La coppia gol più inaspettata d’Europa

by Francesco Pietrella
kagawa

Sblocchiamo un ricordo a chi è nato negli anni Novanta, anche un po’ prima. I Tokio Hotel. Ve li ricordate, no? Quattro ragazzi tedeschi con l’eyeliner e i capelli lunghi. Band dalla musica punk con un gran successo tra il 2007 e il 2010. Bill Kaulitz, il frontman dai capelli nero corvino sparati in alto, una volta ha detto che uno dei suoi giocatori preferiti è Shinji Kagawa.

Kagawa al Sint-Truiden

 Eccolo lì l’altro ricordo, perché ovviamente vi starete chiedendo che fine abbia fatto quel giapponese elegante dai filtranti precisi, la classe di Ozil, il fisico esile e un sms di Mourinho conservato tuttora tra i preferiti: «Sono José, ti stimo, verresti al Real?». Poi è andata come è andata, ma c’è stato un tempo in cui Kagawa era la stella di Dortmund, richiestissimo dalle big di mezza Europa e pupillo di Klopp. E adesso? Dopo Besiktas, Real Saragozza e Paok, è finito a giocare al Sint-Truiden, città fiamminga di quarantamila abitanti. Accanto a lui c’è un altro Shinji, anche lui giapponese, anche lui da cartoline: Shinji Okazaki, punta del Leicester campione d’Inghilterra con Ranieri. 

Giapponesi in Belgio, perché?

Colonia giapponese in Belgio quindi, perché oltre ai due Shinji ci sono Daichi Hayashi, Daiki Hashioka e Daniel Schmidt. Il Sol Levante a St-Truiden, come mai? Facile: nel 2017 il club è stato acquistato per l’80% dalla DMM.com, un sito di E-commerce giapponese con tremila dipendenti che vanta più di 35 milioni di iscritti. Insomma, idee e fondi. Progetti. L’ultimo ha portato in Belgio due tra i calciatori più importanti di Tokyo e dintorni, stelle soprattutto fuori dal Giappone. Anche gli altri hanno storie curiose: Daniel Schmidt, madre giapponese e papà tedesco, è nato a Springfield, Stati Uniti, e da ragazzino giocava a pallavolo. Centrocampista dai piedi ruvidi, è diventato un portiere perché un giorno, tra i pali, ne mancava uno. Il resto è storia. È il numero 1 del Truiden dal 2019. Hashioka invece, difensore centrale, viene da una famiglia di sportivi: suo cugino pratica atletica, mentre suo fratello è un centrocampista dell’Elise Tokyo. Da giovani i due erano così popolari che stampavano il loro volti sulle scatole dei biscotti. Gli Inzaghi del Giappone.  

Okazaki, l’uomo del miracolo

Okazaki si conosce. È stato uno degli eroi di Leicester, 5 gol nell’anno del miracolo 2016. Figlio di una ex tennista di doppio, soprannominato Samurai per via dello sguardo inquisitorio, sempre serio, una volta ha raccontato un bell’aneddoto sul Ranieri furioso: «Era così arrabbiato che frantumò un phon nello spogliatoio, davanti a tutti. Eravamo sotto di un gol con il Newcastle». È il terzo marcatore della storia del Giappone con 50 gol, dietro l’highlander Miura, in campo a 55 anni con i Suzuka Point Getters, e Kunishige Kamamoto, primo con 75 squilli. Inoltre è quarto per numero di presenze (119) e il secondo giapponese più prolifico della Bundesliga con 37 gol. Serve dire il primo? Beh, Shinji Kagawa. 

I due Shinji nelle Fiandre

Kagawa e Ozakazi, 33 e 36 anni, vogliono fare le cose per bene. Ai tempi del Borussia Dortmund Shinji stregava tutti, soprattutto Klopp, che il giorno in cui capii che il suo pupillo sarebbe andato allo United scoppiò in lacrime. «Abbiamo pianto per venti minuti». Da bambino giocava a baseball, sport popolare in Giappone, poi si è specializzato nel pallone, numero 10 di eleganza e classe. Un principino del calcio sempre pronto a mandare in porta i compagni. Stella a Dortmund, 60 gol e 4 trofei, male a Old Trafford, icona in nazionale, dove ha vinto la Coppa d’Asia del 2011 con Alberto Zaccheroni. «Lo consiglio a tutte le big italiane», disse Zak dieci anni fa. Quando i Tokio Hotel andavano di moda.