a cura di Lorenzo Cascini

La Feralpisalò è nata nel 2009 ed è arrivata per la prima volta in Serie B

Siamo andati a Salò per scoprire il progetto della neopromossa Feralpisalò, una delle squadre più giovani del calcio italiano per nascita,.

Appena varchi il cancello dello stadio della Feralpisalò sono varie le cose che catturano l’attenzione. La prima è che se calci troppo forte e storto il pallone rischia di rompere le finestre dei palazzi che si affacciano sul campo. Da quei balconi la visibilità è la stessa che si ha dalla tribuna. Bel paradosso. Spesso i tifosi bucano le reti verdi che circondano il campo per crearsi una visuale e vedere la partita.

 

Un’altra cosa particolare – che poi circoscrive i contorni dell’impresa rendendo l’idea della realtà in cui ci si trova – è lo spogliatoio della prima squadra: in una stanza ci sono i giocatori, nell’altra gli alpini di Salò. Basta questo per comprendere il mondo della Feralpi e dare valore alla promozione raggiunta. La prima della storia in Serie B.

 

 

Salò è il secondo comune più piccolo della storia a raggiungere la B. Diecimila abitanti, meno di loro solo il Castel Di Sangro, promosso nel 1996, che ne aveva poco più della metà. Ma è solo uno dei tanti record battuti quest’anno dalla Feralpi. Miglior difesa d’Europa in trasferta e secondo portiere meno battuto: prima di Pizzignacco solo Ter Stegen del Barcellona.

 

Un altro che fattore che ne descrive la dimensione è lo stadio. Il Turina ha poco più di duemila posti, ha la tribuna solo da un lato, una pista d’atletica e per essere idoneo alla Serie B dovrà avere almeno 1000 in più. E poi dimostrare di aver iniziato un progetto per ampliarlo ancora.

 

Vanno allargate la tribuna e il settore ospiti. Sennò l’alternativa sarà andare a giocare al Rigamonti di Brescia. Ma è una soluzione da evitare, per la valorizzazione della città di Salò, dal turismo ai ristoranti. 

 

 

Il campo base del successo della Feralpisalo è Spiazzo, piccolo comune del Trentino, dove Stefano Vecchi in ritiro ha avuto modo di plasmare, unire e costruire le fondamenta. Ripartire da lui è stato fondamentale. È stata la prima scelta forte del ds Ferretti, dando continuità al progetto. ‘La promozione è un obiettivo, non un’ossessione’, si ripetevano i ragazzi in spogliatoio. Poi piano piano hanno tutti iniziato a prendere contatto con la realtà e con l’idea di essere promossi. Senza disunirsi nei momenti difficili. Vecchi è un allenatore di ghiaccio, uno che parla poco e si emoziona difficilmente. Che quando perde non guarda in faccia nessuno, ribalta lo spogliatoio e addirittura fa volare i tavoli per richiamare l’attenzione.

 

Un altro segreto sono i giovani. L’età media è di 26 anni, tra l’altro la stessa della direttore sportivo Ferretti, ed è una delle più basse dell’intera Serie C. Il portiere Pizzignacco è del 2001 e 3/4 della difesa hanno dai ventidue anni in giù. Con alcuni uomini d’esperienza a guidare il gruppo, a fare da chioccia. Dal capitano Elia Legati a Siligardi e Sau. 

 

Per chiudere poi c’è una storia che collega la Feralpisalo, il Palermo e la strage di Capaci. Lo scorso anno la squadra di Vecchi arriva ai playoff – allora massimo risultato della storia prima della promozione – e sfida il Palermo di Baldini. Si presentano allo stadio con una maglia per ricordare i trent’anni dalla strage di Capaci, con sopra i volti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. I tifosi della Feralpi presenti quel giorno erano sei e il Barbera, al momento dell’ingresso in campo, gli riservò applausi e cori. Uno striscione lo raccontava meglio di ogni altra cosa. «Orgogliosi di voi». E Capaci di tutto. Anche di vincere, battere record e raggiungere traguardi storici.