Curci racconta: «La Roma nel cuore. Ma a Stoccolma sono il “re”»

by Redazione Cronache
gianluca curci

Chiedi di lui in giro per la città svedese di Eskilstuna. Gianluca Curci lo ricordano, eccome. Merito di una parata: «Al 92’ del ritorno del playoff promozione, contro il Brommapojkarna. Il mio intervento è decisivo. All’andata perdiamo 1-0, unica sconfitta in casa di quell’anno, al ritorno siamo 2-1. Se prendo gol, è finita». Curci para e diventa un idolo: «Mi chiamavano Kung, vuol dire “re”», racconta a Cronache. In Svezia resta un altro anno, all’Hammarby, poi chiude una carriera iniziata a 9 anni alla “sua” Roma e proseguita per Siena, Sampdoria, Bologna, Mainz. Il 14 ottobre scorso, poi, Curci ottiene il patentino Uefa A e non è il solo: «Siamo una bella squadra. Io in porta. Abate, Balzaretti e Gastaldello dietro. Montolivo e De Rossi in mezzo. Davanti Del Piero, Maccarone, Vieri, Pazzini e Matri». E oggi allena i portieri al Nettuno Calcio: «Mi diverto così, nel 2022 inizio il corso per preparatori atletici professionisti. Penso sia quella la mia carriera, ma non si sa mai. O divento allenatore…».

Curci, da Roma a Manchester

Romano de’ Roma. A 19 anni Gianluca Curci gioca in Primavera quando si infortunano Pelizzoli e Zotti. Chiamano lui: «Non mi sembrava vero. È un sogno, fortunatamente ne ho approfittato. Non avevo nulla da perdere, ero il terzo portiere e improvvisamente giocavo davanti a 60, 70, 80mila persone. È quel che speravo da bambino». Nello stesso anno, il 2004/05, la Roma Primavera allenata da Alberto De Rossi vince il campionato: «Quell’anno ho giocato fino a marzo con loro, poi sono andato in prima squadra e ho giocato in Serie A e Coppa Italia. Siamo arrivati in finale…», racconta a Cronache Curci. Che con la Roma vince due Coppe Italia e una Supercoppa tra il 2007 e il 2008: «Sì, quattro finali in quattro anni, le prime due perse contro l’Inter, ma che soddisfazione». E se gli parli del 2 ottobre 2007, gli si illuminano gli occhi: «Il mio esordio in Champions League, a Old Trafford. Sai, la stagione prima c’era stato quel famoso 7-1, quindi è stato particolare giocare contro lo United. Abbiamo perso 1-0 [gol di Rooney, N.d.A] ma meritavamo qualcosa in più. Però è stato bellissimo, me contro Ronaldo, Rooney, Gary Neville, Carrick, Rio Ferdinand, Vidic, van der Sar. Fino a qualche anno prima li vedevo solo in televisione».

La Samp, Karius e la Svezia

Nel 2008, Gianluca Curci firma col Siena. Nell’estate 2010 si trasferisce a Genova, sponda Sampdoria, dove retrocede per la seconda volta di fila: «Calcola però che all’andata eravamo la miglior difesa del campionato, assieme al Milan che poi ha vinto lo Scudetto». Torna dunque alla Roma, poi un prestito al Bologna. Il cordone ombelicale coi giallorossi si spezza nell’estate 2015: «Vado al Magonza, arriviamo in Europa League. Con me c’è Loris Karius, che ha qualità enormi ma a 22 anni si sente arrivato. Poi lui è stato ceduto al Liverpool e io mi sono infortunato», spiega a Cronache. E poi? «E poi è venuta la Svezia. Non ci sarei voluto andare, ma mia moglie mi ha convinto. Ho dato il 100%, anzi pure qualcosa in più. Ho conosciuto un calcio che rispetto all’Italia si vive diversamente, persone fantastiche». All’Eskilstuna però c’è un problema: «La seconda serie svedese ha 16 squadre, si comincia ad aprile perché da gennaio a marzo fa freddissimo: -15°, -17°, -12°. Per me a Roma il massimo era 10° – sorride, e prosegue – poi c’è poca luce. Però conservo ancora degli articoli di giornale che parlano di me».

Record, accoglienze top e… Mou

Sì, perché all’Eskilstuna Curci fa faville: «Rompo due record. Uno è sui clean sheet, 20 partite su 30 senza prendere gol, con nove 0-0. L’altro è sul minor numero di reti subite, nessuno in Scandinavia come noi: 16 in 30 partite, ma io ne ho incassate soli 13, le altre 3 le ha subite l’altro portiere…». Nel 2019 Curci va all’Hammarby dove è accolto da eroe: «Il club è gemellato con la Roma. Quando hanno saputo di me, romano, romanista ed ex giallorosso, mi hanno subito ben visto. Ho lasciato parte del mio cuore a Stoccolma, siamo arrivati secondi a un punto dalla vetta», racconta Curci a Cronache. Passione verace. Chiedigli che faceva il 17 giugno 2001: «Ero in tribuna Monte Mario, sì. Io c’ero perché sono romanista dalla nascita. Immagina le coincidenze della vita, nel 2001 sia la Roma che l’Hammarby hanno vinto il campionato. Vorrei vincessero entrambe l’anno prossimo…». Con Mourinho si può: «Sta mettendo le basi per il futuro, mica si fanno miracoli dall’oggi al domani. Sono sicuro che farà bene». Tempo di un’ultima domanda. Rimpianti? «Sai che c’è? Comunque, quando lasci l’Italia, poi è difficile tornarci come calciatore. Non avessi lasciato l’Italia, starei ancora a giocare [a 36 anni, N.d.A]. Ma zero rammarico». Manco il freddo svedese.