Elia Caprile è un portiere che può giocare in Serie A

by Redazione Cronache
Elia Caprile intervista

«Se centriamo la promozione, mi tatuo il Galletto del Bari sulla chiappa. Piccolo però». Durante la nostra intervista con Elia Caprile, portiere di 21 anni del Bari, gli abbiamo strappato una promessa importante. Dagli anni al Leeds alla Serie B: ci ha raccontato tutto. È stato ospite del canale Twitch di Cronache di spogliatoio, ecco cosa ci ha detto.

Elia Caprile, qualità e mentalità

«Quando ero nella Primavera del Chievo vivevo ogni mio errore come un fallimento, mi abbattevo, non parlavo con i miei genitori per ore. L’errore era inconcepibile per uno troppo esigente con se stesso come lo ero io. In Inghilterra, al Leeds, con il Covid, dovendo vivere da solo, ho dovuto metabolizzare gli errori da solo. È diverso rispetto a farlo con la famiglia. Allora ho capito che vedermi come un fallimento non era la soluzione giusta per andare avanti. Sono arrivato alla conclusione che l’errore fa parte del percorso di ognuno di noi».

«Lo so che quando gioco può capitarmi un errore, magari anche brutto – aggiunge – però oggi la vivo con più normalità. Cerco ci capire cosa è successo, ci lavoro, poi dopo la vita va avanti e non posso fermarmi lì. È questo il mio consiglio ai portieri. Quando avevo 12 anni mi chiudevo in camera, non parlavo con nessuno e restavo lì per ore. Adesso durante la partita evito di pensarci, questo è importante, poi dopo la fine ci penso, però quando torno a casa capisco che esiste altro oltre l’errore. A volte lo affronto con un po’ di strafottenza. L’errore posso farlo solo io che sto giocando, non chi sta fuori. Bisogna dare il giusto peso alle critiche, adesso non mi toccano più. Quand’ero piccolo avevo molta paura che il mio errore potesse condizionare la mia stagione e la mia riconferma in squadra. Avevo paura che il Chievo mi chiamasse e dicesse: ‘Basta Eli, vai via, sei scarso’».

Al Leeds con Bielsa

«Bielsa è molto umano. Sì, è un fenomeno, un professore, un maestro, ma è una persona che dà molto più peso all’uomo che al calciatore. Prima di una partita con il Chelsea, e per noi era una partita importante essendo alla prima stagione in Premier, nel discorso pregara anziché parlare degli avversari ci ha parlato di un suo amico che lavorava in miniera. Disse che lui come noi vedeva poco la famiglia, che aveva avuto dei periodi bui perché la luce non si vedeva in fondo al tunnel, e che non ha mai mollato, proprio come avremmo dovuto fare noi. Questa cosa mi è rimasta dentro. Non ci pensi che un allenatore, prima di un Chelsea-Leeds si Premier alle 9 di sera si metta a parlare di un minatore».

«Una volta – ricorda ancora Elia Caprile nella sua intervista con Cronache – venni chiamato per fare un esercizio con la squadra. Non lo stavo facendo bene, c’era pioggia e vento e la squadra non si stava allenando benissimo. Il mister era infastidito. Mi ha mandato via in spagnolo, parlava solo spagnolo, chiedendo di chiamare qualcun altro al mio posto perché avevo sbagliato un paio di giocate con i piedi. Io ora ci ripenso e ci rido su. Dopo me lo ha detto che non ce l’aveva con me: ‘Guarda, io ero arrabbiato perché la squadra stava facendo schifo e ma la sono presa con te’».

«Vorrei sfidare Mourinho»

«Non mi spaventa il salto di categoria. Voglio affrontare giocatori e allenatori di un altro livello. Per esempio, mi piacerebbe sfidare Mourinho. Quando vedo la Roma giocare penso che mi piacerebbe giocare all’Olimpico contro Mourinho. Lui mi dà la sensazione di essere uno che genera tanta adrenalina: vorrei capire se riuscirei a tenergli testa. Magari un giorno sarebbe bello essere allenato da lui. Come Bielsa, immagino che nei discorsi pre-partita sia uno che ti carica a pallettoni. Ho letto il racconto di Materazzi delle semifinali di Champions contro il Barça. Mou dice alla squadra: ‘Esco prima io, i fischi me li prendo tutti io. Voi entrate in campo e portate a casa la partita’. Questa roba mi fa venire la pelle d’oca, la voglia di sfidarlo e un giorno essere allenato da lui».

Su Walid Cheddira

Dopo il ritorno dal Mondiale, Cheddira ha pagato la merenda allo stadio, ancora nessuna cena. Ci stiamo provando, ma è un po’ tirchio» scherza Caprile, che poi ne racconta un’altra: «Io sono uno che rosica spesso. Mi hanno fatto trovare un osso nel mio posto in spogliatoio e rimarrà lì fino alla fine del campionato».