“Chi vince esulta, chi perde spiega“. Intuitiva citazione, duttile e versatile di cui ogni essere umano può servirsi, all’evenienza, e alla quale nessuno, chi con un sorriso ghignoso, chi con celata impotenza, può veramente sentirsi estraneo. Nessuno, o quasi.
Già, perché ci sono uomini, giocatori, la maggior parte di essi campioni, che una spiegazione non l’hanno mai saputa dare. Nonostante la sconfitta fornisca sempre, se non una scusa, quantomeno un appiglio. Non l’hanno mai saputa dare alla gente e non saranno mai in grado di darla nemmeno a se stessi. Anche se siamo certi che proveranno a farlo per molto altro tempo ancora.
Non esiste aforisma, proverbio o metafora che possa rendere tangibile e razionale un evento sportivo così crudele e al tempo stesso divino, che possa soffiare via le nubi e rivelarci la verità, presentandoci l’ideatore di un disegno così cinico.
Il calcio offre sempre una possibilità, una soluzione, una via di fuga per sorprendere, ma ciò che accadde quel 26 maggio 1999 al Camp Nou di Barcellona non ha esattamente a che fare con il mondo reale. Non vi si avvicina nemmeno.
Mancano 180 secondi al termine dell’ultima Finale di Champions del secolo. Il Bayern è avanti dal minuto n°5, vantaggio legittimato oltretutto da due legni e una partita condotta con l’autorevolezza e la serenità dei grandi. Allo United basteranno due calci d’angolo, nessun errore grossolano dei tedeschi, nessuna giocata memorabile degli assi inglesi per mettere in crisi la sicurezza e la tranquillità dei Bavaresi. Sarà sufficiente la stessa semplice soluzione ripetuta due volte in quei memorabili tre minuti, che renderanno quella finale una delle partite più eclatanti della storia del calcio, giusto in tempo per chiudere il secolo in cui il calcio si è magicamente impossessato delle nostre vite.
Tre minuti nell’arco di una vita non sono niente. Ma sono sufficienti a cambiare in maniera indelebile quella di qualcuno. E certamente ci sono uomini, giocatori, la maggior parte di essi campioni, che dopo quella notte i chiedono ancora oggi: “Come è potuto succedere?”
Metà di loro, noncuranti della risposta, stanno ancora esultando: loro hanno vinto. L’altra metà sta ancora provando a spiegare.