Hütter (all. Monaco): «Obiettivo colmare il gap col PSG. Pogba? Ce ne stiamo prendendo cura»

by Cosimo Bartoloni

Quando vai a La Turbie, il centro sportivo dell’AS Monaco, capisci subito che si tratta di un posto ideale per un giocatore professionista: sei circondato dalle colline sopra Montecarlo, a due passi da un mare bellissimo e dal Principato, uno dei luoghi più cool al mondo. Per giocare a calcio a La Turbie hai campi che sembrano finti da quanto sono perfetti, tribune e strutture nuove al suo interno: «Quando la mattina arrivo qui per lavorare mi sento bene, sono felice», ci racconta in un’intervista esclusiva Adi Hütter, l’allenatore del club che dopo un 2° e un 3° posto, quest’anno vuole provare a colmare il gap con il Paris Saint-Germain.

La nostra intervista ad Adi Hütter

«Battere il PSG sarebbe un sogno», ci dice Hütter a Cronache. «Parlare di vincere il titolo in Francia è un po’ difficile, ma siamo ambiziosi. Il gap per ora è stato troppo grande, ma ci siamo mossi sul mercato per cambiare mentalità e provare a colmarlo. Abbiamo visto tutti cosa è riuscito a fare il PSG l’anno scorso e quanto sono forti. Ma noi abbiamo le nostre ambizioni. Dobbiamo lavorare sulla mentalità. In passato abbiamo perso punti contro squadre di bassa classifica. Per questo abbiamo preso giocatori di esperienza sul mercato: vogliamo fare un altro step. Abbiamo tanti giovani pieni di talento, alcuni arrivano dalla nostra Academy come Akliouche o Ben Seghir. Però serve anche l’esperienza: ecco perché sono arrivati Eric Dier e Paul Pogba».

Le motivazioni di Pogba

Già, Paul Pogba. Arrivato a giugno, l’ex Juve sta lavorando per ritrovare il miglior stato di forma. Il Monaco se ne sta prendendo cura, continuando a diffondere i concetti chiave: calma, niente pressioni. «Sappiamo tutti le difficoltà che ha avuto Pogba: due anni senza giocare, potete immaginare quanto sia stato difficile».

Ma Hütter, che lo vede tutti i giorni, ci ha raccontato le sue motivazioni: «Paul ha tanta voglia di tornare ed è motivatissimo: ha grandi obiettivi personali. Vuole tornare in Nazionale, ma una delle sue più grandi motivazioni è dimostrare ai suoi figli di essere un giocatore straordinario. Da noi ha ricevuto una bella accoglienza, i dialoghi con lui sono stati belli sin dall’inizio. Anche io lo avevo sentito per telefono e ho capito subito la sua volontà di venire da noi, ed è proprio quello che cerchiamo dai giocatori che andiamo a prendere: volontà di riscatto e determinazione. Adesso ci stiamo prendendo cura del suo recupero. Dobbiamo essere cauti ma è sulla strada giusta. È super motivato. Poi, con i suoi nuovi compagni, è sempre gentile e anche simpatico: i giocatori lo ammirano. Siamo contenti di averlo con noi».

L’altro acquisto di esperienza è stato Eric Dier, difensore inglese classe 1994, 49 presenze in Nazionale inglese, arrivato in estate dopo l’esperienza al Bayern Monaco: «È un leader. Non solo in campo ma anche in gruppo: è uno che ama aiutare i gli altri. Anche lui sarà un giocatore chiave», ci ha detto Hütter.

Oltre a Pogba e Dier, al Monaco è arrivato anche Ansu Fati: «È un giocatore fantastico. Eravamo molto interessati a lui. Ora vogliamo dargli una seconda possibilità. A Barcellona ha avuto un grande peso sulle spalle. era considerato l’erede di messi. Adesso sta lavorando per tornare nelle migliori condizioni perché la Ligue 1 non è un campionato facile».

Hütter: «Monaco, un posto bellissimo in cui lavorare»

Adi Hütter, austriaco classe 1970, dopo le esperienze da allenatore in Austria (Salisburgo), Svizzera (Young Boys) e Germania (Eintracht Francoforte e Borussia Mönchengladbach), dal 2023 è l’allenatore del Monaco e si è trovato a lavorare con i soliti giovani di talento ‘fabbricati’ a La Diagonale, una delle migliori Academy al mondo, da cui sono passati giocatori come Mbappé, Henry, Trézéguet fino a quelli di oggi, Ben Seghir e Akliouche: «Monaco è un posto bellissimo per lavorare. C’è tutto ciò di cui si ha bisogno. C’è da fare veramente i complimenti al club e a tutti coloro che ci lavorano».

Un benessere che parte dal rapporto super positivo con la società: «Siamo perfettamente allineati. Con Thiago Scuro (CEO) e il presidente Rybolovlev siamo sempre in contatto. Parliamo di tutto, dalle strutture, al mercato, al percorso del gruppo. La società è sempre presente per seguire la squadra da vicino. Anche questo è molto importante. Davvero, al Monaco non manca veramente niente ed è bello lavorarci. Abbiamo una Academy che fa crescere bene i nostri talenti. Tanti di loro arrivano in prima squadra e fanno vedere il loro talento. Akliouche è un esempio: due anni fa, in pochi si aspettavano da lui quello che ha fatto. È un giocatore fantastico palla al piede. Adesso sta imparando anche come si lavora senza palla e sta diventando un giocatore completo».

Lo stile e la filosofia di gioco di Hütter

A proposito di tattiche e stili di gioco, Hütter ci ha raccontato il suo: «Nella mia carriera ho imparato tanto da altri allenatori. Sono partito ossessionato dal lavoro sul possesso palla, adesso con la mia squadra lavoro tantissimo sulla la reazione quando perdiamo il possesso, la riaggressione. Non tutti possono avere la stessa filosofia di gioco. C’è chi quando perde il possesso si mette dietro la linea della palla e difende. Noi invece la palla ce la vogliamo andare a riprendere il prima possibile. Per questo siamo una delle squadre con il più basso dato sul PPDA. Questo dimostra qual è il nostro modo di giocare». PPDA è l’acronimo di Passes Allowed per defensive action ed è il dato che riporta i passaggi che una squadra concede all’avversaria prima di riprenderle il pallone. Più basso è il dato, più significa che la squadra che ha perso palla si muove per provare a riprenderla il prima possibile. Il Monaco di Hütter lavora tantissimo su questo aspetto.

Ma com’è arrivato Hütter ad avere una sua filosofia di gioco? «Non c’è un solo modo per avere successo nel calcio. Ce ne sono tanti. Io ad esempio ho avuto diversi modelli, sono partito da Klopp e Guardiola, poi ho ammirato sia Ancelotti che Diego Simeone. Sono tutti allenatori molto diversi tra di loro, ma ognuno ti insegna qualcosa. Adesso non ho un modello in particolare: ho sviluppato la mia idea di calcio e cerco di metterla in pratica».

Adi (abbreviativo di Adolf, nome voluto dalla nonna del giocatore, per ricordare suo figlio deceduto in un incidente a 27 anni), è al terzo anno al Monaco. Al terzo anno allo Young Boys riuscì a porre fine al dominio incontrastato del Basilea, che trionfava da 8 anni, vincendo il campionato svizzero. Quest’anno proverà a fare lo stesso, provando a battere i giganti del PSG.