La redenzione di Josip Ilicic

by Giacomo Brunetti

di Giacomo Brunetti

Josip Ilicic odia due cose: la fase di riscaldamento e il fantacalcio. E analizzando il soggetto, i motivi sono due: perché il riscaldamento anticipa il momento in cui puoi tirare fuori la classe, perché lo sloveno usa la fantasia e non vuol rimanere incastonato tra puri numeri. E poi perché Josip è vecchio, ma ci arriveremo più avanti.

Andata e ritorno

L’agosto del 2019 si appresta a entrare nell’ultima, focosa settimana. Anche le hit stanno svanendo sotto i colpi del Sole, ma ce n’è una che resiste: Ostia Lido di J-Ax, che resiste. Resiste anche grazie alla cover dei tifosi del Palermo che spopola su YouTube. «Cosa importa se ora sei fallito…», cantano. Il Palermo è fallito e riparte dalla Serie A. Ma non è morto. E per far notare questa non così sottile differenza, lunedì 26 viene indetta la Notte dei Campioni, per celebrare i rosanero che furono. L’unico calciatore ancora in attività a prendervi parte è Ilicic.

«È stato un grande piacere tornare. Speriamo che il Palermo possa cominciare con il piede giusto per poter risalire. La società ha provato a convincermi e non c’è stato mai problema: ringrazio anche l’Atalanta, non è da poco lasciar andare un proprio giocatore durante una stagione», raccontò a fine partita dalla pancia del Barbera, lì dove la sua avventura italiana prese inizio. Giocava nel Maribor e affrontò il Palermo in Europa. Rimasero stregati. «All’epoca avevo la testa per aria. Non ero preparato alla Serie A», ma il segno lo lasciò comunque.

Un amore mai sbocciato

Il passaggio di testimone nel 2013 sembrava scritturato dall’anagrafe. Da Jojo a Jojo. Così come lo chiama la madre, così come Firenze chiamava Stevan Jovetic, partito per il Manchester City e sostituito idealmente da Ilicic. Con la Fiorentina e i suoi tifosi non c’è mai stato un feeling idilliaco. Doveva essere il trampolino della definitiva consacrazione, fu invece una dimostrazione di picchi di talento e discontinuità. Perché Josip al Franchi ha saputo mostrarsi, trascinare e portare con Kalinic la squadra fino al primo posto in classifica con Paulo Sousa. Ma.

Ma c’è stato un momento in cui qualcosa si è rotto definitivamente e inguaribilmente. Una ferita incicatrizzabile. Forse un po’ per quel gol sbagliato in finale di Coppa Italia, forse per quei troppi momenti di assenza all’interno di una squadra dal livello alto. La concorrenza, la mentalità, chissà. Che Ilicic avesse i numeri lo sapevamo, ma il rapporto non è mai nato. E la rivalità tra Atalanta e Fiorentina nata negli ultimi anni passa anche da lui. Lui che ha dato libero sfogo alle lacrime durante la gara del 3 marzo 2019, a un anno dalla scomparsa di Davide Astori, mettendo fuori la palla al 13′ e iniziando a piangere.

Il linfonodo al collo

«Pensavo di non svegliarmi più la mattina e di non rivedere la mia famiglia, avevo paura di andare a dormire», parole forti quelle di Josip. Era il 2018, estate. «Ho sofferto molto, il calcio era l’ultimo dei pensieri. Non era un problema come gli altri e per due mesi non mi sono mosso. Sono ripartito non da zero, ma da meno 10»: il ricovero al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la lontananza dai campi, poi il rientro e la scalata verso la Champions League.

Lì ha capito molte cose. Ha sofferto. Lui, nato in Bosnia-Erzegovina e in possesso del passaporto croato come rifugiato di guerra, non ha mai conosciuto il padre e con la famiglia, a inizio anni ’90, è emigrato in Slovenia.

La nonna è sempre distrutta

È stato Gian Piero Gasperini a svelare un particolare dello spogliatoio dell’Atalanta. Un’Atalanta che funziona. «A Ilicic non bisogna mai chiedere come sta. I compagni lo chiamano ‘la nonna’ perché arriva agli allenamenti sempre distrutto»: sì, la nonna bergamasca. «A chiunque gli chieda come sta – raccontò il tecnico a Sky – lui risponde ‘male, male’. Io infatti non glielo chiedo mai, quando lo vedo gli dico: ‘Ti trovo bene, sei pimpante’». Un bluff che funziona. D’altronde odia il riscaldamento.

Josip Ilicic ad andamento mostruoso

I numeri di Josip Ilicic sono da sballo. Ha segnato 12 reti nelle ultime 10 partite, contribuendo alle 57 in 21 giornate dell’Atalanta, che non si vedevano addirittura dalla stagione 1959/60 (a realizzarle fu la Juventus). Dal 2018/2019 ha segnato 4 triplette in campionato: solo Agüero (6) e Messi (7) hanno saputo fare meglio. Ha superato Paolo Rossi nella classifica all-time dei marcatori in Serie A (84 A 82) e realizzato contro il Torino il gol da maggiore distanza (44,8 metri) nel campionato italiano dalla rete di Facundo Roncaglia in Fiorentina-Napoli del 2013 (56,2 metri).

Insieme ad Alejandro Gomez forma una coppia invidiabile, costata all’Atalanta solo 10,250 milioni di euro. Niente, se paragonata all’apporto in campo. I due sono gli unici calciatori ad aver attualmente totalizzato in Serie A oltre 100 occasioni, calciato oltre 100 tiri, subito oltre 100 falli, effettuato oltre 100 dribbling, segnato almeno 10 gol e servito almeno 10 assist. Giù il cappello, Josip Ilicic.

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