Francesco Flachi torna a giocare a Genova

by Redazione Cronache
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«Questo giorno cancella dodici anni di squalifica. È la mia rinascita». Lo scorso 13 febbraio Francesco Flachi non lo dimenticherà mai, anzi, è probabile che nel suo personale calendario, dopo un periodo terribile, sia diventato un giorno di festa. Quello in cui scaduta la squalifica di 12 anni, perché positivo (da recidivo) a un controllo antidoping (cocaina) nel dicembre 2009, è tornato in campo ormai 46enne.

In tutto questo tempo, anche se non poteva nemmeno entrare in uno stadio, neanche per accompagnare il figlio, e ha dovuto seguire da una recensione esterna la promozione della squadra che allenava (in veste ufficiosa), anche se per la Figc era un invisibile, non ha mai smesso di sentirsi un calciatore e la scorsa estate aveva trovato l’accoglienza del Signa nella sua Firenze), in Eccellenza toscana, dell’amico e presidente Andrea Ballerini. Quel 13 febbraio – dopo che lo stop dovuto al Covid aveva rinviato il suo ritorno di quasi un mese – ha giocato la prima mezzora contro il Prato, con tanto di maglia viola come la sua Fiorentina, ma alla fine le cose non sono andate così bene. Almeno non come sperava.

Allora la prossima stagione, a 47 anni, ripartirà dalla Praese. Una squadra dilettanti di Genova, l’altra città dov’è amato e dove ha lasciato un segno indelebile con alcuni dei suoi gol più belli, 110 in 279 partite che lo hanno reso il terzo bomber blucerchiato di sempre dietro a Mancini e Vialli.

Francesco Flachi ritorna a Genova, alla Praese

La Praese gioca in Promozione ligure e, come ha raccontato Flachi al Secolo XIX, «il direttore sportivo Umberto Barletta e il presidente dell’Academy Claudio Sciotto mi hanno contattato tramite la mia compagna Carolina. C’è voluto poco per convincermi ad accettare. Mi è piaciuto lo sguardo con cui mi hanno voluto. Non potevo dire di no. Sono molto felice di quest’opportunità». Anche perché avrà la possibilità di allenare, occupandosi del settore giovanile, e questo è fondamentale nell’idea che ha del suo futuro. Nell’intervista ha anche spiegato le ragioni della rottura col Signa, dov’era stato accolto benissimo. Finché qualcosa non si è rotto: «A 47 anni mi è rimasta ancora tanta voglia di giocare. L’anno scorso purtroppo a Signa ho giocato poche partite. Ho incontrato un allenatore che era uno “scienziato”, molto presuntuoso. Ha cercato il modo di arrivare alla rottura, ma io l’avevo già capito e mi sono defilato prima».