La Champions e l’ultima giornata: l’incubo del Leicester

by Redazione Cronache

Al King Power Stadium Nietzsche è ormai di casa. L’eterno ritorno dell’uguale è un concetto che i tifosi del Leicester hanno imparato a conoscere fin troppo bene. Esattamente come l’anno scorso le foxies hanno visto sfilarsi da sotto il naso la qualificazione alla Champions League proprio sul traguardo finale. L’ultima giornata è ancora una volta una beffa per la squadra di Rodgers. Nel 2019/20 il Manchester United era passato 2-0 prendendosi l’Europa più importante nello scontro diretto. Ieri il Tottenham ne ha rifilate quattro a Vardy e compagni, meritandosi la Conference League e mandando Liverpool e Chelsea in Champions.

Tutto in quarto d’ora

Eppure sembrava un pomeriggio diverso. Se infatti contro i Red Devils la gara era rimasta in bilico fino a metà secondo tempo , sbloccata dal rigore di Bruno Fernandes al 71’, nel match contro gli Spurs è successo tutto il contrario di tutto. I due rigori di Vardy, che hanno chiuso a sandwich il momentaneo pareggio di Kane, hanno dato fiducia al Leicester che si sentiva con un piede e mezzo in Champions. L’errore in uscita di Schmeichel  a un quarto d’ora dalla fine, però, ha rimesso tutto in discussione. L’eroe di Wembley, che con le sue parate aveva tenuto i compagni e aveva permesso di sollevare la FA Cup solo nove giorni fa, si è messo in porta il pallone da solo, sbagliando completamente i tempi. Nonostante ci fossero ancora quindici minuti più recupero da giocare e il Chelsea stesse perdendo in casa dell’Aston Villa, gli uomini di Rodgers sono crollati, prendendo due gol in contropiede da Bale, l’uomo che ha spaccato la gara.

Scenari diversi

È successo l’esatto contrario di quanto accaduto nel 2020. In quell’occasione, dopo il rigore subito da Fernandes, il Leicester aveva continuato a giocare, creando diversi pericoli allo United. A chiudere il match, infatti, era stato Jesse Lingard al 98’, per la gioia di Antony Johnson, tifoso dei diavoli rossi che aveva scommesso sull’astinenza da gol dell’attaccante. Ieri, invece, le foxies si sono spente, superando  a stento la metà campo. I motivi sono da riscontrare nella condizione fisica. Come analizzato da Jonathan Liew su The Guardian, il Leicester è arrivato stanchissimo a fine campionato e questo non gli ha garantito la necessaria lucidità per gestire le fasi delle partite.

 

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Da tempo in Inghilterra si discute sui finali di stagione delle squadre di Rodgers, che hanno una netta flessione da marzo in poi. Era successo con il Liverpool nel 2014, con la famosa scivolata di Gerrard a sancire l’addio al titolo del Liverpool e anche l’anno scorso, con la Champions sfumata all’ultimo turno. Questa volta, però, le ragioni sono differenti: non più un’involuzione tecnica e mentale, ma un problema di brillantezza. La rosa, pur di qualità, ha faticato a rimediare ai numerosi infortuni che hanno colpito gli uomini chiave. Contro il Tottenham, per esempio, mancava il leader difensivo Johnny Evans e dopo appena 20 minuti si è fatto male anche Fofana. In queste condizioni diventa difficile competere contro i gruppi di star presenti nelle top 6 inglesi.

Niente alibi

Il manager non si è comunque nascosto. «L’ho sempre detto: abbiamo meritato di finire quinti nel corso delle 38 gare – ha spiegato Rodgers a Sky Sports UkLa Champions non era un nostro diritto solo perché siamo rimasti per nelle prime quattro per diverse settimane, non è così». Anche perché le foxies qualche colpa ce l’hanno. L’approccio alla partita spesso non è stato dei migliori, come dimostrano i tre gol concessi in 48 minuti al West Ham o i quattro presi in casa dal Newcastle. Negli scontri diretti, poi, non è andata meglio. Nei match contro le prime sei, il Leicester negli ultimi tre mesi ha vinto solo all’Old Trafford.

 

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Detto della sconfitta contro gli Hammers, sono arrivate anche quelle contro Manchester City, Chelsea (poi risultata decisiva) e Tottenham. Segno evidente che se non riescono a trovare velocità e spazi, Maddison e soci vanno in difficoltà. L’Europa League è l’esempio più lampante. Dopo lo 0-0 dell’andata in Repubblica Ceca, lo Slavia Praga nelle Midlands ha chiuso gli spazi e ha aspettato, mandando in tilt il piano partita di Rodgers. Sul futuro dell’allenatore sono già cominciate le voci di mercato, ma per ora il nordirlandese non vorrebbe muoversi da Leicester. C’è una FA Cup da festeggiare e una Champions da conquistare. «Ci riproveremo nel 2022» ha detto nel post partita. Sperando di chiuderla prima dell’ultima giornata.