di Giacomo Brunetti
Il cartoncino con la scritta «Sheriff» all’urna di Nyon porta dietro una storia originale e singolare. Perché la geopolitica è una materia intrigante, e le sfaccettature di stati non riconosciuti mischiano la società a questioni politiche irrisolte. Esistono 4 stati riconosciuti da non membri dell’ONU, e sostanzialmente questi si riconoscono esclusivamente tra loro. Tra questi c’è la Transnistria, un nuovo Paese in Champions League.
Uno Stato è tale (anche) quando viene riconosciuto da altri stati. Chi, come l’Italia, che è riconosciuto da tutti i membri dell’ONU. Chi, invece, non ha la piena approvazione da parte di tutti (la Cina, ad esempio, è tra i 3 stati non riconosciuti almeno da due membri dell’ONU, insieme a Israele e Corea del Nord). Ci sono quegli stati non membri dell’ONU riconosciuti da membri dell’ONU (vedi il Kosovo, o Taiwan), e infine coloro che non fanno parte dell’ONU e non sono riconosciuti da membri dell’ONU (come la Transnistria, appunto). Quest’ultimi appartengono tutti alla vecchia area sovietica.
Ecco, la Transnistria è riconosciuta solo da Abcasia, Artsakh e Ossezia del Sud. «Chi?», direte voi. Sono tutti stati autoproclamati che da anni lottano politicamente e non per la propria indipendenza. Il Paese dello Sheriff si chiama ufficialmente Repubblica Moldava di Pridniestrov e sorge in una porzione di territorio della Moldavia, ma ha dichiarato unilateralmente indipendenza nel settembre 1990, non riconoscendo l’indipendenza dalla Russia.
Centinaia di persone – tra cui diversi youtuber e documentaristi – visitano queste zone per raccontare gli «stati che non esistono». La Transnistria controlla le proprie frontiere, emette i propri passaporti e batte la propria moneta. Ha mezzo milione di abitanti ed è abitata prettamente da russi e ucraini. Nel 1992 avviò un conflitto, che ha portato a 2mila morti.
Lo Sheriff venne fondato nel 1993 da due membri del KGB sovietico, e ha raggiunto una storica qualificazione ai gironi di Champions League eliminando la Dinamo Zagabria negli Spareggi. Conosciuto per il culto separatista, grazie ai vertici della stessa Transnistria è diventato forte in campo e azienda florida fuori, vincendo per 19 volte su 21 del campionato moldavo.
I grandi investimenti nel cuore di Tiraspol, città di 158mila abitanti e de facto capitale della Transnistria, hanno portato il club ad avere un centro sportivo con due stadi, uno dei quali al coperto, 8 campi d’allenamenti e una zona residenziale per dipendenti, calciatori e tesserati.
E se in un sondaggio del 2019, il 99% degli italiani ha dichiarato di «Non sapere cosa sia la Transnistria», questa zona cuscinetto (il Paese è l’unico a conservare ancora falce e martello nella bandiera) è un importante snodo commerciale e di controllo su situazioni geopolitiche. La Moldavia vorrebbe entrare in Europa, ma prima deve risolvere la questione. Che la Russia non ha interesse a risolvere. I russi tengono in vita l’economia con scarse sovvenzioni (un miliardo annuo) alla Transnistria.
Per la prima volta, tre gare della fase a gironi di Champions si giocheranno nella capitale di uno stato non riconosciuto dall’ONU. Il destino della Transnistria non è chiaro: la Russia la indirizza prima verso se stessa, poi verso la Moldavia. Nel maggio 2018 si è tenuta a Roma la ‘Conferenza permanente per la regolamentazione del conflitto transnistriano’. Una storia tutta da scrivere. Come quella dello Sheriff ai gironi di UCL.