Fino a pochi anni fa il Campionato Italiano veniva osservato da tutto il mondo con una sorta di invidia, dovuta al fatto che alla Serie A fosse legato un prestigio e un blasone figli di un livello tecnico, tattico, organizzativo e ai tempi anche scenografico, non replicabili in altri lidi. Nonostante i concetti citati non siano più così attuali, non c’è alcun timore ad ammettere che ancora oggi è certamente il campionato più difficile per chi di mestiere fa l’attaccante.
Mauro Icardi, alla ancor tenera età di 22 anni, con 22 gol in campionato, ne diventa il capocannoniere, in compartecipazione con l’intramontabile Luca Toni. Non per forza il numero dei gol o i risultati individuali ne determinano il valore (gente come Ronaldo e Milito non hanno mai vinto questa speciale classifica), ma indubbiamente lo innalzano.
Sfrontato, ai limiti dell’arrogante, sfacciato e senza alcun pudore ne timore reverenziale, Icardi è la rappresentazione del centravanti moderno: potente, forte, abile nel gioco aereo e micidiale nei 16 metri, il talento di Rosario abbina rapidità, velocità, e una capacità di dare profondità fuori dal comune. Lui sa di essere bravo, lo sa bene, e lo fa vedere quasi con presunzione: ma è anche questo che lo rende così efficace.
A 19 anni rifiuta la convocazione dell’Italia under 19 perché vuole l’ albiceleste, convinto di essere all’ altezza. E così sarà infatti: esordisce prima nelle giovanili dell’Argentina fino ad arrivare alla Nazionale maggiore ad appena 20 anni. Già perché il papà di Mauro ha origini piemontesi, anche se il ragazzo nascerà e verrà cresciuto in Sudamerica, in cui rimarrà fino al 2002. In quell’anno la famiglia si trasferisce in Spagna ed è lì che il giovane Icardi sposa la nobile causa.
Segna 384 gol in sei anni, dopo i quali approda al Barcellona, all’età di 15 anni. In quegli anni a dirigere l’orchestra blaugrana c’è tale Pep Guardiola, in quel periodo storico alla stregua di un Dio. Gestisce anche le giovanili, o meglio regola e amministra quelli che sono i movimenti dei canterani in procinto della maggiore età, e le sue sentenze sono irremovibili. Si oppone al trasferimento interno di Icardi in prima squadra e il giovane Argentino è costretto ad accettare la decisione.
Sono passati 3 anni e mezzo e quella scelta non sua probabilmente lo ha forgiato a tal punto da voler dimostrare il prima possibile dell’errore effettuato dall’ attuale tecnico del Bayern. In cuor suo vuole tornare a casa prima o poi, e in un paio di circostanze lo ha anche fatto capire, come se tutto ciò che sta vivendo adesso gli servisse come rampa di lancio.
E ci sta riuscendo alla grande il ragazzo: il titolo di Bomber quest’anno lo spartisce con uno di quelli che Bomber lo è stato per una vita, e che all’ età di 38 anni è forse pronto a cedere il testimone, che Mauro Icardi ha già raccolto prima che gran parte di noi se ne accorgesse.