La storia di Kouamé, dalla Costa d’Avorio all’Eccellenza fino in Serie A

by Redazione Cronache
Kouamé

C’è una bella sorpresa anche nella squadra che (per adesso) ha uno dei peggiori attacchi d’Europa. La Fiorentina di Vincenzo Italiano, che da quando ha ceduto Dusan Vlahović nella scorsa sessione del mercato invernale ha visto ridimensionarsi una media gol fino a quel momento piuttosto convincente. La sensazione è che manchi il cinismo necessario a concretizzare il dominio nel gioco che il giovane tecnico cerca di imporre su ogni campo. Tra le difficoltà di Cabral e Jovic, si è però imposto Christian Kouamé, attaccante ivoriano di 24 anni. Era già pronto ad andarsene e invece è diventato un punto di riferimento per il reparto offensivo dei viola, che nel 2020 lo avevano portato a Firenze in un affare costato circa 13 milioni di euro, ma che ha permesso di strapparlo alla concorrenza dopo averlo visto sbocciare al Genoa.

Kouamé, la Toscana nel destino

«Mi ricordo benissimo il primo giorno, sono partito dalla Costa D’avorio il 7 ottobre 2013, andavo all’estero per la prima volta. Ero con altri tre ragazzi ed eravamo molto spaesati. Non ero abituato al freddo, i primi giorni sono stati tosti, per allenarmi usavo due paia di calzini e 3 di guanti perché gelavo» ha raccontato Kouamé a Dazn. Nove anni dopo è un calciatore di Serie A, ma ha dovuto lavorare sodo per riuscirci. Iniziando dal campionato di Eccellenza con la Sestese, sempre in Toscana, non lontana dal Prato, la società che l’aveva portato in Italia.

Nel 2015 aveva già alle spalle un prestito nella Primavera del Sassuolo e, quando fa ritorno al Prato, debutta prima in coppa Italia di Lega Pro e poi in C nei derby toscani con Siena e Pisa. Nel 2016 si sposta invece all’Inter, sempre con la Primavera, con cui segna anche due reti nelle sei partite del Torneo di Viareggio. «Erano tutti molto bravi e con quei giocatori nessuno avrebbe scommesso su di me, non avrei mai pensato di essere arrivato così veloce in Serie A».

E le valige sempre pronte

Forse ci è riuscito perché mettersi in viaggio, e in discussione, non lo ha mai spaventato. Prendiamo questa stagione: in estate sembrava scontato che non rientrasse nei piani del club, adesso è un punto fermo. Due gol e un assist in Serie A (però sugli 8 totali della Fiorentina), tre assist e una rete in Conference League. Ma gli hanno chiesto di tutto. Abituato a giocare da prima o seconda punta, Italiano lo ha impiegato da ala nel giorno del debutto in campionato, contro la Cremonese. Lui lo ha stregato con diverse fughe sulla fascia, qualche dribbling e un assist per l’amico Jack Bonaventura.

Quando la squadra proprio non girava Kouamé è stato poi schierato al centro del tridente e contro il Verona, con Barak a muoversi da trequartista alle sue spalle, ne è uscita una bella prestazione. Del resto parliamo di un giocatore dal fisico longilineo, alto quasi un metro e 90, e dinamico, capace in quella posizione di muoversi continuamente. Un numero 9 un po’ atipico, mobile, in grado di non dare riferimenti alla difesa e di aprire spazi per i compagni.

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I sogni nel cassetto

In estate era rientrato dal prestito all’Anderlecht, chiuso con numeri tutto sommato buoni: 13 gol e 10 assist in 36 presenze.  «A Moena (dove la squadra ha svolto il ritiro estivo, ndr) non ho giocato le amichevoli, pensavo il mister avesse già le sue idee ed ero un po’ arrabbiato. Anche se il mio agente mi diceva che Italiano parlava bene di me. Allora ho deciso di impegnarmi al massimo per rimanere a Firenze, lo scatto decisivo c’è stato dopo la partita con il Napoli quando ho parlato con tutta la dirigenza e mi hanno detto di restare qua. Sono determinatissimo» ha spiegato sempre in un’intervista a Dazn.

Alla fine ce l’ha fatta: ha convinto tutti a tenerlo in città proprio sul finire del mercato, e ora si sta togliendo diverse soddisfazioni. Con la speranza che un giorno siano all’altezza dei sogni di questo ragazzone cresciuto con il mito di Drogba, ivoriano come lui, e la vittoria della Coppa d’Africa con la Costa d’Avorio. È questa la missione di ‘Kanu‘, come lo chiamano a Firenze. Chiunque, Italiano compreso. Da un’idea di Bonaventura che ha associato le sue treccine a quelle di Nwankwo Kanu, ex attaccante nigeriano passato pure in Italia, per altro dall’Inter.