così lo abbiamo fatto seguire da una psicologa del club, e da quel momento in poi è stato convocato nelle nazionali giovanili e poi è passato al Cruzeiro. Inoltre, abbiamo lavorato sul suo carattere perché non poteva essere arrogante dopo essere stato convocato nella nazionale giovanile, dovevamo fargli tenere i piedi per terra. Comunque non ho mai avuto problemi con lui, in campo o fuori».

Tatuaggi, indigeni e la Cina

Ederson è cresciuto in una famiglia composta dal fratello Eduardo, il patrigno Paulo Victor Leal e mamma Edilene. «Lei era molto presente. Lo accompagnava agli allenamenti e lo veniva a vedere alle partite. Avevano un rapporto molto forte», ricorda Gongora. La madre ma non solo. Éderson si è tatuato sul braccio destro la data 16.09.1952: è il giorno in cui è nata Edithe Cândido dos Santos, sua nonna, altra figura molto importante nella sua vita. Lo ha fatto quando ha dovuto lasciare casa per trasferirsi a Belo Horizonte. Per sentire meno la saudade. Curiosità: sua nonna è un’indigena della tribù Terena e da bambino Ederson era molto affascinato dalla loro cultura.

Radici da guerriero indigeno che gli sono servite quando ha dovuto superare alcuni momenti difficili, come quando nel ritiro del Brasile Sub-20 si è rotto il legamento crociato anteriore con lesione al menisco laterale, oltre a un altro piccolo infortunio al tendine rotuleo del ginocchio che lo costrinsero a stare fermo per 10 mesi e gli impedirono di anticipare il trasferimento in Europa.  Tra l’altro, la prima esperienza all’estero è stata in Cina, allo Shandong Luneng nel 2015. Un’esperienza singolare per in giovane sudamericano, che si spiega così: il Desportivo Brasil era una filiale della società cinese e lì ha giocato un torneo prima di tornare in patria per trasferirsi al Cruzeiro dove ha vinto la Copa do Brasil 2018 e il Campeonato Mineiro 2019, ma ha anche vissuto sulla propria pelle la prima storica retrocessione del club di Belo Horizonte dopo 98 anni di storia. Il primo gol da professionista invece lo ha segnato contro il Corinthians, la sua squadra del cuore, che nel 2020 lo ha acquistato salvo poi cederlo in prestito al Fortaleza. E oggi se lo gode Gasperini, che in questo finale di stagione si affiderà anche alle qualità del brasiliano per tornare in Europa.