Breve storia

del Tiraggiro

di Lorenzo Insigne

Mi dicevano sempre che ero «bassino». Questo è uno dei primi ricordi che ho legati al calcio. I compagni della scuola calcio Olympia mi chiedevano gli autografi sui loro cartellini perché secondo tutti, ero fortissimo. Mi vedevano come il prodigio che doveva per forza farcela. Ma io non mi sentivo così: come cercavo di non farmi abbattere dai rifiuti, altrettanto provavo a non farmi influenzare da chi mi vedeva già con la maglia della Nazionale.

 

Ero davvero un ragazzino e il presidente dell’Olympia aveva trovato un accordo con il Torino: a 16 anni sarei andato lì. Ma dopo tre giorni di allenamenti, gli dissero che ero troppo basso e che non mi avrebbero più preso. Lo stesso con l’Inter: provino e bocciatura. Un po’ mi scocciava ogni volta, sono sincero, ma mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato duro. Dovrò ringraziare per sempre Peppe Santoro, che era il responsabile del settore giovanile del Napoli, per avermi dato l’opportunità che mi ha cambiato la vita. Avevo delle qualità e lui ha creduto in me. Davvero. I sacrifici iniziavano a essere ripagati, ma sono l’unica strada verso il successo. A meno che tu non sia Messi o CR7.

 

 

Avere gli occhi addosso non mi pesava. Mi vedevano come un predestinato ma per carattere, sono sempre rimasto tranquillo. Ho vissuto serenamente le pressioni in ogni momento della mia carriera. Conoscevo i miei mezzi, sapevo che avevo qualcosa in più rispetto agli altri, e ci ho lavorato sopra. Volevo dimostrare sempre di più la mia fame.

 

È l’unico modo per rispondere sia alle critiche, sia alle pressioni.

 

Ne ho parlato spesso con Ciro Immobile. È uno dei miei amici nel calcio. Anche durante i suoi momenti di difficoltà, ci siamo sentiti. Gli ho detto che una carriera è fatta di alti e bassi, è successo anche a me. Credo che le critiche per lui siano eccessive, perché ha fatto tanto sia per la Lazio oltre ad aver dimostrato il suo valore a tutti gli appassionati. È normale che da lui si aspettino 30 gol all’anno: gli ho detto che è colpa sua, perché li ha abituati troppo bene! Vedo le sue partite ancora oggi: certo, sta segnando bene, ma ci mette l’anima anche quando il pallone non entra e lo fa fino alla fine.

 

Lui non smetterà mai di prendersi paura per i miei scherzi, non riesce proprio! In Nazionale l’ho tempestato. Anche se sa che sono nascosto dietro al muro, si spaventa comunque ahah!

 

Ci siamo conosciuti a Pescara. Io, lui e Verratti. Sinceramente non avremmo mai pensato di ritrovarci sul tetto d’Europa qualche anno dopo… per noi è stato un grande traguardo vincere insieme. Ricordo che una volta nevicò e rimandarono la partita. Eravamo in ritiro e iniziammo a giocare a nascondino per ingannare il tempo. Solo così potevamo fare! Ma il giorno dopo Zeman fece spalare il campo soltanto all’esterno e iniziò a farci correre per tutto l’allenamento! Abbiamo fatto un grande percorso insieme. Poi ci siamo divisi perché i nostri cartellini appartenevano a 3 squadre diverse: Marco è andato in Francia, io sono tornato al Napoli e Ciro ha iniziato il proprio giro rientrando alla Juventus. L’Europeo ci ha riportati per un mese, ogni giorno e tutto il giorno, insieme. Siamo sempre rimasti in contatto ma la Nazionale ci ha tenuto uniti.

 

Il percorso di quella squadra l’ho capito in un momento. Quando mi sono reso conto che, forse, potevamo farcela. Che anche le cose giravano bene. Che potevamo vincere.

 

Quando l’arbitro ha annullato il gol di Arnautović contro l’Austria. Siamo stati a poco, pochissimo dall’essere sbattuti fuori malamente agli ottavi di finale. C’è mancato veramente un niente. Invece ci siamo salvati e l’abbiamo ribaltata.

 

Ecco, lì mi sono detto che quando succedono queste cose, nel calcio e ovunque, gira dalla tua parte anche la fortuna. Te la devi cercare, sia chiaro, e noi ce l’abbiamo avuta. Lì ho capito che potevamo farcela: per arrivare in fondo… serve anche un po’ di culo!

 

Mi porto dietro il gol con il Belgio, ma mi porto dietro tutto. Quella sera ho spolverato il tiraggio: mi ha reso felice che sia entrato nell’immaginario. Lo hanno definito così i tifosi e i giornalisti, ma è nato tutto grazie ad Alessandro Del Piero. Da piccolo guardavo i suoi gol e provavo a emularlo. Da quel momento non ho smesso di provarlo, in allenamento come in partita. Lo faccio letteralmente ogni giorno. E quando entra, è festa. Ma non è il solo momento che ho dentro dell’Europeo: dall’ingresso a Coverciano fino alla parata con il pullman a Roma. Infatti auguro ai ragazzi che ci proveranno questa estate di coronare il loro sogno da piccoli.

 

«Sicuramente avrete il peso addosso. Neanche noi siamo partiti da favoriti, ma ci siamo stretti attorno l’uno con l’altro. Quando si va all’Europeo, tutto si bilancia. Si parte tutti da zero, dallo stesso punto. E poi avete un allenatore che vi farà stare sul pezzo, è il numero uno: ho fatto con lui un anno a Napoli e posso confermarvelo».

 

In cuor mio, certo che spero di essere con loro! Sono venuto in America per giocare a calcio e lo farò fin quando il corpo me lo permetterà. Accetto qualunque scelta del mister, l’ho sentito anche alcuni giorni fa per il suo compleanno. Tanti giocatori in MLS vengono chiamati in Nazionale, dall’Argentina fino alla Grecia. Quindi non vedo perché non crederci e non lavorare per provare a essere chiamato. Io sarò sempre a disposizione della Nazionale, accettando qualunque scelta verrà fatta. Ricevere una chiamata è sempre motivo d’orgoglio.

 

 

La scelta che ho fatto mi ha cambiato la vita. In Canada è tutto completamente diverso, e con la mia famiglia ci siamo abituati. Stiamo vivendo questa esperienza a 360°. Il primo giorno ho ricevuto un’accoglienza incredibile, ho subito sentito l’affetto della gente. E poi Toronto è piena d’italiani: partivo dall’altra parte del mondo e non sapevo cosa potessi trovare qui. Il primo impatto mi ha sbalordito con il suo calore. La differenza maggiore invece è il cibo: vengo da Napoli… sono abituato bene. Non usciamo molto a mangiare: ho trovato anche delle buone pizzerie, ma nei ristoranti mettono troppe salse!

 

Finalmente siamo riusciti a ingranare sul campo. Sono qui da un anno e mezzo, non abbiamo combinato molto. Ma adesso ci siamo, vogliamo riprenderci tutto.

 

E poi… guardate i due gol con cui ho aperto la stagione: tiraggiro contro il New England Revolution, tiraggiro contro Charlotte. Meglio di così…


CREDITS:
autore: Giacomo Brunetti; testo di: Lorenzo Insigne e Giacomo Brunetti; immagine di copertina: Shutterstock. immagini: Imago, Image Photo Agency, Shutterstock.