Giovanni Sartori, il miglior direttore sportivo di questa Serie A

by Giacomo Brunetti
Giovanni Sartori

Il dato più eloquente con cui possiamo descrivere Giovanni Sartori è il seguente: mentre costruiva un capolavoro gestionale a Bergamo con la partecipazione dell’Atalanta a 3 Champions, 2 Europa League e altrettante finale di Coppa Italia, il tutto con un utile complessivo di 164,2 milioni di euro, il Bologna – nello stesso arco temporale – registrava un rosso da 112,9 milioni. Normale che, non appena hanno saputo che era libero, i rossoblù abbiano pensato a lui come direttore sportivo. E per adesso la scelta ha ripagato.

Oggi Giovanni Sartori è il migliore ds della Serie A

Quando Sartori è arrivato a Bologna, Federico Santander guadagnava quanto Malinovskyi e Mbaye come Gosens. Si è presentato così: «L’aspettativa è alta. All’Atalanta mi venne chiesto di ripetere il percorso del Chievo. Qui quello fatto all’Atalanta. Ma ve lo dico: l’Europa va nominata. Il Bologna che trovo è più forte dell’Atalanta che trovai».

Dove nasce il metodo Sartori? Tra le fila dell’attacco del Chievo, di cui è stato protagonista per quasi 30 anni. Prima in campo, poi come vice, successivamente come osservatore. A quel punto, da direttore sportivo, inizia una cavalcata che dal 1992 porta i gialloblù fino in testa alla classifica di Serie A per 7 giornate. Nel 2014, l’Atalanta. Nel 2022, il Bologna.

Se il Bologna bussa alle porte dell’Europa, tra l’intuizione Thiago Motta e la scoperta di nuove forme di talento, la storia passa dagli occhi di Sartori, l’uomo dall’approccio classico. Niente video: «So bene che molte cose non si vedono lì. Sabatini è un mago dei dvd, io sono l’esatto contrario». Ma ci tiene a specificare: «Se segui dal vivo un difensore lo guardi sempre, anche in fase di non possesso. In tv questo non è visibile».

Quindi aereo, tre giorni di scouting in una nazione, diverse gare da vedere. E poi si rientra. Poi, con la pandemia, ci si è affidati anche alla tecnologia. In tutte le intuizioni della recente Atalanta c’è stata la sua mano. E oggi si gode Lucumí, Posch, Ferguson e Moro.

Non ha dimenticato il passato. Quando Sergio Pellissier ha fondato la Clivense, sorta sulle ceneri del Chievo, Sartori ha voluto acquistare alcune quote del Club. E dal passato ha forgiato la qualità del presente: «L’Atalanta in questi anni ha sfruttato le mancanze altrui». Ora in tanti studiano il suo metodo, o quello dell’Udinese. Ma il Bologna dimostra ancora l’unicità di Sartori.

Un articolo de La Repubblica uscito nel 2001 esemplifica il lavoro di Sartori, descritto come «uno capace di prendere un aereo in piena notte per andare a visionare una partita di D», i cui uomini «si muovono come quelli delle guide gastronomiche con giudizi incrociati, più schede, più pareri sullo stesso giocatore».

Ha preso le sue squadre e gli ha dato una certezza: la massima divisone. Lottare per posizioni mai pensate prima. Lo sta facendo anche con il Bologna, chiamato a cambiare dimensione.Sartori lascia parlare i fatti: due delle più grandi imprese calcistiche degli ultimi 20 anni sono merito suo, vedremo se arriverà a tre.