I giovani con cui Spalletti può aprire un ciclo in Nazionale

by Lorenzo Cascini
Baldanzi

Non sono supereroi né super nomi, non salveranno l’Italia, ma forse potrebbero contribuire a portarla ai prossimi Mondiali. Questo sì. Se gestiti con tempo e calma. Toccherà a Spalletti valorizzarli e farli brillare, e anche ai loro club. Non ci sono i Bellingham, i Gavi e i Pedri, ma sul fronte dei giovani qualcosa si muove. E i risultati ottenuti in estate dalle nostre Under 19 e l’Under 20 non fanno altro che certificarlo.

Sono tutti figli di strade e storie diverse. C’è chi per affermarsi è dovuto emigrare, perché non è stato capito o chi invece è nato in Italia da genitori immigrati. Niente di nuovo. Quello che fa ben sperare è che alla Nazionale sono tutti molto legati e vorrebbero ‘vedere’ un Mondiale. Che sia una molla per ripartire con più fame. Il talento c’è, va però coltivato, fatto crescere e maturare. Ci arriveremo. E loro arriveranno, se gli daremo fiducia. 

Chi già brilla

Alcuni hanno già fatto vedere cose molto buone. Esterni di spinta, centrocampisti di inserimento e trequartisti estrosi. Giocano titolari e fanno vedere cose molto buone partita dopo partita. Qualche esempio? Udogie, Miretti, Baldanzi, Scalvini e ce ne sarebbero tanti altri da fare. 

Vediamoli uno per uno. Il primo gioca e domina la fascia nel Tottenham di Postecoglu. Ha anche grandi qualità tecniche, nelle giovanili faceva la mezzala e l’esterno alto. Si vede. Lo scorso anno dopo la vittoria dell’Udinese a Monza, in tribuna stampa rimasero tutti a bocca aperta perché Mancini non lo aveva chiamato. È successo anche più avanti, lui ha continuato a stupire. E lo ha chiamato Conte. Venti milioni all’Udinese per un ragazzo – classe 2002 –  che ha tutte le carte in regola per prendersi il futuro. 

Per Miretti il discorso è simile. Altro ruolo, altre qualità ma stessa capacità di rubare l’occhio. Ha stretto Allegri che lo ha buttato dentro sia in Champions che in campionato. Quest’anno poteva andare in prestito, ma lo hanno tenuto. Non serve andare a giocare altrove. È già pronto per la Juve. 

Anche Baldanzi è rimasto dov’era, all’Empoli, nonostante il telefono in estate sia squillato più volte. Si ispira a Dybala, è un metro e settanta di grinta, tecnica e fantasia. Lo ha fatto vedere in A lo scorso anno e al Mondiale U20. Spalletti lo conosce bene e ne è consapevole. Scalvini è uno della stessa pasta. Si è imposto subito in A, nonostante abbia poco più di vent’anni. Gioca dietro, ma anche in mezzo. A Gasp piace da matti, a Mancini anche. Sarà uno dei punti cardine dell’Italia della ripartenza.

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All’estero in cerca di fortuna

Anche qui la lista è lunga. Italiani emigrati fuori dal confine per mettersi in mostra, subito con i grandi. Della serie: «In Italia non c’è spazio?». Bene, ce lo creiamo da soli. Da Ndour a Casadei e Gnonto di esempi ce sono, anche qui, a bizzeffe. 

Ndour oggi gioca al PSG, ma ha incantato a Benfica strappando applausi e stracciando record. È stato il più giovane esordiente nella storia del club con la seconda squadra, con cui ha dominato la Youth League di due anni fa. Classe 2004. Ha falcata, fisico e gamba. Ne sentiremo parlare.

Casadei e Gnonto hanno scelto invece l’Inghilterra. Il primo è stato comprato dal Chelsea, ma si sta mettendo in mostra nel Leicester di Maresca, primo in Championship dopo quattro giornate. Ha tutto per diventare grande, capisce il gioco, sa inserirsi, ha fisico ed è forte di testa. Willy è uno di quelli che si è ritrovato titolare nell’Italia quasi senza sapere neanche lui come e perché. Ma non ha sfigurato, anzi. Ha dimostrato di saperci e poterci stare. Come un anno prima dimostrò all’Inter, che non ha creduto in lui al momento del salto, di poter diventare giocatore. Bastava crederci. È andato a Zurigo ed è diventato uno spacca partite: scatti da centometrista, sempre a portata di dribbling. Poi il Leeds. Si troverà con Casadei da avversario, in attesa di condividere lo spogliatoio in azzurro. Quello dei grandi però. 

Ovviamente non sono gli unici. Ed è un buon segnale. Spalletti avrà tanto da studiare, per poi costruire, con tempo e pazienza, l’Italia che verrà. Le basi sembrano essere più che buone.