a cura di Giacomo Brunetti

Il DNA Esposito per la Voluntas: due figli tra i professionisti e il piccolo Pio che sogna in grande

Il padre Agostino ha vissuto nel dietro le quinte la carriera di Salvatore, Sebastiano e Pio. Adesso vuole trasmettere gli stessi ideali ai genitori della Voluntas

La Voluntas è una questione di famiglia. Non solo quella Esposito, ma quella creatasi nei decenni, che ha portato ex promesse e dirigenti a unirsi sotto il ricordo di Clerici. Ora la nuova strada, segnata anche da Agostino Esposito, padre dei fratelli e di Pio, attualmente protagonista nelle giovanili dell’Inter a suon di reti. Un uomo che ha cresciuto tre figli che si stanno affermando nel calcio. Una garanzia anche per i genitori, perché «la vera sfida dei giorni nostri non è solo far crescere i ragazzi, ma offrire un supporto valido ai genitori». Il segreto per lanciare tre figli nel calcio che conta? Lasciarli liberi. «I genitori devono portare qui i bambini e fidarsi. Nel momento in cui si presenta un problema, la sede è aperta per chiedere informazioni e avere tutte le risposte del caso. Ci si siede, come una grande famiglia, e si parla, abbiamo persone che vengono dal calcio e hanno attraversato tutte le generazione». Talvolta accade che nel calcio giovanile, madri e padri risultano invadenti ed entrano nel merito delle decisioni tecniche: «Una madre ci ha chiesto perché facevamo gli allenamenti a metà campo, ci ha chiesto delucidazioni sulle strutture pensando che non ci fosse abbastanza spazio. L’abbiamo rassicurata spiegando che tipologia di allenamento è tarata sull’età e sull’esigenza dei ragazzi, i bambini avrebbero oggettive difficoltà ad allenarsi a tutto campo. La nostra porta è aperta e vogliamo garantire le migliori tutele e la migliore educazione».

 

«Nostro padre e nostra madre ci hanno insegnato a conoscere prima le persone, e poi giudicarle. Se avessi ascoltato il parere esterno sulla scelta di investire della Voluntas, anche quello di persone che stimo, non avrei potuto dire a Seba che ci sarei stato. Abbiamo trovato una società sana, con persone che lavorano tutto il giorno», ammette Salvatore, seguito da Sebastiano: «Ci sarà mio padre e questa per noi è una sicurezza, in primis perché sa di calcio. A noi non interessa vincere i campionati regionali, ma divertirci e vedere che sono tutti contenti. E lanciare qualche ragazzo tra i professionisti. Sarà difficile ripetere quanto fatto da Clerici, ma importando le sue regole possiamo ripercorrere la sua strada. Sacrificio e dedizione, lui era nato per quel ruolo lì».

 

 

Seba prosegue: «Vogliamo mostrare ai genitori la strada giusta, far vedere che siamo la realtà idonea per i loro figli. Ho assistito ad alcuni colloqui con le famiglie e ho capito che è importante rassicurarle, dare loro le migliori spiegazioni, affinché possano sentirsi tranquille e avere fiducia degli istruttori ai quali affidano i propri figli. Quando ero nelle giovanili dell’Inter, i miei venivano a vedermi, ma non gli interessava se facessi gol o meno. Più sei libero e meno pensieri hai, vai in campo più sciolto e con la voglia di esprimerti, di sfondare tutto. Se il genitore inizia a mettere pressione al ragazzino, la spensieratezza e l’entusiasmo svaniscono. Qui alla Voluntas possono avere la certezza di mettere i loro ragazzi nelle mani migliori». Alla Voluntas vogliono creare un ambiente sano, competitivo, di livello. Formare i campioni del futuro, ma con le giuste regole. Accogliere tutte le famiglie e spiegare loro la bontà del progetto e la finalità di quest’ultimo.

 

I genitori Esposito sono sempre stati presenti, ma nel giusto modo. Agostino avrà visto non più di 30 partite di Salvatore durante il vivaio, e si è fatto spesso ore e ore di macchina per aiutare Sebastiano in Svizzera. Non serve essere un fanatico delle partite, i figli vanno gestiti in tutto ciò che un genitore può tutelarli

 

 

«Gli allenatori saranno solo due: Germano e mio padre. Gli altri tutti educatori – illustra Salvatore – perché serve quello. Ho visto realtà dove pseudo allenatori urlavano ai bambini di ‘assimilare i concetti’, parole che un bambino neanche sa cosa vogliono dire. I settori giovanili sono da riformare: ho visto torelli in 7 contro 2 in spazi enormi, dove i bambini nel mezzo non vedevano palla. Ma a cosa serve? Anche il percorso è soggettivo: io sono orgoglioso di aver bypassato la Primavera ed essere approdato in C. Quei 6 mesi sono stati utilissimi. Ho scelto la SPAL, sono partito dal basso e sono arrivato con la rincorsa. Non cambierei niente. Questa è l’unica cosa che mi differenzia da mio fratello, che ha percorso una strada opposta». Gli Esposito sono d’accordo: «Voglio vedere il fuoco dentro. I bambini devono avere voglia di giocare sempre. Quando andavo in Primavera sottoetà, e facevo parte dell’u-17, stavo con entrambe le squadre. Una volta avevamo le finali Scudetto u-17 e il giorno prima giocavo in Primavera. Raggiungo gli altri la domenica e affrontavamo il Genoa: all’andata era finita 1-1 e mi era rimasta lì. Parto dalla panchina, avendo giocato il giorno prima, ed ero diffidato. Bramavo di entrare, ma mister Zanchetta si gira sul 3-0 per noi e mi fa: ‘Seba, sei diffidato… non posso farti entrare’. Il giorno dopo sono ripartito con la Primavera e rosicavo tantissimo. Poi sono tornato in u-17 e in semifinale ne ho fatti 2, in finale 3 e abbiamo vinto. Durante i festeggiamenti ho detto: ‘Mister, tutto bello, ma non ti perdonerò mai…’», ci racconta Sebastiano. Anche Salvatore ama stare in campo ed è uno stakanovista: «Il primo anno al Chievo avevo 19 anni e ho fatto 42 presenze. Ho saltato solo una partita con il Frosinone: ho tenuto il muso al mister per un mese». 

 

La Voluntas ha fatto parte della storia e grazie alla volontà di questi due ragazzi, con le idee chiare, si appresta a vivere un altro glorioso capitolo.