Juan Román Riquelme: quando la gloria è conseguenza dell’eleganza

by Cesare Ragionieri

di Cesare Ragionieri

Juan Román Riquelme è stato un artista del pallone. Uno di quei giocatori la cui fantasia e classe erano al di sopra della realtà. In Argentina molti calciatori sono stati etichettati come “nuovo Maradona”: anche lui ci è finito dentro, ma El Mudo è stato tutt’altro calciatore rispetto al Pibe de Oro. Con lui è lecito parlare di genio, ma anche di sregolatezza: non tanto per come si comportava fuori dal campo, ma per quella scelta di lasciare l’Europa quando questa lo stava accompagnando nell’Olimpo del calcio. Di questo Riquelme non si è mai pentito. Perché per lui la fama era secondaria. Il suo unico fine era quello di divertirsi e far divertire coloro che hanno avuto la fortuna di vederlo all’interno di un campo da calcio. La sua eleganza non era volta all’alloro: essa stessa era già l’alloro.

La storia

Nato a San Fernando, nei sobborghi di Buenos Aires, il 24 giugno 1978, è il maggiore di undici fratelli. Juan Román muove i primi passi nel settore giovanile dell’Argentinos Juniors assieme ad un altro grande talento dell’Albiceleste, Fernando Redondo. In quegli anni gli affibbiano l’appellativo di “nuovo Maradona”, che lui rifiuta fin da subito. Non soltanto perché in campo sono due calciatori diversi, ma anche e soprattutto per il carattere. Soltanto una cosa li accomuna: l’immensa classe.

Nel 1995 sembra ad un passo dal trasferimento al River Plate, ma i rivali del Boca Juniors si inseriscono in extremis e chiudono l’affare sulla base di 800.000 pesos. Appena un anno dopo, il 10 novembre del 1996, Riquelme gioca la sua prima partita da professionista contro l’Unión de Santa Fe e appena due settimane dopo, nel rotondo 6-0 del Boca all’Huracán, timbra il suo primo gol nel calcio dei grandi.

La sua prima esperienza con gli Xeneizes dura fino al 2002: in quelle stagioni Riquelme continua a far vedere l’immenso talento che lo contraddistinguerà per tutta la carriera. Il 25 ottobre del 1997, nel Superclasico tra Boca e River, sostituisce Maradona nella sua ultima partita della carriera. E nei mesi successivi la squadra di Bianchi diventa partita dopo partita la squadra di Riquelme. Il Boca domina e si aggiudica il torneo Apertura: è il primo titolo dopo 6 anni e si ripete anche nei mesi successivi, vincendo anche il torneo di Clausura. Nel segno di Juan Roman.

Nel 2000 arriva la svolta della carriera di Riquelme. Vince per la prima volta la Coppa Libertadores e successivamente si aggiudica la Coppa Intercontinentale contro il Real Madrid per 2-1. Memorabile l’assist a Martin Palermo per il 2-0: un lancio telecomandato di 40 metri dalla propria metà campo. Classe al potere. L’anno successivo arrivano i bis in Copa Libertadores e nel torneo di Apertura. Tutto è pronto per il grande salto, che arriva puntuale nell’estate del 2002.

Juan Román in Europa

L’approdo in Europa è al Barcellona di Louis van Gaal, ma il primo anno in un calcio completamente diverso rispetto a quello a cui è abituato non va nel verso giusto. Raccoglie appena 30 presenze e il rapporto con il tecnico olandese non decolla mai. Nel destino di Riquelme, tuttavia, c’è ancora la Spagna. Lo vuole il Villareal, su volere di Benito Floro e Manuel Pellegrini. È la scelta giusta. Con il Sottomarino Giallo gioca dal 2003 al 2007, arrivando all’appuntamento del Mondiale in Germania ad un livello calcistico spaventoso. Forse, in quel momento, è il centrocampista più forte al mondo.

Sviluppa un’intesa notevole con Diego Forlan, che beneficerà tante volte delle creazioni dell’argentino. L’uruguaiano, forse più di tutti gli altri compagni, ne conosce perfettamente pregi e difetti. Di lui dirà:

«Noi non giocavamo a calcio per avere amici o per dare il cinque a chiunque. Noi giocavamo per vincere. Lui era molto introverso, ragazzo leale da una famiglia composta di nove o dieci bambini. Adorava i suoi fratelli e le sue sorelle. Era molto difficile entrare nella sua cerchia, ma, una volta dentro, avevi un amico fedele».

Il rimpianto più grande

In quella stagione trascina gli spagnoli fino alla semifinale di Champions League. L’avversaria è l’Arsenal, che vince la partita d’andata ad Highbury per 1-0. Nel ritorno del Madrigal El Mudo ha la grande occasione per portarsi sull’1-0 all’88 e portare la partita ai supplementari, ma il suo calcio di rigore viene respinto dal numero uno dei Gunners, Jens Lehmann. Fine dei sogni di gloria: in finale ci va l’Arsenal, che perderà contro il Barça di Ronaldinho.

Finisce anche la storia d’amore con il Villareal: nel dicembre 2006 viene messo fuori rosa in seguito a dissapori con il tecnico Manuel Pellegrini. È l’anticamera del suo ritorno in Argentina. Dove? Non serve scriverlo.

La seconda giovinezza

Il Boca Juniors, nel destino. Sempre. Nella sua seconda vita agli Xeneizes – durata per 7 stagioni – Riquelme vince due titoli di Apertura e una Copa Libertadores. Negli ultimi anni di carriera, Juan Román vive una seconda giovinezza. Una miracolosa rinascita, come una divinità. Perché nel cuore dei tifosi del Boca, questo è Roman.

Il suo fisico cede sempre di più, ma i suoi piedi non invecchiano mai e continuano a produrre sinfonie meravigliose. Le punizioni che calcia, come quella nell’ultimo Superclasico contro il River, raccontano il disumano equilibrio tra l’eleganza e l’ira funesta. Alcuni suoi assist, che per qualcuno hanno la parvenza di un pallone che rotola da un punto all’altro del campo, non sono che lampi di genio. Infine il dribbling, il gesto tecnico che più ha incantato e che rende omaggio al movimento dell’oggetto che, più di ogni altro, ha amato: il pallone.

«Il calcio mi ha dato tutto. Proprio come una bambina ama le sue bambole, il miglior giocattolo che ho mai avuto è stato il pallone. La persona che lo ha inventato è un vero eroe: nessuno lo può superare».

Il cerchio che si chiude

Nel luglio del 2014 lascia il Boca Juniors e annuncia il suo ritorno all’Argentinos Juniors, la società in cui ha mosso i primi passi da ragazzo. Come un cerchio che si chiude. L’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di riportate il club nella massima divisione dopo la retrocessione.

Dopo una sola stagione, l’obiettivo di Riquelme è raggiunto e l’Argentinos torna nella serie maggiore del calcio argentino grazie (anche) alle sue giocate. A 36 anni è arrivato il momento di dire addio al pallone. Il 25 gennaio, Juan Roman annuncia a ESPN il ritiro dall’attività agonistica.

Come si può sintetizzare la carriera di Juan Román Riquelme? Ci viene in soccorso Jorge Valdano, attaccante dell’Argentina campione del mondo nel 1986, che saputo riassumere il concetto in poche parole:

«Chiunque, dovendo andare da un punto A ad un punto B, sceglierebbe un’autostrada a quattro corsie impiegando due ore. Chiunque tranne Riquelme, che ce ne metterebbe sei utilizzando una tortuosa strada panoramica, ma riempiendovi gli occhi di paesaggi meravigliosi».