Come funziona La Fábrica, il settore giovanile del Real Madrid

by Lorenzo Lombardi

Ennesima grande stagione per il Real Madrid, un po’ deludente ne LaLiga ma con semifinale di Champions League in tasca e una finale di Copa Del Rey, raggiunta grazie alla “galattica” prova di forza offerta contro il Barcellona al Camp Nou (0-4). Dal 2012 ad oggi i Blancos sono riusciti a vincere più di 23 trofei, nazionali e internazionali e non sembrano volersi fermare.

Analizzando lo stesso arco temporale, però, si può notare l’unico neo di una società pressoché ‘perfetta’: negli ultimi 10 anni solo 5 giocatori (Nacho, L. Vázquez, Mariano, Morata, Carvajal) sono riusciti a compiere l’intero percorso nel settore giovanile fino ad affermarsi in prima squadra.

Nonostante questo, però, il settore giovanile del Madrid, comunque uno dei migliori al mondo, ha contribuito a formare più di 80 calciatori, oggi sparsi per l’Europa nei principali campionati professionistici. Ragazzi che, dopo aver passato la propria infanzia crescendo con gli standard di qualità elevatissimi richiesti dai Blancos, vengono venduti altrove rimpolpando le casse della società e cercando la propria affermazione personale in ambienti diversi. Anche grazie a queste plusvalenze, che nell’ultimo decennio hanno portato più di 300 milioni di euro, Florentino Pérez ha potuto sostenere campagne acquisti faraoniche e importanti investimenti per le infrastrutture del club.

Come il 30 settembre 2005 quando, il leggendario Alfredo Di Stéfano e un giovanissimo Dani Carvajal, hanno inaugurato quella che oggi è conosciuta come Ciudad Real Madrid, uno dei centri sportivi migliori al mondo che ospita al suo interno ‘La Fábrica’, fucina di talenti per l’Europa intera.

I valori della Fábrica

Situata a Valdebebas, sviluppo urbano della periferia nord-est di Madrid, è la casa di più di 280 giovani talenti che, giorno per giorno, inseguono il proprio sogno. Ospita 13 squadre giovanili, dai bambini di cinque anni fino alla squadra delle riserve della prima squadra, il Castilla.

I nuovi arrivati vengono accolti da una frase significativa:

«Non sei più figlio dei tuoi genitori, ora sei un calciatore del Real Madrid».

Uno spietato benvenuto nel calcio d’elite.

L’architettura del centro, riflessa nella continuità degli impianti, rappresenta chiaramente gli step attraverso i quali un giocatore deve progredire per raggiungere il Santiago Bernabeu. L’edificio principale ha la forma di una T: la zona verticale è dedicata al settore giovanile; il lato orizzontale ospita la prima squadra. Gli ambienti sono separati in base ai colori dello stemma del Real: il giallo è abbinato alle strutture dei più giovani fino ai sedici anni. Il blu “appartiene” al Castilla, anticamera della prima squadra. Infine il bianco, simbolo per eccellenza del Madrid, è riservato agli edifici dei “grandi”.

La prima porta che si apre, entrando nel centro sportivo, è quella dello spogliatoio dei più giovani del club. Questo è solo il primo passo di un lungo percorso che può portare i giovanissimi calciatori a condividere campo e spogliatoio con i propri idoli.

La permanenza media dei giovani che entrano a Valdebebas è di 3 anni, numero che fa capire quali standard di eccellenza vadano mantenuti per indossare la ‘camiseta blanca’. Guadagnarsi ogni anno la conferma significa avvicinarsi, fisicamente e mentalmente, ai luoghi frequentati dai campioni del Madrid. Entrare a far parte di questo mondo, di una realtà di questo livello, può rappresentare un punto di non ritorno per le persone che difficilmente in futuro potranno dimenticare ciò che il Real Madrid insegna.

Come testimoniato da César Navas, ex giocatore del Madrid che ha attraversato tutte le categorie fino a raggiungere la prima squadra, in un’intervista per MARCA: «Il Real Madrid ti dà una serie di valori che segneranno la tua vita. Ogni angolo del centro sportivo trasmette la grandezza del Real Madrid».

Strutture e metodi d’allenamento

Grazie a un iniziale investimento di oltre 100 milioni di euro e un costo di mantenimento che si aggira intorno ai 20 milioni annui, a disposizione dei calciatori ci sono strutture impressionanti: 8 campi delle stesse dimensioni del prato Bernabeu e con la stessa erba naturale, importata dall’Olanda e altri 4 in erba sintetica di ultima generazione. Un sistema ‘metereologico’ per regolare l’irrigazione dei campi e garantire loro una temperatura costante, anche nei periodi più freddi. Un’area di idroterapia che comprende quattro piscine, una sauna e un bagno turco. Un’immensa palestra, dotata dei più tecnologici macchinari, permette ai giovani di recuperare e incrementare il proprio status fisico. La sala pesi ha abbastanza attrezzature per far allenare contemporaneamente tre squadre giovanili.

La periodizzazione, progettazione della giusta strategia di allenamento per gli atleti, risulta fondamentale per esprimere il massimo potenziale al momento giusto ed è molto importante per il movimento giovanile spagnolo. L’attenzione maniacale ai minimi dettagli, come la siesta pomeridiana che può durare massimo 40 minuti e i pasti del giorno di riposo che vengono preparati in orari precisi, è considerata fondamentale. Il lavoro di recupero mattutino per chi ha giocato il giorno prima è un’abitudine radicata anche nei giovani, che sviluppano fin da piccoli una grande cultura del lavoro.

La filosofia del Real Madrid è comune e viene promossa, anche sul sito ufficiale del club, dalla prima squadra fino ai giovanissimi calciatori dell’accademia: «L’eccellenza è un segno distintivo del Real Madrid ed è stata una parte fondamentale del nostro club sin dalla sua fondazione nel 1902. Ciò richiede sempre i più alti standard di qualità in tutte le sfide che affrontiamo. Il modo in cui, noi madridisti,  ci poniamo nei confronti della vita determina il successo che siamo in grado di raggiungere in termini di obiettivi. Promuoviamo la nostra mentalità attraverso la determinazione, lo sforzo, il sacrificio, l’impegno, la perseveranza e l’auto-miglioramento».

Tatticamente i coach lavorano preparando sessioni sempre competitive, con focus su tecnica di base e posizionamento dei calciatori basato sulle varie situazioni di campo. Con i manager della prima squadra che vanno e vengono, gli allenatori delle giovanili si concentrano maggiormente sullo sviluppo degli individui piuttosto che sul creare un certo profilo che si adatti allo stile di gioco dei grandi. L’adattamento è una parte enorme della vita e devono assicurarsi che questi ragazzi possano pensare e reagire anche se tutto dovesse cambiare in un batter d’occhio, come spesso accade nel calcio.  In allenamento vengono create situazioni, per esempio simulando che una squadra sia sotto con pochi minuti rimasti da giocare, per incrementare la capacità gestionale e di lettura dei giovani. Tutte le sedute d’allenamento vengono registrate e attraverso i dati tracciati ogni giocatore ha a disposizione schede personali che farebbero invidia a un giocatore di NBA, per la mole di informazioni contenute.

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I trofei grazie al lavoro nella Fábrica

I successi delle compagini giovanili testimoniano che il lavoro di staff e giocatori, insieme alla visione del club funziona. La Juvenil-A (under-19), oggi allenata da Arbeloa, ha vinto 10 degli ultimi 20 campionati nazionali disputati e nel 2019/2020 ha vinto anche la UEFA Youth League. Il Real Madrid Castilla è attualmente primo in Primera Federaciòn, terza serie spagnola, e in passato ha “preparato” giocatori del calibro di Casemiro e Vinicius Jr al grande salto. Il Real è ormai noto per il grande lavoro di scouting, svolto a livello internazionale, che gli permette di scovare e acquistare giocatori giovanissimi. Negli ultimi dieci anni ha rilevato giocatori con un’età media bassissima, 22.87 anni, assicurandosi alcuni tra i migliori calciatori del futuro.

Ultimo in ordine cronologico il giovanissimo Endrick, attaccante brasiliano classe 2006, che potrà vestire la maglia bianca al compimento della maggiore età (luglio 2024). Si parla di un affare complessivo di circa 70 milioni di euro, cifra record per un calciatore under-18.

Il tempo e il campo ci riveleranno se questa è stata una mossa azzeccata ma nel frattempo per far capire il credo della dirigenza madridista basta ricordare una frase di Florentino Pérez: «Se un ragazzo cresciuto nel nostro club raggiunge la prima squadra siamo contenti, ma non tutti sono adatti».

I pezzi pregiati

La storia della Fábrica e della sua produzione di talenti risale al 1950. Dalla sua fondazione questa ‘istituzione’ ha regalato alle ‘merengues’ e a molte squadre europee talenti generazionali. I più importanti e famosi sono coloro che hanno scritto pagine di storia madridista, come Iker Casillas, Raúl González, Guti e Granero. Per riprendere le parole del presidente, numerosi sono gli esempi di calciatori scartati dai Blancos che hanno poi fatto le fortune di squadre in giro per l’Europa. Partendo da Hakimi, passando per Theo Hernández, Marcos Llorente, Juan Mata e Dani Parejo sono alcuni esempi di chi non è riuscito a farsi strada a Madrid ma si è affermato altrove. Joselu e De Tomás, nella scorsa edizione della Liga, sono stati due dei capocannonieri del torneo con 14 e 17 gol, preceduti solo da Benzema e Vinicius. Entrambi spagnoli, entrambi cresciuti a Valdebebas, hanno poi trovato gloria altrove.

In questa stagione anche l’esperto Carlo Ancelotti ha deciso di affidarsi a qualche giovane canterano. Uno di questi in particolare è stato protagonista assoluto, capace di realizzare un gol e un assist in appena due apparizioni. Álvaro Rodríguez forse non era il salvatore che il Real Madrid si aspettava nel giorno del derby, ma quando ha trovato il gol del pareggio, con uno splendido colpo di testa all’85 minuto, è diventato un eroe tra i fedeli del Santiago Bernabeu.

Tuttavia, il suo gol e le sue potenzialità non sono una sorpresa per coloro che hanno monitorato i suoi progressi negli ultimi anni. Rodriguez è diventato silenziosamente merce rara sistema accademico di Madrid, trasformandosi da ala in numero 9 dominante in meno di tre anni. Non a caso sulla panchina del Castilla siede uno dei più forti attaccanti del passato: Raúl González Blanco, dopo aver impressionato il club nella sua stagione di debutto alla guida della squadra B, si è guadagnato la promozione alla seconda squadra del Real, dimostrando che la Fabrica è in grado di formare anche allenatori di altissimo livello. Zinedine Zidane è stato responsabile del Real Madrid Castilla per due stagioni prima di guidare la prima squadra a tre successi in Champions League. Xabi Alonso dopo essersi “allenato” con la Juvenil-B, oggi guida un Bayer Leverkusen forte e coraggioso che si sta giocando la semifinale di Europa League.  Altri nomi importanti, come Lopetegui e Rafael Benítez, hanno mosso i primi passi sui campi della Ciudad Real Madrid.

Questi esempi sono una dimostrazione che tutti coloro che lasciano Valdebebas sono pronti a esibirsi ai massimi livelli. Dai calciatori, agli allenatori, fino ai dirigenti chiunque abbia vissuto parte della sua vita con quello stemma cucito sul petto rappresenta un sinonimo di eccellenza e sarà in grado di farsi spazio in qualsiasi club.