Fontanarosa, il talento dell’Inter: «Al Mondiale U20 emozioni uniche, Bastoni il mio riferimento»

by Cosimo Bartoloni
fontanarosa intervista

Chi vuole sapere qualcosa di più su Alessandro Fontanarosa, giovane difensore classe 2003 della Nazionale Under 20 e di proprietà dell’Inter, deve sapere l’inglese, l’unica lingua in cui gli è stata dedicata una pagina su Wikipedia (per ora!): «Non lo sapevo, me lo fai scoprire tu», ci dice quando inizia la nostra chiacchierata. In realtà il motivo è semplice: un calciatore per avere una pagina Wikipedia in italiano deve avere un tot di presenze ufficiali tra i professionisti. Alessandro per ora è quattro, le prime quattro giornate di Serie B, a Cosenza, dov’è andato in prestito per farsi le ossa: «Mi sto trovando molto bene, c’è un bel gruppo e un ottimo ambiente. Sono sicuro però che faremo un ottimo campionato, perché il gruppo è forte. Sono fiducioso».

Fontanarosa: «Mondiale U-20 esperienza unica»

Fontanarosa è stato di nuovo convocato dal C.T. Bollini per le partite contro Germania e Repubblica Ceca valevoli per la Élite League. A giugno, però, ha giocato un Mondiale. E lo ha sfiorato: «Un’esperienza che non dimenticherò mai per tutte le emozioni che ho vissuto. Eravamo e siamo un gruppo incredibile, con un unico obiettivo. Credo che questo abbia fatto la differenza», ci ha raccontato. L’Italia U-20 è arrivata fino alla finale, persa contro l’Uruguay: «Un momento terribile per quanta tristezza ho visto negli occhi di tutti».

«Montevago il più simpatico, Casadei mostruoso»

A due domande, Fontanarosa ha risposto con grande facilità. La prima era sul giocatore più simpatico dello spogliatoio dell’Italia U-20: «Montevago. Alza sempre l’umore dello spogliatoio. È forte in campo e fondamentale per il gruppo». La seconda era su chi, secondo lui, sia quello con più potenziale dei suoi: «Casadei. È mostruoso, è impressionante. Se continua così avrà una grande carriera». Curiosa, invece, la risposta su quale giocatore avversario l’abbia colpito: «Joon-ho Bae, l’esterno sinistro della Corea del Sud (gioca nello Stoke City, ndr). Ha messo in difficoltà Zanotti. Io Zano lo conosco benissimo, non va quasi mai in difficoltà. Quella volta ci era andato. Quel giocatore era veramente forte». Segniamoci il nome.

Fontanarosa e l’Inter

Dall’Italia all’Inter, la squadra che lo ha preso 4 anni fa e che lo sta facendo crescere. Fontanarosa ha già fatto due preparazioni estive e tanti allenamenti in Prima squadra: «Inzaghi tratta noi giovani come i grandi, senza distinzioni. Se urla come dice Dumfries? In partita sì, in allenamento un po’ meno», ci ha detto ridendo prima che ci soffermassimo sugli ottimi risultati della difesa nerazzurra in questo inizio campionato. Un difensore come lui ha visto e provato il lavoro che fa Inzaghi in quel reparto: «Non mi sorprende. Inzaghi ha dei grandi difensori, questo è fuori da ogni dubbio, ma ho visto come lavora con la difesa. Non sono per niente sorpreso».

Dalle marcature a Lukaku e Lautaro al rapporto con Bastoni

Allenarsi con i grandi è stata un’esperienza fondamentale: «L’anno scorso in allenamento ho marcato tutto l’anno Lukaku e Lautaro. È stato tosto, ma con attaccanti come questi non puoi che migliorare». L’impatto con i professionisti è stato forte: «Ai primi allenamenti mi colpì di brutto la facilità e la naturalezza nel giocare di Brozović, Calhanoglu e Barella. Impressionanti. Vedendoli da vicino ho capito che ero entrato in un’altra dimensione». Con un giocatore, però, ha instaurato un bel rapporto. È il suo idolo: «Bastoni. È sempre stato il mio punto di riferimento e ho sempre cercato di rubare tutte le sue skills, sia in campo che fuori. Oggi ci sentiamo sempre. Lunedì ci siamo chiamati e abbiamo parlato delle nostre partite. Abbiamo un bel rapporto».

Fontanarosa è così, una spugna che cerca di rubare tutte le nozioni dai suoi allenatori e dai suoi modelli. Così si cresce. Voglia di imparare, umiltà e testa bassa. Al mondo da calciatore professionista ancora non ci pensa. Quando gli chiediamo se c’è qualcosa che lo spaventa dell’universo del professionismo al quale si sta solo approcciando, ad esempio le pressioni dei media o dei tifosi, i social network, la vita privata, autografi, foto dei fan per strada eccetera, ci risponde in maniera simpatica: «Per ora non sono a nulla e non sono nessuno, quindi non mi pongo neanche il problema. Poi se tra dieci anni mi dovessero fermare tutti per la strada per fare una foto con me, che dire… magari! Vorrebbe dire che sono diventato qualcuno». Qualcuno con una bella pagina wikipedia. In italiano, a quel punto.