dall’inviato Giacomo Brunetti

L’uomo che ha costruito il Frosinone pescando nelle serie inferiori.

Guido Angelozzi ha come passione quella di scovare il talento in C e in D, senza guardare al curriculum ma soltanto a ciò che dice il campo.

L’allenatore del suo Frosinone in Serie A gli è venuto naturale. Dopo la separazione con Fabio Grosso al termine di un’annata da record e un campionato di Serie B vinto, Guido Angelozzi ha pescato dal suo passato a Sassuolo. «Non ci ho pensato neanche un attimo, per me è fortissimo, uno dei più bravi in Italia», ci racconta Guido Angelozzi, il direttore dell’area tecnica-operativa della società. Seduto davanti a noi sulla panchina dello stadio. Aveva già comunicato a DiFra che sarebbe stato il suo turno. Andava convinto il presidente, che quella sera ha fatto aprire un ristorante stellato soltanto per loro tre. A un certo punto della cena, il tecnico si alza per andare in bagno. Stirpe guarda il proprio dirigente e annuisce. «Non ne avevo dubbi ma menomale, al mister avevo detto che era già fatta», ci confessa sorridendo sornione.

 

Il Frosinone è in parte costruito basandosi su calciatori di Serie C, e per l’altra metà da un calciomercato in stile Football Manager. A Monterisi, Gelli, Oyono e altri, si contrappongono Soulé, Barrenechea, Ibrahimović, Cuni e Reinier, giovani arrivati in prestito da Juventus, Bayern Monaco e Real Madrid. «Sono scommesse studiate, non è che li prendo a caso dalla strada»: Angelozzi ha un almanacco in cui annota tutti i calciatori che lo colpiscono, anno per anno. Da lì sono usciti i colpi della sua carriera, e anche quelli di quest’anno: «Con il mio staff, avevamo recensito Soulé e Barrenechea già in Primavera».

 

Per lui sarebbe troppo facile «citare Pellegrini, Frattesi o Scamacca come grandi colpi». Preferisce «Boloca e Gatti», pescati da quella che per lui rimarrà sempre «l’Interregionale», ovvero la Serie D. «Boloca aveva girato con scarso minutaggio tra Slovacchia e serie minori. Un giorno mando un mio collaboratore a vedere Armando Picchi-Fossano. Il lunedì arriva in sede: ‘Direttore, non ha capito che giocatore ho visto, mamma mia quanto è forte’. Gli chiesi dove giocasse, mi rispose nel Fossano. Gli dissi: ‘Ma vattene! Ma vai a quel paese!’. La settimana dopo tornò a vederlo e il lunedì rientro in ufficio: ‘Direttore, sono tornato a Fossano. Troppo forte! Deve vederlo’. E mi mostrò un video: c’era questo ragazzo che prendeva palla e scartava tutti. Gli dissi: ‘Ma questo video è fasullo, è tarocco! Vengo di persona’. Era veramente forte, al terzo tentativo lo presi». Inizialmente per lo Spezia – «dopo il primo allenamento, Italiano e i calciatori erano strabiliati» – dove però il direttore non viene confermato, e il pre-tesseramento di Boloca scade. Gli fa una promessa: «Appena mi accaso, ti prendo con me». E infatti sarà il suo primo colpo, nel 2020, a Frosinone. Uno degli uomini della promozione. «Si presentò con la sua Polo, senza neanche voler vedere la cifra sul contratto. Firmò per 20mila euro la mattina dopo che l’avevo chiamato», ci racconta orgoglioso Angelozzi.

 

 

Con lui, anche Gatti, che dal Frosinone si è guadagnato la Juventus e poi la Nazionale: «È arrivato con un anno di ritardo perché non potevo presentarmi in B con due calciatori presi dalla D! Aveva lo stesso procuratore di Boloca, gli dissi: ’Trovagli squadra per il prossimo anno, poi lo compro io’. Fece un provino alla Pro Patria e andò bene. A gennaio andai a fare una proposta alla società, ma rifiutarono. Conobbi però Federico per la prima volta dal vivo e fu subito empatia. Alla prima stretta di mano, quasi me la spezza per quanto strinse convinto. Non posso dimenticarlo. Nacque l’empatia che pochi mesi più tardi, quando tutti lo volevano, tra cui la Juventus per la Next Gen, lo portò a scegliere Frosinone».

 

 

Il suo reparto scouting si compone di 3 membri. Uno lavora da tanti anni con lui e si chiama Gianluca Longo: sono insieme fin dai tempi del Bari. «Conoscono le lingue, vanno in giro a vedere tornei. Non abbiamo disponibilità economiche enormi, quindi cerchiamo svincolati o nelle serie inferiori». Come Francesco Gelli: «Lo seguivo anche allo Spezia, lui era all’Albinoleffe. Avevo provato a prenderlo, ma non ci ero riuscito. Qualche tempo dopo, al Frosinone, cercavamo un centrocampista. Non stavo pensando a lui, anzi nell’Albinoleffe era finito ai margini. Incontrai il suo procuratore e mi disse: ‘Ma Gelli? Che ti piaceva…’, e gli risposi di no. Poi sono tornato in albergo e ho iniziato a pensarci: ho aperto i miei appunti e ho cercato la pagina in cui lo avevo annotato. L’ho richiamato subito: ‘Digli di venire qui domattina’. È arrivato prestissimo, ci siamo incontrati e gli ho detto: ‘Due cose, la prima non mi chiedere soldi; la seconda è se te la senti di giocare in Serie B’. Lui mi ha risposto: ‘Certo direttore che me la sento, è lei che deve sentirsela di portarmi in Serie B’. Mi colpì. Eravamo primi in classifica e presi lui come rinforzo. Firmò per pochissimo pur di giocare, all’Albinoleffe era fuori perché non voleva rinnovare il contratto».

 

Ha un’abitudine, «cercare i calciatori nelle categorie più basse, quelli con le motivazioni giuste». Cerca sempre di parlare con il ragazzo durante una trattativa. «Al di là della sua bravura – ci spiega –  deve capire dove arriva, raccontargli la nostra realtà è la mia forza», come Soulé che «ha parlato prima con me e poi con Di Francesco». Lui gli spiega la parte societaria e comportamentale, l’allenatore invece quella legata al campo.

 

Il rapporto viene prima di tutto in una trattativa. Come in quella per il talento Arijon Ibrahimović, classe ’05: «Mia moglie è tedesca e le prime videochiamate le abbiamo fatte con i genitori del calciatore. Lei è riuscita a creare molta empatia, condividendo la stessa cultura. Aveva già convinto la famiglia di Cuni a farlo venire a Frosinone. Ma a un certo punto, pensavo che Ibrahimović non lo avrei più preso per dei problemi nell’operazione e stavo per lasciar perdere. Mia moglie mi ha chiamato infuriata: ‘Mi hanno chiamato i genitori di Ibrahimović! Ma cos’è questa storia che non lo prendi più?! Ti devi vergognare! Abbiamo dato fiducia a una famiglia e fatto una promessa a un ragazzo, adesso lo prendi!». Un amico ,a volte, gli chiede scherzando se dia la commissione anche alla moglie. Un’alleata perfetta.

 

Nella prossima pagina, l’intervista a Eusebio Di Francesco, rinato a Frosinone. Come ci ha detto Angelozzi, «quando ero al Sassuolo lo volevano tutti, dalla Roma al Milan fino alla Fiorentina. Non è che uno diventa stupido da un giorno all’altro».