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Michael Folorunsho

Simone Inzaghi oggi mi ha fatto esordire in Primavera. Sono entrato in campo… non nel migliore dei modi. Il mister ci teneva particolarmente a lanciarmi. A fine partita mi ha ripreso davanti a tutti: nello spogliatoio la sua sgridata è subito diventata un meme, perché ha iniziato ad apostrofarmi in modo divertente e tutta la squadra è scoppiata a ridere. Da un diverbio, ne è nato un modo per confrontarsi: sono sicuro che non mi toglierà più dal campo.

Sono nato a Roma, da famiglia laziale. E stasera ho realizzato parte di un sogno: mister Inzaghi è andato in Prima Squadra e mi ha convocato per la Coppa Italia, a San Siro contro l’Inter. La mia prima panchina tra i professionisti, con la mia squadra del cuore. Era il sogno di una vita. A scuola sono da sempre il più competitivo quando si parla di calcio. A Roma in una classe, su 10 bambini… 8 tifano Roma! E io in qualche modo devo difendere la Lazio.

Sono i miei primi giorni alla Virtus Francavilla. Quando esci dalla Primavera, ti rendi conto di aver vissuto sulle nuvole. Credi che sia tutto bello là fuori, che sei bravo quanto i ragazzi che sono già in Prima Squadra. Pensi di essere arrivato, ma non è vero niente. Ognuno ha il proprio percorso, e io non ero pronto al salto. Per questo la Lazio ha deciso di non tenermi. 

 

Ho trovato un mondo completamente diverso in Serie C! La cosa più difficile? Vivere uno spogliatoio con persone più grandi di te, cambiano l’approccio e il modo di relazionarti. È l’impatto che ho subito di più. Adesso devo imparare a gestire le emozioni: chi ci aveva mai giocato dentro uno stadio, con le pressioni dei tifosi e le ambizioni stringenti di una società…

A Francavilla sono tra i più vivaci dello spogliatoio. Umanamente la società mi ha sempre coccolato, perché ero acerbo e innocuo, e quando sbaglio non lo faccio con cattiveria. Insomma, fino a poco fa ero solo un bambinone. Anche mister D’Agostino mi ha sempre dato un’opportunità. Ma a dicembre mi hanno messo ai margini della rosa dopo una bravata: tutti piccoli errori, ma era giunto il momento di sbatterci la testa e farmi capire che non devo commetterli. E mi sono detto: «Un anno fa eri in panchina con la Lazio a San Siro, ora sei ai margini e ti alleni con la Berretti alle sette di sera, da solo. Che vuoi fare, la Serie C per sempre?».

Ho trovato la mia esultanza. Il mio migliore amico tempo fa mi ha fatto notare che non ne avevo una. L’abbiamo inventata, racchiude tutte le persone più intime della mia vita.

Finalmente sono sereno. Dopo Francavilla, mi ha comprato il Napoli e sono andato in prestito al Bari. Ero felicissimo: Bari ti sa formare come calciatore e come uomo, una piazza importante. Volevo fare bene, ma sono stato una delusione. Dopo due anni in C, mi sentivo pronto. Ho giocato poco e male, non ero in condizione e non ero al 100%. Sono ripartito dalla Reggina e lì sì che sono maturato davvero. Ora va alla grande.

Lo spogliatoio è diventato invivibile, una roba da pazzi. Compagni di 40 anni che dicono «è il gruppo più bello della mia carriera». Fantastico. Da tre mesi è impossibile fare un errore che diventi vittima di uno scherzo ahahah! Io sono il più matto, ieri il mister ha detto a un compagno che in allenamento al posto degli scarpini sembrava avere delle ciabatte. Così glieli ho messi in un secchio d’acqua e poi nel congelatore. Oggi è arrivato al campo e ha trovato gli scarpini in un cubo di ghiaccio, ha dovuto buttare via tutto!!!

Non credo di avere la forza di scrivere qualcosa oggi. Vedo quel palo ancora dritto negli occhi. Potevo portare il Bari in Serie A.

Livello altissimo. Non è il primo ritiro che faccio con il Napoli, ma ogni anno a colpirmi è la mentalità: hanno appena vinto lo Scudetto e qui nessuno si è adagiato. Osservo Osimhen e Di Lorenzo… inconsciamente potrebbero essere sazi, e invece ripartono per ripetersi. Le doti tecniche non si discutono, ma è nella testa la vera chiave.

Ho firmato con il Verona, finalmente in Serie A! Qui ritroverò Baroni come allenatore, quando siamo stati insieme alla Reggina mi ha cambiato la carriera. Mi ha completamente aperto la mente: prima di incontrarlo, nella mia testa ero una mezzala e potevo fare soltanto quello; quando qualcuno mi cambiava posizione, pensavo «ma che sta facendo? Io sono una mezzala!». Mi ha fatto capire che posso fare tanti ruoli diversi e farli tutti bene. Uno slancio per prendere fiducia, che avevo perso l’anno precedente. Adesso ritrova un ragazzo che ha la stessa fame di quando mi ha scoperto: mi ha stravolto, io sono un gran lavoratore e voglio dargli qualcosa in cambio.

 

Non cambierei il mio percorso con niente. Tanti mi dicono che sarei potuto arrivare prima in Serie A: ci sono arrivato adesso, da giocatore maturo.

Se oggi ho esordito in Serie A, lo devo a mia madre. Ce l’ha messa tutta. A scuola ero una frana e non riuscivo a dare il mio meglio, perché ero concentrato sul calcio: l’unico posto in cui i miei ritardi si possono contare sulle dita di una mano. Ogni volta che mi ha messo in punizione, non mi ha mai tolto la possibilità di giocare perché vedeva quanto impegno e diligenza ci mettessi, e soprattutto quanta voglia avessi. Ha fatto sacrifici, prendendomi prima da scuola per portarmi al campo. 

Oggi è stata la mia prima volta in A. Mi aveva inviato un messaggio prima della partita: «Sono fiera di te». Mia sorella mi ha chiamato dopo la gara per raccontarmi: «Non dirgli che te l’ho detto, ma la mamma si è messa a piangere dall’emozione quando l’arbitro ha fischiato l’inizio. Ha visto i sacrifici di un figlio che aveva un unico sogno, giocare in Serie A».

La Serie A mi gasa perché è un duello continuo. Giochi con l’ambizione di vincere tutti i duelli contro gli avversari e dimostrare di essere il più forte. Bellissimo, perché entri in campo e hai davanti i calciatori che vogliono fare altrettanto, vincere la sfida con te. Uno stimolo continuo. Prima di tutto voglio salvarmi. A livello personale, farmi trovare pronto: avere la fame negli occhi come al primo anno in Serie A, a ogni allenamento dare la vita. Fare questo, nient’altro. L’impatto è stato top: i tifosi mi chiedono già le foto in giro per la città, mi hanno fatto sentire l’affetto.

Stasera ho fatto la mia prima asta… da giocatore di Serie A, dentro al listone. I miei amici mi hanno rilanciato fino a 8. Li ho guardati: «Ma siete pazzi? Secondo voi mi rilancio a 9? Mica li valgo!». Ho già capito quest’anno… in direct prima mi scrivevano soltanto i tifosi del Bari, da quando ho firmato con il Verona mezzo mondo mi chiede i bonus!!