Il padre di Hauge racconta Peter Jens: «In Norvegia è difficile diventare bravi…»

by Redazione Cronache

Particolare l’intervista rilasciata ai microfoni di MilanNews.it da Jan-Ingvald Hauge, padre del talento norvegese del Milan Jens Hauge. Acquistato questa estate dal club rossonero, dopo la sfida di Europa League contro il Bodo-Glimt, Hauge per la prima volta ha lasciato il calcio norvegese. Di seguito il racconto del padre, che racconta l’infanzia del giocatore rossonero:

L’AMORE PER IL CALCIO – «Jens è il maggiore di tre fratelli ed è cresciuto a Bodo, una piccola città poco più a nord del circolo artico con 50’000 abitanti. È stato introdotto al mondo del calcio presto. Già all’età di 3 anni, ha incominciato a partecipare ad alcuni allenamenti due volte a settimana in un progetto che avevo creato per l’inclusione di alcuni giovani stranieri. Era bello vedere questo piccolo bambino dai capelli chiari correre tra le gambe dei ragazzi più grandi. Io ricordo che qualche volta dovevo dire loro di passargli la palla una o due volte, così poteva toccare il pallone prima che glielo portassero via di nuovo. Tuttavia, il primo vero interesse di Jens per il calcio è venuto alla luce quando ha incontrato il figlio del calciatore Runar Berg in un parco giochi mentre indossava la maglietta gialla del Bodo Glimt. Era qualcosa di nuovo per lui e che lo aveva attratto a tal punto che abbiamo dovuto comprargli una maglietta uguale. Penso che quello sia stato il preciso momento in cui Jens si è innamorato del calcio».

SULLA FAMIGLIA – «La madre di Jens Petter mi ha detto più volte che lo ha trovato seduto tantissime volte di fronte alla televisione, quasi paralizzato, a guardare partite di calcio. Questo anche a meno di 5 anni. Lei non sapeva riconoscere le squadre con precisione e Jens Peter prontamente gliele diceva e sapeva indicargli anche i marcatori. Un altro ricordo che ho è una sua grande esultanza ad un gol di Drogba con la Costa d’Avorio. Jens ha incominciato a giocare a calcio in una squadra a 5 anni. È stato strano che abbia cominciato così presto anche perché in Norvegia solitamente i bambini solitamente cominciano gli sport a 6 anni, quando cominciano la scuola primaria. La sua grande confidenza col pallone, tuttavia, ha spinto un mio collega che aveva iscritto il figlio ad iscrivere anche Jens. Non c’era spazio nelle grandi squadre quindi abbiamo optato per il più piccolo club in città: L’FK Vinkelen. Il calcio giovanile in Norvegia spesso spinge i genitori a diventare allenatori delle squadre. Io sono sempre stato interessato al calcio quindi non passò tanto tempo prima che accettai di allenare la squadra di Jens. Jens, quindi, sin da piccolo non saltò mai un allenamento. Anche se pioveva, doveva allenarsi».

LA CRESCITA – «Per la crescita di Jens, tengo a sottolineare due altri aspetti per il suo successo. Nel nostro vicinato c’erano due fratelli che giocavano tantissimo a calcio. Anche se Jens era molto più piccolo di loro, lo coinvolgevano spesso. Loro giocavano per tantissime ore, giorno dopo giorno e anche se lo facevano per divertimento è stato un grandissimo allenamento per lui. Il secondo aspetto è stato più strategico. Quando Jens Peter aveva 12 anni, ha annunciato il suo passaggio nel settore giovanile del Bodo, l’unica squadra professionistica della città. Jens doveva affrontare nuove sfide, era molto motivato e a essere onesto, io come suo allenatore, non avevo da insegnargli più niente in campo. Doveva spiccare il volo da solo. Jens Peter non è stato sempre il miglior giocatore nelle squadre in cui ha giocato. Infatti, c’erano altri giocatori che spiccavano in squadra. Ma Jens ha trovato successivamente sé stesso nell’ambiente squadra e è cresciuto tantissimo. Molti dei suoi migliori amici vengono dal settore giovanile. Lì ha guadagnato la confidenza necessaria sul campo e ha incontrato allenatori preparati che gli hanno dato fiducia».