Alle origini di Gnonto: «Così forte che anche gli avversari tifavano per lui»

by Francesco Pietrella
Gnonto

L’orgoglio è nelle immagini. A fine chiacchierata Mattia Rolfo spulcia l’archivio dell’Iphone e ci invia sei-sette foto. In tre di queste c’è un bambino con la 10 nerazzurra, in un paio un ragazzo dai capelli biondi e il fisico esile, quasi un fuscello. «Vedi? Questo è Alessio Zerbin, martedì in campo con la Nazionale. Pur di farlo giocare in Prima Categoria gli ho fatto fare subito la visita medica. Aveva solo 15 anni». Ce l’aveva raccontato qui. L’altro è Willy Gnonto, il ‘golden boy’ di cui parlano tutti, buttato nella mischia dal Mancio durante Italia-Germania. Lui che dieci anni fa, con gli amici e il padre, si gustò la doppietta di Balo dalla piazza del Paese, davanti al maxischermo: «La vita è una giostra incredibile». 

Tornei da capocannoniere

Mattia è il presidente del Suno Calcio da più di dodici anni (provincia di Novara). A fine stagione lascerà l’incarico per lavorare nella Pro Vercelli. «Ho visto centinaia di bambini – racconta a Cronache -, ma nessuno come Gnonto o Zerbin. Hanno giocato a Suno lo stesso anno tra l’altro. Willy è un 2003, Alessio un ’99. Incredibile vederli insieme con l’Italia». Il primo è campione di Svizzera con lo Zurigo, il secondo star di Frosinone, 9 gol e 3 assist. «Gnonto è stato da noi un paio d’anni. Arrivava dal Baveno, il Paese dov’è nato e dov’è cresciuto. All’epoca eravamo un centro di formazione Inter, e dopo un paio di tornei i nerazzurri l’hanno subito opzionato. C’era un osservatore al campo tutti i giorni, impossibile non notarlo. Willy era già un giocatore fuori dal normale». Uno di quelli di cui ti accorgi subito, al primo tocco: «Il talento era evidente. Dopo un secondo mi giro verso non so chi e gli dico ‘dai, questo bambino è di un altro pianeta’. Una forza della natura già a 6 anni». 

“Willy, Willy!”

Un vanto da mostrare in tutto il Piemonte: «Quando andavamo in giro a fare tornei gli avversari… tifano per lui! Era troppo bello da vedere, troppo forte, e poi segnava centinaia di gol. Ne ricordo uno a Interello, contro uno dei tanti centri di formazione nerazzurri. Vincemmo 8-1 e lui segnò 7 gol. Il bello è che aveva esaltato il pubblico in modo così plateale, che tutti gli altri bambini iniziarono a gridare ‘Willy, Willy!’. Con lui partivi già da 4-0. Vincevamo qualsiasi torneo». Famiglia umile poi: «Suo padre era sempre presente. Non si è mai perso un allenamento, una trasferta, un torneo in giro per l’Italia. È rimasto una persona umile, con la testa sulle spalle. Appena può torna al campo e chiacchieriamo. Qualche anno fa mi ha regalato la sua maglia dell’Italia Under 19, dopo il Mondiale, ora aspetto quella dell’esordio con gli azzurri». 

I due ragazzi di Suno

L’Inter si palesa quando Willy ha 9 anni, estate 2012: «Al campo c’era una persona della società, studiava i possibili talenti, notare Gnonto fu molto semplice. Ricordo che quando si allenava i genitori dei ragazzi degli Allievi o dei Giovanissimi si fermavano a vedere quello che faceva Willy sul sintetico. Sugli spalti, ogni seduta, c’erano decine di persone.  Uno così come fai a non chiamarlo predestinato? Lo Zurigo gli ha permesso di giocare è stato furbo e intelligente. Andar via dall’Italia a 16 anni non è facile, lui ha imparato la lingua, si è messo in gioco, e ora è in Nazionale. Come Zerbin». I gioielli di Suno vestiti d’azzurro.