L’Italia a Palermo, dai gol del Mancio alla qualificazione al Mondiale 2006

by Giuseppe Pastore
Italia a Palermo

Da Palermo a Palermo, dalla notte del 18 novembre 2019 in cui l’Italia uscì nel tripudio generale dopo il 9-1 all’Armenia alla serata da brividi contro la Macedonia del Nord. Il capoluogo siciliano è stato teatro di tante partite importantissime nella storia recente degli azzurri: così è giusto che il primo stadio italiano “tutto esaurito” dopo la pandemia sia proprio il Barbera, giovedì sera.

Italia-Malta 6-1, 24 marzo 1993

La Favorita di Palermo è lo stadio dove il Roberto Mancini calciatore ha vissuto la sua notte più bella in Nazionale, segnando la metà dei suoi soli 4 gol in 36 presenze in azzurro in questi 90 minuti contro il materasso Malta: una doppietta di testa, di certo non la sua specialità. È la partita più facile del faticoso percorso di qualificazione dell’Italia di Sacchi al Mondiale 1994: i maltesi sono sparring partner ideali per rimpinguare la differenza reti ed esaltare la buona vena di Signori e di uno scatenato Paolo Maldini. Di fronte ad avversari impresentabili sulle palle alte infieriamo con le reti di Dino Baggio e Pietro Vierchowod (al suo secondo e ultimo gol in azzurro). Il Mancio indossa la 10 e s’illude di poter ritagliarsi uno spazio tra i convocati per il Mondiale dell’anno dopo: rimarrà invece fuori dai 22 convocati e dovrà rassegnarsi a una carriera in cui non ha mai giocato un singolo minuto nella più importante competizione al mondo. E da allenatore?

Italia-Croazia 1-2, 16 novembre 1994

Dalle stelle alle stalle. È la notte più nera di Sacchi, fischiato dalla Favorita a quattro mesi dalla finale di Pasadena persa ai rigori contro il Brasile. Nel girone di qualificazione a Euro 1996 siamo stati sorteggiati solo con Nazionali ex jugoslave ed ex sovietiche: la Croazia non ha storia, ma un luminoso futuro. Commettiamo l’errore di sottovalutarla e cadiamo sotto i colpi di uno degli attaccanti più forti e sottovalutati degli anni Novanta, Davor Suker, punta di diamante di una squadra neonata che farà benissimo al Mondiale 1998. I vice-campioni del mondo giocano tutti malissimo: tra i più deludenti Baggio, Maldini e Pagliuca, svagati e sbadati, ma l’unico a salvarsi è il debuttante Paolo Negro della Lazio. Inizia qui il lungo addio di Sacchi dalla Nazionale e dal calcio di vertice: riuscirà a qualificarsi all’Europeo (non era un’impresa impossibile), ma l’eliminazione ai gironi accelererà il divorzio che si consumerà a dicembre 1996.

Italia-Norvegia 2-1, 4 settembre 2004

Dopo essere stati eliminati da Svezia e Danimarca agli Europei e aver perso in amichevole in Islanda, l’ennesima avversaria nordica degli azzurri desta qualche preoccupazione. E in effetti l’esordio ufficiale di Marcello Lippi inizia come peggio non si può: prendiamo gol da John Carew dopo quaranta secondi. Ma non facciamo nemmeno in tempo a pensare che l’esordio nel girone di qualificazione a Germania 2006 è in salita che il debuttante Daniele De Rossi, 21 anni appena compiuti, rimette subito le cose a posto con una zampata da centravanti. Inizia un lungo assedio alla porta del formidabile Johnsen che para tutto fino a dieci minuti dalla fine, quando viene anticipato sul primo palo dall’idolo locale Luca Toni, che ha recentemente riportato in serie A il Palermo dopo 31 anni: era entrato appena da sette minuti al posto di Miccoli. È il grande inizio di un biennio memorabile che culminerà in gloria a Berlino.

Italia-Slovenia 1-0, 8 ottobre 2005

L’altra faccia di Palermo, che un anno dopo ha solo fischi e rancore per Luca Toni, appena trasferitosi alla Fiorentina. Ma è una partita statisticamente importante perché è quella che vale la qualificazione aritmetica a Germania 2006, firmata di testa da un altro rosanero, Cristian Zaccardo. La grande protagonista è l’assistente francese Nelly Viennot che annulla ben tre gol (due agli azzurri, una alla Slovenia), e su almeno due i sospetti sono quantomeno leciti. Toni viene beccato in continuazione dal pubblico palermitano, ma fa ancora peggio un declinante Bobo Vieri, che nei cinque minuti in cui è in campo riesce a sbagliare due gol clamorosi: segnale di un declino inequivocabile, che lo terrà fuori dal Mondiale tedesco.

Italia-Azerbaijan 2-1, 10 ottobre 2014

Notte strana, agli albori della breve e intensissima gestione Conte. Un eroe assoluto, Giorgio Chiellini, al rientro in azzurro dopo il morso di Suarez in Uruguay-Italia del Mondiale brasiliano: doppietta e autogol nella stessa partita, per la prima e unica volta in carriera. Immobile e Zaza faticano a scardinare il bunker azero, quindi la risolviamo con un calcio piazzato, prima che l’inatteso autogol di Giorgione rimetta tutto in discussione. Chiellini sistema le cose con un’altra zuccata su assist di Giovinco, in una Nazionale a fortissime tinte juventine con ben 7 bianconeri in campo (oltre all’allenatore, ça va sans dire).

Italia-Armenia 9-1, 18 novembre 2019

L’ultima notte felice. Italia contro Armenia è l’ultima partita della Nazionale prima del tremendo 2020, che rivedrà gli azzurri in campo solamente a settembre, in una lunga serie di partite a porte chiuse. Con la qualificazione a Euro 2020 già in tasca, gli azzurri di Mancini danno spettacolo e centrano l’undicesima vittoria consecutiva, concludono il girone a punteggio pieno e tornano a segnare 9 reti nella stessa partita dopo 71 anni (ultimo precedente alle Olimpiadi di Londra 1948). La nuova stella è il romanista Nicolò Zaniolo, alla prima doppietta in azzurro: sembra la carta vincente per l’Europeo di giugno, ma la storia si metterà di traverso. Nel secondo tempo dilaghiamo in un clima da Secondo Tragico Fantozzi (“sembrava che avesse segnato anche Meret su calcio d’angolo”), un’atmosfera di festa mai sentita attorno a una Nazionale che storicamente ha sempre diviso invece di unire. Mancini ha fatto il miracolo: ha messo d’accordo tutti. Giovedì sera, ancora da Palermo, c’è da scrivere un nuovo capitolo.