Infinito Kazu Miura, da Holly e Benji al ritorno in campo a 55 anni

by Matteo Lignelli
Kazu Miura

Yōichi Takahashi è un disegnatore giapponese di 61 anni famoso soprattutto per la serie a fumetti Capitan Tsubasa, che in Italia conosciamo meglio con il nome di Holly e Benji e soprattutto per il cartone animato tratto dal manga. Ecco, Takahashi ha ammesso più volte che per il personaggio di Holly, Oliver Hutton, non ha lavorato troppo di fantasia, ma si è ispirato a un noto calciatore del suo Paese. Ancora in attività. Com’è possibile? Chiedetelo a Kazu Miura, leggenda del pallone nipponico che ha iniziato una settimana fa, il 13 marzo, la sua 37esima stagione da calciatore. A 55 anni, infatti, ha accettato la proposta dei Suzuka Point Getters, squadra della quarta divisione dove allena il fratello Yasutoshi, che è anche il general manager club ed è solo un anno più anziano di lui.

Cercare fortuna in Brasile

C’è un momento nella storia di Holly e Benji in cui il primo si sposta in Brasile per diventare un giocatore professionista. Tutto questo nella vita di Kazu Miura, attaccante come lui, succede davvero, sempre a fianco del fratello Yasutoshi, e sarà proprio quel viaggio ad accendere l’immaginazione di Takahashi mentre lavora al suo fumetto. Prima “King Kazu” approda al Clube Atletico Juventus, società di San Paolo, successivamente al Palmeiras. Era il 1982 quando è partito, pensare che è ancora in attività fa impressione. In Brasile resta fino al 1990, passando alla Sociedade Esportiva Matsubara e poi al Clube de Regatas Brasil e al XV de Jau (nel campionato di San Paolo), dove segna al Corinthians. Ovviamente è il primo giapponese a farlo. Prima del Santos, con cui firma nel 1990 (11 presenze e 3 gol), c’è il Coritiba che gli permette di vincere il campionato dello Stato di Paraná. A quel punto l’obiettivo è raggiunto, perché quando torna in Giappone viene accolto come una star. Era fuggito lasciando un gruppetto di squadre dilettanti che avevano i nomi delle aziende più importanti della Nazione (Mazda, Toshiba, Hitachi e così via), ritorna quando le cose stanno iniziando a cambiare.

Kazu Miura in Italia e la Gialappa’s

Sono infatti gli anni in cui si sviluppa la J-League. Quando viene lanciata, nel 1993, lui è l’uomo copertina e porta il Verdy Kawasaki di Tokyo a conquistare i primi due titoli nazionali. Giocherà in Giappone per 14 anni e mezzo, acquisendo una popolarità unica che gli permette di partecipare anche ai Mondiali di calcio a 5 del 2015 e di comparire in due episodi del famoso cartone animato “Detective Conan”. In Nazionale ha giocato 89 volte vincendo la Coppa d’Asia nel 1992 e segnando 55 reti, il secondo miglior marcatore di tutti i tempi del proprio Paese. A 50 anni e 14 giorni si è consacrato come il più anziano di sempre a segnare tra professionisti.

Suzuka è la 15esima squadra di una carriera che lo ha visto spostarsi, oltre che in Brasile, anche in Australia (Sydney Fc), Croazia (Dinamo Zagabria) e Italia. Un’unica stagione, quella 1994-95, ma tanto basta per essere bersagliato senza sosta dalla Gialappa’s. In effetti tra errori banali e lampi di presunta classe puntualmente falliti è evidente come la Serie A sia troppo per lui, con buona pace degli sponsor che avevano finanziato quell’operazione del Genoa. Il modo in cui l’avventura inizia, con un’entrata di Franco Baresi che gli procura una frattura al volto, è una metafora calzante di come andrà a finire. Sarà una discreta botta. Sia per lui che per i rossoblù, retrocessi in Serie B. Eppure trova il modo di segnare nel derby con la Sampdoria, il 4 dicembre del ’94, diventando il primo giapponese a fare gol in Italia. Perderà anche quella partita, 3-2, tanto per non farsi mancare niente.