Io non ti lascerò mai

by Redazione Cronache

 

Ho trovato in garage le mie vecchie scarpette e le ho accarezzate.

Non ci ho pensato nemmeno un secondo, mi sono rituffato nei ricordi. Ora la giacca e la cravatta hanno preso il posto della maglietta e dei pantaloncini. I capelli folti e la barba incolta non ci sono più, adesso la mia testa è impeccabile. Già, quel ciuffo ribelle che saltava da una parte all’altra, che nei giorni infiniti a rincorrere il pallone puntava nella stessa direzione dei miei sogni. Chissà quante gocce di sudore sono volate nel vento, portandosi via le romantiche speranze di un ragazzotto di periferia che era stupido e incosciente, ma sinceramente innamorato.

Io non so come chiamate quella maledetta voglia di farsi male, quella voglia di rileggere le parole nere con cui avete scritto un capitolo della vostra vita che vi ha regalato un dolore dopo l’altro. Una dozzina di infortuni. La testardaggine di ripartire sempre, perché rialzarsi aveva il sapore della vittoria, anzi della rivincita nei confronti di un universo ingiusto, concentrato a buttare ostacoli nel percorso di un giovane calciatore. Sta di fatto che più le partite perse si accumulavano, più la determinazione cresceva dentro di me. Ad ogni rigore sbagliato soffrivo come un cane, ma tutto questo mi ha aiutato a diventare campione mondiale di “voltare pagina”. Più niente poteva abbattermi.

Ho impiegato una vita intera a rincorrere quel pallone che si ostinava a rotolare sempre più distante da me. Alla fine, ha vinto lui. Ma non significa che io mi sia arreso. Ho capito che il tempo è l’avversario più tosto con cui tutti prima o poi sono obbligati a fare i conti.

Ho impiegato una vita intera a rincorrere quel pallone che si ostinava a rotolare sempre più distante da me. Alla fine, ha vinto lui. Ma non significa che io mi sia arreso. Ho capito, semplicemente. Ho capito che il tempo è l’avversario più tosto con cui tutti prima o poi sono obbligati a fare i conti. E che la palla rotola lontano da te perché è destinata a finire tra i piedi di un altro ragazzino affamato di sogni. Questo è il mistero che nasconde il calcio, per me.

Ma ora basta. Un’ultima spolverata alle mie vecchie, inseparabili compagne di viaggio. Del mio meraviglioso, viaggio. Grazie di tutto.