«Gattuso, Terni e il sogno Serie A. Gli idoli? Ronaldinho e Alessandro Magno»

by Francesco Pietrella
Ilias Koutsoupias

Parlare dei tatuaggi lo mette a suo agio. «Ilias, cosa c’è scritto sul braccio destro?». E lo guarda subito. Come se non vedesse l’ora di raccontare parte del suo mondo. «Conoscere te stesso, credere in te stesso. In greco antico». Quello che in Italia consultiamo sul Lorenzo Rocci, il vocabolario degli studenti del classico, o magari sul GI. Ilias Koutsoupias, occhi piccoli e svegli, introverso ma sicuro di sé, mezzala della Ternana in B, era bravo anche a scuola. Studiava sull’autobus tra una trasferta e l’altra, dopo tre ore di traghetto per arrivare ad Atene e poi tornare. Il destino dell’isolano è uno stato mentale: lasci pur non lasciando mai sul serio. «Casa mi manca sempre». Perfino le ore sballottato tra le onde. 

Al campo con papà

Ricordi sparsi. «Mia madre mi diceva sempre di studiare». Papà Georgios invece, ex calciatore di buon livello, gli metteva una sfera tra i piedi: «Mi diceva ‘gioca, fammi vedere!». A fine chiacchierata abbiamo il quadro chiaro. ‘Ili’ ci gira una foto di lui e suo padre su un campetto. Avrà sì e no 3 anni, sta calciando un pallone, papà lo regge da dietro. «Quando giocava nell’OFI Creta lo andavo a vedere tutti i giorni. A fine allenamento mi prendeva in braccio e poi andavamo in campo». Oggi lo guarda da lontano. La famiglia a Creta, in mezzo al mare, lui al ‘Liberati’ da professionista, 22 partite e un gol in Serie B con la Ternana. Magari si tatuerà le coordinate sul braccio come Creta e Chiavari. Basta alzare la manica della maglietta per vederli. «Iraklion è casa mia. Lì è nato anche Samaras, storico attaccante greco. Nel 2014 ci mandò agli ottavi del Mondiale con un rigore al novantesimo contro la Costa d’Avorio. Vedi? Guarda il braccio? Ho la pelle d’oca…». 

Gattuso a Creta

La chiacchierata con ‘Ili’ fila via in un’oretta di sorrisi sparsi, cartoline dal presente e ricordi dal passato. Uno di questi è Gennaro Gattuso. «Nel 2014 ha allenato l’OFI Creta per qualche mese. Io giocavo nell’U15, lui vedeva tutti gli allenamenti delle giovanili. A volte prendeva dei ragazzi e li faceva allenare con il suo staff. Mi è capitato varie volte. Una volta ci ho anche parlato, gli ho ricordato questa cosa e lui ha sorriso. A Creta gli vogliono ancora bene. La squadra era in un momento difficile, si dice che abbia pagato gli stipendi di tasca sua». Quando gli ricordiamo la famosa conferenza in cui dice parolacce in greco ‘Ili’ si fa una risata: «Come dimenticarla? ‘Malakia’, diceva». 

Alessandro Magno e Charisteas

Quando gli parli della Grecia si emoziona. «Nel 2004 avevo tre anni, ma nel tempo ho rivisto tutte le partite della squadra Campione d’Europa. Tramite mio padre ho rimediato la maglia di Charisteas. Ricordo Karagounis, Zagorakis, Nikopolidis con i capelli brizzolati. Oggi papà ha aperto un’enoteca a Iraklion, ma a casa vede tutte le mie partite». Fiducia fin da piccolo: «Impazzivo per Ronaldinho, il numero 80 l’ho preso per lui. Se penso al calcio mi viene in mente lui che fa l’elastico». Centrocampista da sempre, ma se ‘Ili’ non avesse fatto il calciatore avrebbe scelto legge: «Mi vedevo avvocato. Mia madre ha sempre studiato, a me sono sempre piaciute la storia antica, la mitologia, le battaglie, gli eroi del passato. Il mio preferito è Alessandro Magno, che alla fine è greco. A Skopje c’è una statua, i macedoni dicono da millenni che è di lì, ma fa parte della storia greca». Cultura simile all’Italia tra l’altro: «Com’è che si dice? Una faccia, una razza. Vivo qui da quando ho 16 anni e vedo molte similitudini. I ritmi di vita, il cibo, la quotidianità… tranne il mare. È più bello da noi, dai…». 

Tsitsipas e il tackle di Mbaye

Ilias Koutsoupias parla l’italiano come se vivesse qui da quando è nato. «Merito del convitto dell’Entella. C’erano 16-17 ragazzi italiani, impararlo è stato facile. Lì mi chiamavano ‘Tsitsi’, come Tsitsipas. ‘Il cognome è tosto’, dicevano. In realtà no. Koutsoupias, si legge così come si scrive!». Il racconto continua: «Sono arrivato a 16 anni dopo un paio di provini. Il primo giorno mi sono allenato con Zaniolo e Dany Mota in Primavera, il terzo mi avevano già preso. Chiavari è stata una tappa formativa. Mi sono tatuato le coordinate delle città sul braccio». Dopo l’Entella due anni a Bologna, un Viareggio vinto da protagonista nel 2019 e diversi allenamenti con la prima squadra: «Il primo è stato traumatico. Torello a centrocampo, mi passano il pallone e… boom. Cado a terra in due secondi netti. Mbaye mi aveva falciato. Appena mi alzo incrocio gli occhi di Diego Perez. Mi ha sorriso in modo ironico, come se volesse dire ‘qui funziona così». Altro aneddoto: «Mihajlovic ci diceva sempre che nelle ripartenze bisogna fare un fallo tattico, così in partitella eseguo e fermo un compagno tirandogli la maglia, non dico chi. Lui si incazza di brutto, i primi 2-3 minuti ci resto male anch’io, timido timido in un angolo, ma Palacio e Danilo mi difendono. Rodrigo è una persona d’oro, un numero uno. Mi ha sempre dato i consigli giusti, davvero». 

Cagliari? No, Ternana

A Bologna è mancato solo l’esordio, ora Ilias Koutsoupias se lo gode la Ternana, in prestito con diritto di riscatto dall’Entella: «Mi hanno aspettato fino all’ultimo giorno. Il mio contratto è stato depositato a due secondi dalla fine del mercato. Dovevo andare a Cagliari, poi non si è chiusa, ma il d.s. Luca Leone ha creduto in me e mi ha portato qui. Mi trovo benissimo. Peccato per qualche infortunio di troppo, ma il gruppo è fantastico. Io sono il più giovane». Guidato da Cristiano Lucarelli: «È uno che quando deve dirti una cosa si fa capire. Una volta ci ha fatto un discorso da brividi, facendo leva sulle nostre origini e il nostro background. È un tipo energico, sanguigno. Quando sono stato bene mi ha sempre fatto giocare».

I desideri di Koutsoupias

Koutsoupias ha approfittato della fine del campionato per vedere le cascate delle Marmore, luogo simbolo del posto, due giorni dopo la nostra chiacchierata è tornato in Grecia. «Ce l’ho tatuata sul braccio, ogni volta che rientro a casa stacco un po’. Sto con gli amici, vedo la mia fidanzata e faccio pugilato. Un’altra grande passione. Salgo sul ring, tiro qualche gancio destro e mi rilasso». Qualche pensiero ce l’ha: «Ora come ora non penso alla prossima stagione, ma ho due obiettivi: giocare in Serie A e con la nazionale. La prima presenza con l’Under 21 è già arrivata, ora punto la Grecia dei ‘grandi’». Un sogno a portata di acqua, forse. «Sono stato spesso a Roma nell’ultimo anno. Ogni volta che ho visto la Fontana di Trevi ho lanciato la monetina». E il desiderio? «Non si dice, altrimenti non si avvera». Sul braccio c’è posto. Magari lo vedremo scritto lì.