Chi era Jimmy Greaves, l’unico attaccante che segnava più di Haaland

by Matteo Lignelli
Jimmy Greaves chi era

Il Manchester City è già campione d’Inghilterra e affronterà l’Inter in finale di Champions League, ma Erling Haaland ha anche un altro grande obiettivo personale per cui lottare dopo una prima stagione da record in Inghilterra. Certo, non sarà facile. Con 36 gol in 34 partite si è messo alle spalle tutti i più grande marcatori del campionato inglese, tranne uno: Jimmy Greaves che nel 1960/1961, quando giocava al Chelsea, ne aveva segnati 41. Altri tempi, e non è un modo di dire visto che la prima divisione del campionato inglese ancora non si chiamava Premier League.

Al netto della volontà di Guardiola di dare spazio a chi ha giocato meno, Haaland ha ancora a disposizione due partite per raggiungerlo, entrambe in trasferta contro Brighton e Brentford, in cui deve segnare cinque gol. Difficile, ma non impossibile per uno come lui. Ma anche rientrare nel ristretto club di chi ne ha segnati 40 in un singolo campionato non sarebbe male.

Jimmy Greaves, l’unico attaccante in grado di segnare più di Haaland

Jimmy Greaves, scomparso nel 2021, è stato uno dei più grandi attaccanti inglesi della storia. Per molti anche il più grande. Un concentrato di tecnica e fiuto del gol. Nato a Londra nel 1940 da padre autista della prima metropolitana e cresciuto nel quartiere orientale di Dagenham, ha frequentato la scuola calcio locale prima di essere adocchiato dal Chelsea. Per lui il legame con la città è sempre stato fondamentale. Del resto se si esclude la burrascosa avventura al Milan, ha giocato solo a Londra, con Chelsea, Tottenham e West Ham. Prima di finire la carriera nelle serie minori, rovinato dall’alcol.

In tutto ha segnato 366 reti in 528 partite e 44 in 57 presenze con la Nazionale inglese, con cui ha vinto il Mondiale del 1966 anche se un infortunio gli ha impedito di scendere in campo nelle sfide decisive. Tra le tante statistiche, spicca la capacità di segnare in ogni gara d’esordio che ha giocato. Compresa quella con il Chelsea, a 17 anni. La squadra che gli ha dato modo di mettere insieme 100 gol già prima dei 21 anni e di fissare nel 1960/61 il record di 41 gol in un singolo campionato, un primato a cui da 62 anni gli attaccanti migliori d’Inghilterra danno la caccia.

Dal 1961 al 1970 ha giocato col Tottenham e ha fatto la storia del club, segnando una doppietta nella finale della Coppa delle Coppe, a Rotterdam contro l’Atletico Madrid, nel 1963. Di quello che accadrà dopo, negli anni Settanta, ne parliamo tra un attimo.

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Le liti con Nereo Rocco al Milan

Prima di arrivare agli Settanta, la parte più drammatica della storia di Jimmy Greaves, quella compromessa dalla dipendenza per l’alcol, conviene fare un passo indietro. Tra le due lunghe avventure londinesi con Chelsea e Tottenham, infatti, c’è un viaggio in Italia, al Milan, finito molto male. Non tanto in campo, dove ha segnato 9 gol in 10 gare, quanto nello spogliatoio visto che Nereo Rocco non tollera i suoi eccessi. «Un grande allenatore, ma anche un pazzo furioso»: così lo descriverà Greaves, che ha spesso e volentieri giudicato un errore il trasferimento al Milan. «Una volta, durante un allenamento, mi scoprì al bar del campo di allenamento mentre sorseggiavo una birra e fumavo una sigaretta» ha raccontato.

Così, dopo l’ultima sfuriata prima della gara contro la Juventus, viene messo fuori squadra. Per non caricarlo di pressione – si fa per dire – il Tottenham lo paga 99.999 sterline (un record per i club inglesi del tempo) anziché fare cifra tonda sborsandone 100.000.

jimmy greaves tottenham

Jimmy Greaves (al centro) e la sua famiglia nel 2017

«Per colpa dell’alcol ho perso gli anni Settanta»

In quella birra a bordo campo a Milano, e in quelle, molto più numerose, nei pub inglesi c’erano già i segnali di una dipendenza che lo rovinerà. «Ho perso completamente un decennio» ammetterà in un’intervista a proposito del periodo tra il ’72, quando da 31enne lasciò il West Ham, e il ’77. Lontano dal calcio e dalla famiglia, dalla moglie Irene, distrutto per la perdita del figlio Jimmy Junior, il secondogenito. Intervallando gli incontri con gli alcolisti anonimi ad alcune esperienze in squadre minori. Nella sua biografia ha raccontato di essere arrivato a bere anche 20 birre al giorno, e di essersi trovato a vendere maglioni per sopravvivere, ma anche della fine della dipendenza nel 1978.