Storia dei bomber italiani d’America

by Giuseppe Pastore

Federico Bernardeschi ci ha messo solamente trentuno minuti per adattarsi al nuovo livello che si è scelto per proseguire la carriera: gol e assist nel primo tempo contro Charlotte, all’esordio con Toronto nel massimo campionato statunitense. Anche se poi ha perso la Coppa Nazionale del Canada contro un allenatore della sua vecchia città, Firenze. A questo punto, lui e Lorenzo Insigne potrebbero porsi un obiettivo molto ambizioso: scalare il podio dei massimi goleador italiani della storia della Major League Soccer, al momento dominato da tre altri ex juventini di grande successo su entrambi i lati dell’Atlantico. Ma vediamo chi occupa le prime posizioni della classifica cannonieri degli italiani d’America.

Gli italiani che hanno segnato più gol in Major League Soccer

68 gol – Sebastian Giovinco (Toronto FC)

Riserva della Juventus, a 28 anni Sebastian Giovinco, la Formica Atomica decise di piantare la serie A e, nel pieno della carriera, maturò la classica “scelta di vita” (non solamente economica). Il campo disse che si trattò della scelta giusta: 68 gol e 41 assist, campione MLS nel 2017, capocannoniere, miglior assist-man e naturalmente anche MVP del torneo nel 2015, unico italiano a potersi fregiare del titolo. A Toronto, dice la leggenda, era popolare come Lebron James. Nonostante gli eccellenti risultati, le porte della Nazionale restarono chiuse per sempre: e forse, se non proprio a Conte per gli Europei 2016, sarebbe potuto tornare utile perlomeno a Gian Piero Ventura nel biennio successivo…

34 gol – Marco Di Vaio (Montreal Impact)

Nel 2012 Marco Di Vaio andò a rimpolpare la già nutrita colonia italiana di stanza a Montréal: Matteo Ferrari, Bernardo Corradi, l’ex compagno di giovanili alla Lazio Alessandro Nesta e più avanti anche Matteo Mancosu, trasmigrato dal Bologna di Joey Saputo ai Montréal Impact… di Joey Saputo, e compagno di reparto nientemeno che di Didier Drogba. Non gli riuscì di vincere la MLS, ma contribuì eccome alla conquista di due Canadian Championship (una specie di Coppa del Canada) nel 2013 e nel 2014.

12 gol – Giuseppe Galderisi (Tampa Bay)

A metà anni Novanta il piccolo grande “Nanu” Galderisi fu uno dei primi italiani a tentare la strada del soccer, convinto dal suo ex compagno al Padova Alexi Lalas, pittoresco difensore centrale e perfetto ambasciatore della nascente MLS. Dopo una prima esperienza sfortunata ai New England Revolution a Boston, Galderisi segnò 12 gol in due stagioni in Florida, confortato dal clima molto più gradevole («Fu come passare da Torino a Catania») dove divise lo spogliatoio con l’ormai lentissimo ma comunque leggendario colombiano Carlos Valderrama.

6 gol – Roberto Donadoni (New York Metrostars)

Donadoni fu il primo grande nome del calcio italiano a varcare l’Atlantico per atterrare nella Grande Mela, dov’era stato preceduto un anno prima dall’ex difensore di Juventus e Genoa Nicola Caricola. Nella primavera 1996, dopo aver segnato contro la Fiorentina uno dei tre gol che danno aritmeticamente al Milan il 15° scudetto, si stabilì a New York e ci rimase un anno e mezzo: sarebbe dovuto partire già a febbraio dopo aver trovato l’accordo con il general manager dei Metrostars Charlie Stillitano, ma il Milan era riuscito a raggiungere un gentleman’s agreement per liberarlo a fine stagione. L’allenatore era il sudafricano Eddie Firmani, ex attaccante di Inter e Sampdoria negli anni Cinquanta, e la squadra era davvero scarsa: il primo anno mancò di poco la qualificazione ai play-off e il secondo anno arrivò addirittura ultima. «Il problema era tattico: in campo mi sentivo l’autista del pullman che sistema i compagni». Per lui 6 gol, la metà dei quali grazie a splendidi calci di punizione.

Breve menzione per tutti quelli che hanno segnato meno di cinque gol: a quota 4 Bernardo Corradi (Montréal), a quota 3 Marco Donadel (ancora Montréal), a quota 2 Daniele Paponi (sempre Montréal) e Nicola Caricola (New York Metrostars), a quota 1 – oltre a Bernardeschi – anche Giuseppe Rossi (Salt Lake City), Andrea Pisanu (Montréal), Antonio Nocerino (Orlando City), Andrea Pirlo (New York City) e Matteo Ferrari (Montréal). All’asciutto infine, oltre ai portieri (Cudicini, Mannone, Tornaghi e Walter Zenga) e agli ultimi arrivati Chiellini, Criscito e Insigne, anche Gabriele Corbo e Alessandro Nesta. Per amore della verità, merita un approfondimento la parabola al contrario di Nicola Caricola, sfortunatamente passato alla storia dei New York Metrostars dalla parte sbagliata, a causa di un rocambolesco autogol in una delle sue prime partite, contro i New England Revolution. A quindici secondi dalla fine, sul risultato di 0-0, con gli shoot-out alle porte (antenati dei rigori: nella primissima MLS il pareggio non era contemplato), intervenne come peggio non poteva su una corta respinta del suo portiere Meola, imprimendo alla palla un’incredibile traiettoria a pallonetto che lasciò sconcertati i 50mila del Giants Stadium. E i Metrostars, che non vinsero mai un titolo fino al cambio di denominazione in New York Red Bulls, rimasero per sempre vittime dell’incantesimo della “Caricola’s Curse”.