Eriksen si racconta: «Ecco perché ho scelto l’Inter». Su ruolo, Milan e Football Manager…

by Redazione Cronache
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Christian Eriksen racconta i suoi primi giorni con la maglia dell’Inter a La Gazzetta dello Sport. Ecco qualche passaggio saliente dell’intervista.

LA SCELTA DELL’INTER – «Perché nella vita prima o poi devi prendere una decisione, ragionando sulle diverse opzioni. Il Real Madrid alla fine non era niente di concreto. L’Inter invece è stata vera, si è mossa in maniera molto seria. E a quel punto mi sono immaginato di giocare qui: sono venuti da me, la decisione è stata quasi naturale».

MOURINHO – «Mi ha detto di affittare la sua casa… E poi mi ha augurato il meglio. Conosceva i miei desideri, per questo ha costruito la squadra senza di me. Giusto così, io ero stato chiaro da subito».

CONTE – «È stato subito molto diretto con me, mi ha detto come mi vede e quello che vuole da me in campo, con il pallone e senza. È tutto molto più organizzato. E sì, i suoi allenamenti sono duri, ma sono pronto».

IL RUOLO – «Dove posso avere il pallone. Non mi importa dove, con Pochettino l’ho fatto anche in fascia destra. Ma devo stare dentro il campo, devo poter prendere la palla e creare qualcosa, andare lì davanti. Nel centrocampo di Conte si gioca a tre in mezzo ed è un po’ diverso, ma l’importante è avere la possibilità di inventare».

IL DERBY – «In passato ho visto qualcosa in tv, ma ora giocherò e sarà molto diverso. Rispetto a Londra mi aspetto un’atmosfera diversa: qui c’è tutto lo stadio che canta, ci sarà tanto rumore, sarà bellissimo».

IL PROVINO CON IL MILAN – «Volai da Odense a Milanello, per due giorni. Provai con la Primavera. Tornando, dentro di me pensavo “vado o non vado?”, l’Italia mi pareva troppo lontana da casa, ero legato alla famiglia. Ma poi non è mai arrivata una risposta a me, se la sono vista i due club».

PASSIONI – «Ero un malato di Football Manager. Allenavo sempre la Roma, mi piaceva Totti. Poi quando sono cresciuto mi sono concentrato solo su me stesso, su come diventare grande senza guardare gli altri. Ho letto anche tanto su Michael Laudrup, quando giocava lui ero troppo piccolo… ma è stato il giocatore danese più importante di sempre».