Ashour, la nuova stella dell’Europa League che viene dall’Egitto

by Redazione Cronache
Emam Ashour

Il 31 gennaio scorso, il Midtjylland – finito secondo nel girone d’Europa League alle spalle della Lazio, che però ha battuto 5-1 in Danimarca a settembre – annunciava l’acquisto di un giovane attaccante egiziano dallo Zamalek, il 24enne Emam Ashour. Colpo a sorpresa: nessuno ne aveva parlato. Il problema è che Ashour vola in Danimarca ma non gli arrivano i permessi di soggiorno e lavoro. Se i tifosi danesi si spazientiscono, gli egiziani invadono i canali social del club (come è accaduto al Genoa col marocchino Jawad El Yamiq). Finalmente il permesso arriva martedì 14 febbraio. Due giorni dopo, il Mitdjylland gioca l’andata dei sedicesimi d’Europa League a Lisbona con lo Sporting Lisbona retrocesso dalla Champions. Emam Ashour entra al 67’ e dopo 10 minuti ha già segnato (finirà 1-1, pareggio di Coates al 94’). Ashour ha il numero 10, non parla danese o inglese, ma solo arabo, non comunica coi compagni. Lunedì ha compiuto 25 anni, poi in trasferta a Viborg la sera stessa ha debuttato dall’inizio e ha segnato al 5’. C’è un nuovo talento a Herning, e non è il primo: ecco tutti i tre egiziani nella storia del calcio danese, con le loro incredibili storie.

 

Emam Ashour

Il primo egiziano non in ordine cronologico è Emam Ashour. Ha 25 anni compiuti da poco, come detto, un nome lungo (Emam Ashour Metwally Abdelghany) ed è nato a El Senbellawein. La sua prima squadra è il Ghazl El Mahalla SC, nella città di El Mahalla El Kubra, che a metà anni ’70 vinse un campionato d’Egitto e perse in finale una Champions League africana. Nel 2018 Ashour va in prestito ad Alessandria d’Egitto, all’Haras El Houdoud, primo in classifica a febbraio 2012 prima della tragedia di Port Said coi 74 morti (per questo Salah, nel 2015 alla Fiorentina, scelse il numero 74) e la cancellazione del campionato. Ashour fa un solo anno ad Alessandria, segna 4 gol ma a fine stagione c’è la Coppa d’Africa U23 del 2019, che l’Egitto vince per la prima volta. In squadra Ashour, Mostafa Mohamed e Ramadan Sobhi che segna in finale alla Costa d’Avorio del genoano Kouamé. Finito il torneo, Ashour va allo Zamalek, a Il Cairo, un club dalla grande storia. In tre anni e mezzo vince 2 campionati, 2 Coppe e una supercoppa d’Egitto, una sospensione di 12 giorni per cori razzisti ai rivali dell’Al-Ahly e una squalifica di 10 partite per aver preso a calci un portiere avversario. Poi va al Midtjylland di cui è il quinto acquisto più costoso (2.8 milioni di euro), con contratto di quattro anni e mezzo, per sostituire il brasiliano Evander finito in MLS.

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Mohamed Zidan

Il secondo egiziano è Mohamed Zidan, che è l’intermediario della trattativa che ha portato Emam Ashour in Europa: «Il Midtjylland è un gran club, il principale rivale del Copenhagen. Gli ho detto di accettare, lo vedo molto bene lì». Siccome Ashour non parla altra lingua che l’arabo, Zidan gli faceva da interprete. Ma chi è Mohamed Zidan? Un ex attaccante nato a Port Said che nel 1999 si trasferisce in Danimarca. Un pomeriggio, gioca a calcio in un parco e gli scout di un club danese – l’AB di Galdsaxe – lo notano. Zidan fa bene, nel 2002 passa al Midtjylland dove segna 30 gol in 47 partite e quando viene inaugurato il nuovo stadio, MCH Arena di Herning, Mohamed Zidan segna 9 gol in tre partite casalinghe. Per questo i tifosi del Mitdjylland cambiano nome all’impianto, che da qui diventa Zidan Arena. Anche se lui non ha mai sfondato né in Germania (nel 2005 è passato al Werder, poi Mainz, Amburgo, Borussia Dortmund) né negli Emirati o a casa in Egitto. Peccato.

Alexander Jakobsen

Il terzo egiziano, Alexander Jakobsen, non ha propriamente un nome egiziano. È nato a Rødovre, in Danimarca, da padre egiziano, un ex calciatore, e madre danese. Dopo le giovanili tra Lyngby e Copenhagen e un paio d’anni in Olanda al PSV, ha giocato tra Svezia, Danimarca – pochi mesi a Viborg, è pure retrocesso – e Norvegia prima di Egitto e Georgia, dove gioca oggi (alla Dinamo Batuni, ex squadra di Kvaratskhelia). Non ha mai giocato al Midtjylland, ma in Danimarca a 13 anni era apparso in uno spot di Danske Bank: «Ero in tv ogni venti secondi». E per l’incredibile somiglianza con Ronaldinho. Fece provini con Liverpool e, forse Real Madrid e Barcellona. Non ha mai sfondato. E anche la somiglianza col brasiliano sembra essere svanita, un poco.