ESCLUSIVA – Diamanti a tutto gas: «Messi, Tonali e Chiesa: ecco come la penso»

by Redazione Cronache

di Giacomo A. Galassi

Ne avrebbe di cose da raccontare Alessandro Diamanti, eroe giramondo che sta facendo tappa in Australia dopo una vita vissuta da protagonista ovunque sia andato. Per nostra fortuna, Alino ha deciso di condividere qualche suo pensiero con Cronache di Spogliatoio. Messi, Tonali, Chiesa e chi ne ha più ne metta: questo è ciò che è venuto fuori dalla chiacchierata con l’attaccante mancino del Western United, a Melbourne.

Un bilancio sulla prima stagione in Australia

Pronti via, alla prima stagione è subito protagonista nella A-League: «Qua va tutto bene, c’è una qualità della vita molto alta ed è stata una bella stagione. L’unico problema è questo virus, che ci costringe al lockdown e a tenere chiuse parecchie attività. Abbiamo perso in semifinale contro il Melbourne una partita dominata, ma siamo comunque soddisfatti. Vincere il premio di miglior giocatore della stagione poi per me è stata una grande soddisfazione. Sapere che a 37 anni puoi ancora ‘dare le paghe’ alla gente mi rende felice. Il calcio australiano è di livello, c’è molta corsa e molta disciplina. A livello tecnico e tattico concedono qualcosa, ma qua ogni domenica devi andare a giocartela. Se non sei pronto mentalmente e fisicamente non ce la fai».
E il futuro? «Ho firmato due anni di contratto. È normale che l’Italia mi manchi, è il mio paese. Qua però si sta bene: non la scopro certo io l’Australia – dice Diamanti – ma le persone, i posti e i tramonti sono incredibili. Riscopri la natura, visto che ti senti proprio suo ospite: dove abito io, per esempio, pur essendo ad un chilometro dal centro senti cantare cento, duecento specie di uccelli. In più è come piace a me: ‘Vivi e lascia vivere’. In Italia è più ‘Non vivere e non lasciare vivere’… La carriera da allenatore? Ho firmato per altri due anni e per ora penso a giocare a pallone. Ai problemi ci si penserà tra qualche anno (ride, ndr) ».

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«Nessun rimpianto, tranne il West Ham»

«Non ho rimpianti perché io sono della vecchia scuola: sia i momenti belli che quelli brutti sono stati tutti importanti. L’unica cosa che avrei fatto diversamente magari è rimanere al West Ham e non andare a Brescia. Lo feci per giocare in Nazionale, ma forse ce l’avrei fatta lo stesso. E a Londra stavo facendo un’annata incredibile, chissà come sarebbe andata». Esiste un nuovo Diamanti nel calcio di oggi? «Sinceramente no. Perché io mi sento vecchio stampo e non ce ne sono più come me. Ora c’è una nuova generazione, com’è normale che sia. I valori sono altri».

Il futuro di Messi tiene col fiato sospeso il mondo del calcio

«Io penso che se si è arrivati ad una situazione del genere deve essere successo qualcosa che noi non sapremo mai. Mi sembra palese. Altrimenti il club lo lascerebbe andare via senza problemi dopo tutto quello che ha fatto, così come penso che sarebbe rimasto se non fosse successo nulla». Messi in Italia sarebbe sempre Messi o cambierebbe qualcosa? «Sarò sincero: non so cosa farebbe in Serie A. Io sono un Ronaldiano, perché si è messo più in gioco rispetto a Messi, che resta comunque uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Però sarei molto, molto curioso di vederlo in Italia con i difensori italiani».

Decisamente illustre è il nuovo percorso intrapreso da Pirlo

«È sempre stato un giocatore con un’intelligenza sopra la media. E penso che quest’intelligenza calcistica la possa mettere anche da allenatore. Qualunque cosa faccia comunque la farà bene perché ha una visione superiore. Poi è chiaro che alla Juventus è dura, perché devi vincere tutte le partite. Ma come per lui sarebbe difficile per chiunque. Poi se mi chiedi: la scelta della Juventus è stata azzardata? No, è stata una grande scelta. Mi è piaciuta».

Tonali al Milan come lo vede?

«Il calcio è cambiato. Un tempo per andare in un grande club dovevi fare quattro o cinque stagioni al top, ora è più semplice arrivare in certe squadre. Comunque sicuramente se la caverà, il calcio italiano è diverso. Basta guardare la Nazionale: prima non contava l’età ma solo l’esperienza e le prestazioni. Ora c’è chi è stato convocato senza neanche esordire in Serie A. Non dico sia sbagliato, solo che è diverso».

«La Fiorentina mi piace. E Chiesa resti per diventare il giocatore simbolo»

«Rocco Commisso, Joe Barone e tutta la nuova società mi piacciono molto. Sono arrivati a Firenze con entusiasmo e lo spirito giusto: costruire una famiglia. Non è facile, ma Commisso è un personaggio che fa bene al calcio italiano. Spero solo che la burocrazia lo lasci lavorare, perché dove lo trovi un altro che vuole investire così?».
A tenere banco è come sempre il futuro di Federico Chiesa. «Per lui secondo me non è un problema di andare all’Europeo o di Juventus. È un giocatore importante e nel calcio moderno diventare una bandiera o il giocatore simbolo di una città come Firenze alla lunga darebbe molte più soddisfazioni che giocare in club più importanti. Anche perché chissà che la Fiorentina non possa diventare lei stessa un top club. E poi? Boh…».

Una frase che racchiude alla perfezione il pensiero diamantiano, perché nella vita, come direbbe Pasolini, «va preso sul serio solo il fatto di non prendere niente sul serio». È lo stimolo a fare del calcio una filosofia di vita, di come si affrontano i problemi che si pongono davanti alle nostre strade.

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