Nessuno sa rinascere meglio del Feyenoord

by Lorenzo Cascini
Feyenoord

L’iter da quelle parti è noto. Si raggiunge un bel risultato, i migliori vanno via e bisogna attrezzarsi per ripartire. Ce lo insegna la loro storia e la parola d’ordine è ricostruzione. Un esempio chiave è il 2002. Il Feyenoord vince la Coppa UEFA in finale contro il Borussia Dortmund e subito dopo si trova costretto a ripartire senza mezza squadra. In estate infatti vanno via tutti. Jon Dahl Tomasson va al Milan, Paul Bosvelt al Manchester City, Bonaventure Kalou all’Auxerre e Robin van Persie all’Arsenal. Rivoluzione obbligata. Lo scorso anno, dopo la finale di Conference persa a Tirana con la Roma, la situazione è stata pressoché la stessa. Sono partiti otto titolari, per un totale di settanta milioni incassati: Luis Sinisterra al Leeds, Marcos Senesi al Bournemouth, Tyrell Malacia allo United, Cyriel Dessers alla Cremonese (passando per il Genk). La soluzione? Rimboccarsi le maniche, fare gli acquisti giusti e ricominciare a correre.

A Rotterdam lo sanno fare bene. Ad aprile arriverà la Roma di Mourinho, per la gara d’andata dei quarti di finale di Europa League. Sarà anche il remake della partita di Tirana, decisa da un guizzo di Zaniolo. Neanche lui stavolta ci sarà, ma non sarà il solo. Gli unici che nelle fila del Feyenoord ci saranno ancora sono Geertruida, Kökçü e il portiere Bijlow che non gioca da febbraio causa frattura del polso. Dovrebbe rientrare in tempo per i giallorossi.

Il mantra del Feyenoord, valorizzare per ripartire

Va fatta però una precisazione, fondamentale per fotografare la filosofia del club e la continuità di risultati che sta ottenendo: i biancorossi sono primi in Eredivisie e non perdono da settembre. Da lì in poi 13 vittorie e sette pareggi tra campionato e coppa d’Olanda. I segreti sono due. Il primo è Arne Slot – allenatore con la fama, per l’appunto, di valorizzatore – che ha saputo dare un’identità precisa alla squadra ed è riuscito a coniugare risultati sportivi e quelli economici. Con un grazie speciale all’intensità dei suoi ragazzi e al lavoro di tutto lo staff. Vanno via i migliori? Pazienza, si scopre, si valorizza e si riparte. E qui entra in gioco il secondo segreto, ovvero la forza del club che ha trovato i giocatori giusti, spendendo meno della metà di quanto ha incassato, permettendo alla squadra di essere ancora competitiva. Finora i numeri gli stanno dando ragione.

Da Kökçü a Danilo, due dei tanti capolavori di Arne Slot

Il merito del rendimento di tanti giocatori va dato proprio a Slot. Scoperte prese a zero e fatte diventare pepite d’oro. Per informazioni chiedere a Danilo, attaccante brasiliano snobbato dall’Ajax che a Rotterdam ha trovato la sua isola felice. Dieci gol tra campionato e coppe, nonostante la concorrenza di Santiago Gimenez. Oggi il brasiliano è il capocannoniere della squadra in Eredivisie, con una media di un gol ogni 148 minuti.

«Slot è uno che ti prende a cuore, ti sta addosso e ti fa migliorare. Ci tiene», ha raccontato il centravanti in un’intervista. Riferimento e guida per la sua crescita. Un altro che può confermarlo è Orkun Kökçü, uno a cui è sempre mancato un tassello per completare il puzzle. Era un trequartista acerbo, spesso indolente. Arrivava in ritardo, correva poco e odiava le regole. Slot l’ha trasformato. Lo scorso anno si è presentato in ritardo in ritiro, il tecnico l’ha sgridato e gli ha tolto la 10. Punizione. Orkun se l’è ripresa in questa stagione, con le spalle più larghe e la consapevolezza di essersela meritata. È il giocatore con il maggior numero di passaggi riusciti in Eredivisie nella trequarti avversaria, nonché miglior uomo assist della squadra. Ma ci sono solo loro, di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe, come l’esterno marocchino Idrissi o il polacco Szymanski. Vedere per credere.

Adesso a Rotterdam si può sognare. Ricostruendo, senza paura di vendere, fare cassa e ripartire. Slot sa come si fa, il Feyenoord anche. La filosofia è chiara e i risultati parlano per loro. La Roma è avvisata.