Juventus, Chiellini: “Da piccolo tifavo Milan. Provavo a saltare la scuola per giocare a calcio”

by Redazione Cronache

Un passato da tifoso milanista, con Maldini nel cuore e un fratello bianconero in casa, ma anche i perchè delle sue esultanze da gorilla o discorsi di sogni e paure legate al calcio. Giorgio Chiellini, fermo a una presenza in questa stagione causa infortunio, ha parlato a cuore aperto ai microfoni di TuttoJuve.com:

DA BAMBINO – «Quando ero piccolo, delle mattine non avevo voglia di andare a scuola. Quindi mi svegliavo e provavo a inventarle tutte per restare a casa, e mia mamma mi diceva: “Certo Giorgio, se non vuoi andare a scuola non ci andare, ma non vai nemmeno a calcio”. E io ci andavo. Se uno vuole riesce a far coincidere tutto, io a volte studiavo la sera perché riuscivo meglio. Mia mamma mi diceva di farle quanto volevo, l’importante era farlo».

TINTE ROSSONERE – «Da bambino ero tifoso del Milan, purtroppo, poi sono migliorato, crescendo sono diventato più intelligente. Ed era Maldini il mio preferito. Io ho un fratello gemello, lui era juventino e non potevo tifare la sua stessa squadra. Potete immaginare quando a 20 anni mi ha comprato la Juve la felicità di mio fratello. E da quando sono qui è stato subito amore e ora penso sia difficile trovare uno più juventino di me sulla terra».

L’ESULTANZA – «Gli animali mi piacciono, ma il gorilla è duro da avere in casa. Volevo un’esultanza che mi caratterizzasse e non fosse usata da qualcun altro. Volevo fare Hulk, ma lo faceva già Adriano, quindi avevo deciso di fare King Kong. Poi mi è piaciuta ed è andata avanti così».

L’INIZIO – «”La certezza di arrivare in Serie A purtroppo non ce l’hai. Cominci a giocare poi non sai dove puoi arrivare. Capisci di essere bravino, poi devi migliorare sempre. Un sacrificio che ho patito un po’ era da adolescente, quando i miei amici uscivano e io invece ero già in ritiro con il Livorno. Quello un po’ mi dispiaceva e la cosa più brutta è stato il viaggio post maturità. I miei amici erano andati in viaggio tutti insieme e io invece ero ad allenarmi».

LA PAURA – «Ho paura tutte le partite, ma bisogna trasformare la paura in qualcosa di positivo. Se uno non ha paura è un po’ incosciente. Un po’ di paura è positiva, perché permette di essere concentrato e rendere meglio. La fortuna è che la paura ti passa e fai quello che sai fare meglio. Ora che sono più vecchietto è più facile, da giovane la sfogavo con qualche fallo di troppo. Ora gestisco meglio l’emozione e sono più tranquillo anche in campo».