Odissee del pallone: Lincoln-Tobol e le trasferte più lunghe del mondo

by Francesco Pietrella

Immaginate venti ore di aereo con tre scali e una coincidenza da prendere al volo. Un incubo, no? I giocatori del Lincoln Red Imps, squadra di Gibilterra, l’hanno vissuto sul serio. Il 21 luglio sono volati fino a Qostanay, in Kazakistan, puntino da centomila abitanti dove fa già freddo, per giocare l’andata del secondo turno preliminare di Conference League contro il Tobol, campioni kazaki in carica. La stella della squadra è Zoran Tosic tra l’altro, ex esterno serbo dal bel dribbling con un passato da meteora nel Manchester United di Sir Alex Ferguson. 

Andata e ritorno

Il Lincoln ha preso due schiaffi ed è tornato a casa con una doppia beffa. Non solo la trasferta da 6807 chilometri, stimata da Google Maps in 75 ore di macchina, ma anche una sconfitta netta, senz’alibi, da mandare giù durante il rientro a casa. Nei giorni scorsi, però, è toccato al Tobol attraversare mezza Europa: martedì si è giocata la gara di ritorno al Victoria Stadium di Gibilterra (0-1). L’anno scorso i Lincoln hanno stupito tutti qualificandosi per la fase a gironi della Conference. Sei sconfitte in sei partite, ma l’impresa resta. Come una delle trasferte più lunghe della storia del calcio. 

In Russia ancora più lunga…

Il record appartiene a Baltika Kaliningrad-Luch Energia, due squadre ai poli opposti della Russia a 10380 chilometri di distanza. Kaliningrad, la città in cui è nato Immanuel Kant, si chiamava Konigsberg e ha fatto parte della Germania fino al 1946. Dopo la Seconda guerra mondiale è diventata parte dell’Unione Sovietica. La squadra più importante è il Baltika, in seconda divisione, affidata all’ex bandiera del Cska Mosca Sergej Ignashevich. L’Arena Baltika inoltre, un gioiellino da 35mila posti, è stato costruito per ospitare alcune partite del Mondiale 2018 giocato in casa. Il Luch Energia non esiste più invece, dissolto un paio di anni fa a causa dei debiti. Molti tifosi, giocatori e addetti ai lavori avranno esultato. 

Diecimila chilometri prima di giocare

Il Luch era la squadra di Vladivostok, città più vicina alla Corea del Nord che a Mosca, ultima fermata della Transiberiana. Per diversi anni le due squadre, entrambe in seconda serie, hanno affrontato una traversata da più di diecimila chilometri per sfidarsi faccia a faccia.  Tra il 2006 e il 2008 il Luch è stato anche in Russian Premier League. Igor Akinfeev, bandiera del Cska, disse che una squadra così lontana avrebbe dovuto partecipare al campionato giapponese. 

Altre trasferte da Odissea

In Europa ce ne sono state tante. L’Astana, la squadra kazaka più importante, ha viaggiato due volte a Lisbona per match di Europa League. Nel 2015/16 contro il Benfica, nel 2017/18 contro lo Sporting. Il contachilometri segna 6.173. Il Tromsoe invece, di poco al di sotto del Circolo Polare Artico, nel 2013/14 ha giocato il secondo turno di qualificazione all’Europa League contro gli azeri dell’Inter Baku. Un viaggio andata e ritorno da circa settemila chilometri totali. Non è finita. Una trasferta da Odissea se l’è fatta anche il c.t. azzurro Roberto Mancini, che nel 2017, alla guida dello Zenit, ha percorso 6200 chilometri per battere lo Ska Khabarovsk, un club ostico da sempre per via della geografia. Si trova a trenta chilometri dalla Cina. Lo Ska, inoltre, gioca le partite in casa allo Stadio Lenin. Nostalgia dell’Urss. 

Fino alla Polinesia

Anche la Coppa di Francia regala sempre grandi traversate. L’anno scorso l‘AS Venus, squadra di Tahiti, ha percorso 32mila chilometri tra andata e ritorno per affrontare il Trelissac, club di seconda divisione. Per aggirare il problema del fuso e prepararsi bene, i giocatori e lo staff del Venus sono volati in Francia due settimane prima della partita, ma questo non gli impedito di prendere due gol e tornare a casa a mani vuote. Nel 2017, invece, il Rodez ha percorso quasi gli stessi chilometri per affrontare il Tefana, nella Polinesia Francese. Risultato? 3-0 secco e viaggio di ritorno molto più leggero.