Schmeichel: jazz, pallamano e famiglia. Ora il Nizza

by Redazione Cronache
Kasper Schmeichel

«Il Leicester è il club in cui sono cresciuto di più, mi sono sentito a casa». A casa di Jamie Vardy, in quel famoso party poi divenuto jingle, Kasper Schmeichel però non c’era: «Ho deciso che avrei trascorso la giornata con la mia famiglia, non volevo guardare Chelsea-Tottenham». Poi quella sera il Leicester diventa campione d’Inghilterra e ora che Schmeichel lascia le Midlands, undici anni dopo, è tutto più strano. Delle Foxes non restano che Vardy e Marc Albrighton. Il portiere e capitano s’è trasferito in Francia, al Nizza, che ha provato ad acquistare dal Mönchengladbach lo svizzero Yann Sommer, connazionale del nuovo tecnico Lucien Favre, che a sua volta ha preso il porto di Christophe Galtier, finito al PSG. Poi i rossoneri hanno virato su Schmeichel. Domino: il danese prende il posto di Walter Benítez, argentino, che 188 partite in sei anni di Costa Azzurra.

Schmeichel, jazz e Champions

Kasper Peter Schmeichel nasce il 5 novembre 1986 a Copenhagen. Sin da piccolo fa il portiere, ma di pallamano, come ha del resto iniziato suo padre Peter. Che nel 1999 è allo Sporting, per cui Kasper gioca in Portogallo, all’Estoril, sua prima squadra. Nel 2002 Peter va al Manchester City. Suona particolare per lui, Peter Bolesław Schmeichel, figlio di un’infermiera danese e un jazzista polacco, che aveva già giocato otto anni allo United di Sir Alex Feruson (in un’occasione l’ha pure battuto fuori rosa). Ora, Schmeichel senior a Manchester vince tanto: 5 Premier, varie coppe, una Supercoppa UEFA e ovviamente la Champions League coi Red Devils a Barcellona, nel 1999, in un modo folle, quando cioè Sheringham (91’) e Solskjær (93’) ribaltano il Bayern Monaco. Poi Peter è stato tre volte miglior calciatore danese, e in questo suo figlio Kasper lo batte: quattro, tra 2016 e 2020, cioè tra la Premier League che festeggia col Leicester di Ranieri e le prime 400 presenze col club. In tutto sono 479, è il terzo primatista di sempre delle Foxes, con cui ha giocato dalla Championship alla Champions League. Su tutte, due parate simbolo: il rigore deviato a N’Zonzi che porta il Leicester ai quarti di Champions e l’assurdo salvataggio su Mount in finale di FA Cup 2021, vinta con gol di Tielemans.

Danimarca, WWF e Caicedo

Quella degli Schmeichel è una leggenda di famiglia. Legacy: con la Danimarca, 205 presenze in due (121 Peter, 84 Kasper) e un gol, il rigore segnato dal primo nel 2000 al Belgio. Peter vince da protagonista l’Europeo 1992, Kasper nel 2021 si ferma in semifinale con l’Inghilterra: k.o. 2-1, nonostante Damsgaard. Prima che calciatore, Peter faceva il turnista in una fabbrica tessile, poi le pulizie in una casa di riposo, infine ha lavorato per WWF e come piastrellista presso il suocero. Kasper ha convissuto con la scomoda parentela a lungo. A gennaio 2006 è in quarta serie inglese, al Darlington, poi al Bury, nel 2007 in Scozia al Falkirk, ancora Cardiff e Coventry. In tutto questo resta di proprietà del Manchester City, che lo cede definitivamente solo ad agosto 2009, per circa un milione di euro al Notts County. In tutto, Schmeichel junior ha giocato 10 partite coi Citizens, tra cui un k.o. per 3-1 contro il Racing Santander in Coppa Uefa a dicembre 2008. Il tecnico degli inglesi è Mark Hughes e quella sera il gol della bandiera è di Felipe Caicedo (sì, l’ex Lazio, Genoa e Inter). Per il resto, Schmeichel è riserva: prima dello svedese Isaksson, poi dell’irlandese Shay Given e dell’ex torinista Joe Hart. Così, a 23 anni, il danese saluta definitivamente Manchester.

«Mi sono pentito dopo tre settimane»

A questo punto, Kasper Schmeichel gioca un anno al Notts County e nel 2010 firma un biennale col Leeds United, sempre in Championship: «Mi sono pentito di aver accettato, dopo tre settimane». Poi arriva il Leicester. Se si trasferisce al Leicester, il 27 giugno 2011, è merito di un altro svedese: Sven-Göran Eriksson, che l’ha già allenato al City. Ora l’addio, a 35 anni, da capitano e leggenda del club. Kasper Schmeichel lascia, sì, ma dopo essersi riempito la bacheca: la sopracitata Premier League, una FA Cup e il Community Shield. Nessuno, nei 138 anni di storia del Leicester, ha vinto di più. Pure per questo, dopo il ritiro di Wes Morgan, è stato capitano delle Foxes. Dalla quarta serie inglese alla Champions League, che storia. Tipo Danish Dynamite nel 1992. Against all odds.