Il calcio è cambiato?

by Redazione Cronache

Uno sport che abbiamo seguito per anni e che, stagione dopo stagione, si è sempre rinnovato. Dalla marcatura a zona alla marcatura a uomo, dalle modifiche sulle regole del fuorigioco all’introduzione del VAR, dal retropassaggio al portiere al passaggio dentro l’area da rinvio dal fondo. Queste sono solo alcune delle modifiche che, in decenni di passione e storia, il calcio ha visto su di sé. Sappiamo che per molti, per essere felici, basta vedere un pallone, possibilmente gonfio, che rotola su un campo, possibilmente verde.

Eppure, questa prima giornata, non ancora completa, di Bundesliga, ci ha portato a una riflessione impopolare: il calcio è cambiato? Non parliamo di tifosi, di rumore allo stadio, di telecamere o di inquadrature, parliamo di tattica e di calcio, quello vero. Quello per cui gli atleti si allenano tutti i giorni della settimana, sotto ogni tipo di pressione, e per il quale vivono.

I dati

Le partite a porte chiuse, certo, hanno un loro effetto. Anche i giocatori lo hanno raccontato più volte: giocare con o senza tifosi fa tutta la differenza del mondo. Però in campo, sia che si giochi in terza categoria, sia che si giochi a Wembley, l’ordine è sempre quello: 11 contro 11. E allora perché, a distanza di due mesi, le partite sono cambiate radicalmente? La nostra domanda è: una pandemia può cambiare il modo di giocare a calcio? Forse sì. Basti pensare che, fino a due mesi fa, in Bundesliga, si registrava il 71% di duelli fisici tra giocatori, quasi uno al minuto in tutto il campionato tedesco, uno dei campionati più fisici in Europa. In questa ripresa abbiamo visto, invece, solo un’intensità del 60% di duelli, che paragonabile al passato, è praticamente una partita di biliardino. I dati ci ricordano anche che ci sono stati il 10% in meno di tocchi nell’area di rigore avversaria (45% prima della sosta). Per rendere un’idea dei numeri, guardate questo gol di Kunde, che ha sancito il 2-2 nella gara tra Colonia e Mainz: secondo voi ha qualcosa a che fare con il calcio di due mesi fa? 

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Parliamo di calcio

Ma noi non parliamo solo di dati. Siamo persone di calcio, e, come molti lettori, appassionati di tale sport. Nelle partite che abbiamo potuto vedere nel weekend, (siamo stati veramente tanti a farlo) abbiamo notato qualcosa che non ci ha soddisfatti a pieno. Magari è qualcosa di inconscio, che non abbiamo condiviso con nessuno per vari motivi. Ci siamo detti frasi del tipo «magari la Bundes è sempre stata così, la seguo poco», oppure «aspettiamo di vedere la Serie A, così posso farmi un’opinione». Ma siamo qui per discutere e per togliervi quei dubbi che vi attanagliano. Siamo convinti che, almeno all’inizio, sarà così anche nel nostro campionato e in qualsiasi altro che vedremo a breve. Nelle partite di sabato e di domenica abbiamo notato una leggerezza particolare di tutti i giocatori. Diversi hanno approcciato alle gare come un’amichevole. La partita tra Dusseldorf e Paderborn non fa testo, peggior attacco del campionato contro terzo peggiore, ma, come detto, ora non vogliamo parlare di dati. I giocatori si sono mostrati più propensi a giocate difficili e insolite, forti, forse, del fatto che non avrebbero potuto subire fischi o mugugni dalle tribune, alcuni si sono cimentati in avventure palla al piede con poca fortuna, mentre alcuni, pochi, hanno continuato a fare ciò che gli veniva meglio (Haland, Guerreiro o Lewandowski). Abbiamo visto partite propositive e con squadre con voglia di segnare, ma anche tratti di gara in cui non succedeva nulla. Per i più audaci, coloro che hanno scelto diretta gol, avranno notato la prima mezz’ora di vuoto totale, coperta subito dai gol di Haland e di Grifo dopo pochi minuti, ma che, al contrario di altre volte, ci ha lasciati quasi insoddisfatti. Volevamo altre emozioni, altri colpi, non ci bastava. Nemmeno un 4-0 in un derby (quello della Ruhr), uno dei più famosi in Germania e in Europa, ci ha riempito.

Perché non siamo ancora soddisfatti?

È possibile che la mancanza di duelli fisici ci abbia fatto perdere l’adrenalina della gara? Siamo abituati che, almeno in Italia, appena un giocatore conquista la palla o la porta nella metà campo avversaria viene ingabbiato da più avversari, con il solo scopo di rubargliela. Il comune denominatore della partite del weekend è stato questo. Abbiamo visto squadre più coperte, che aspettavano gli avversari con il fine di recuperare palla aspettando un errore altrui, invece di andarla a prendere. Questo ha aggiunto a chi era in possesso più spazio e quindi più tempo per ragionare, così da rallentare i ritmi di gioco e rendere la partita, per lo spettatore, meno avvincente. È il modo più semplice con cui giocare per chi è in campo, ma più difficile da sostenere per chi guarda una partita in modo imparziale. A testimoniare tutto questo dobbiamo, ancora, prendere dei dati. La percentuale di passaggi è aumentata del 35%, ossia un’immensità, calcolando che parliamo di una competizione professionistica.

La domanda che ci siamo, crediamo anche voi, posti è: il calcio rimarrà così? Con i tifosi allo stadio qualcosa cambierà o il calcio, tatticamente, ha avuto una svolta notevole? È meglio così o preferivamo il calcio di prima? Nel breve futuro potrebbe esserci più bisogno di un centrocampista di qualità piuttosto che uno di rottura? 

Potrebbe essere presto per fare un certo tipo di valutazioni, abbiamo visto una sola giornata di Bundes, ma potrebbe anche essere l’inizio di qualcosa di nuovo. Voi come l’avete vissuto il ritorno al calcio?

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Dati: The Guardian