Alle origini di Lautaro Martinez: «Giocava difensore, non mi aspettavo fosse così forte»

by Mattia Zupo
Martinez

Tutti i giorni da 20 anni a questa parte alle 17 a Bahia Blanca, José Maria Bilbao chiude il suo negozio di informatica e si dirige al centro sportivo del Fútbol Club Liniers. «Ho sempre fatto così e ricordo che Lautaro Martinez mi aspettava per salutarmi e per farsi comprare una Coca-Cola, poi d’estate lo trovavi sempre nella piscina. Era una parte del club, lo conoscevano tutti», così ricorda il 72enne storico vicepresidente della società di Bahia Blanca, che tutti chiamano ‘Pato’, perché da ragazzo la sua corsa somigliava a quella di un papero.

José Maria Bilbao e i primi anni di Lautaro Martinez

L’immagine di Whatsapp lo ritrae abbracciato all’attuale numero 10 nerazzurro che ha iniziato nel Liniers a segnare i primi gol. «Suo padre venne a giocare da noi e portó Lautaro e suo fratello Alan. Il primo ricordo è di un bambino con i capelli più chiari di quelli che ha oggi e spettinati perché arrivava con la moto insieme a suo padre. Aveva 8-9 anni e giocava difensore poi si è spostato in attacco, prima da mezzapunta e poi da nueve. Era molto veloce e forte, ma nessuno di noi pensava che potesse arrivare a questi livelli. Fa strano vederlo in tv».

A quel tempo era più facile conoscere tutti i ragazzi, visto che nelle giovanili c’erano circa 300 tesserati e oggi sono il triplo. «In ogni categoria ho sempre avuto un’affinità maggiore con qualche ragazzo in particolare. Lautaro era uno di questi. Quando arrivavo al campo gli dicevo per scherzo: ‘Hai fatto qualche gol oggi?’. E lui mi rispondeva: ‘Ma la partita non è ancora iniziata’. Aveva un amico che oggi vive con lui a Milano e insieme ci mettevamo a parlare prima di ogni gara. E ora quando gli mando un messaggio dopo le partite mi risponde sempre, non si è dimenticato di noi. Ogni volta mi chiama amico, questo mi emoziona perché con il tempo quando vedi che ti rispondono ai messaggi, che si ricordano di te, allora realizzi che hai fatto bene il tuo lavoro».

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Non solo messaggi su Whatsapp. Il Toro lo ha invitato anche al suo compleanno e al recente matrimonio con Agustina al quale però El Pato non ha potuto prendere parte. «È come se fossi suo zio, un amico nonostante la differenza d’età. Quando mi ha invitato al compleanno io ero restio ad andare, ma i miei 4 figli mi hanno convinto. Uno di loro è stato in Italia per il suo matrimonio. Da dirigente di una squadra dell’interior non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi al compleanno di un giocatore dell’Inter, con la squadra e con i suoi compagni di nazionale: un’esperienza unica. Sono stato al Meazza ed è incredibile, ma sono rimasto impressionato soprattutto dall’affetto dei tifosi per strada».

Martinez primo allenatore

Lautaro Martinez e ‘Pato’

Dai campi di Bahia Blanca alla finale di Istanbul, in mezzo tanti gol importanti, con la maglia nerazzurra dell’Inter e albicelste del Racing e della Selección. «Mi ricordo dei playoff contro il Club Comercial, era un sabato e l’allenatore all’intervallo mi dice con molta fiducia di non preoccuparmi che avremmo vinto grazie a Lautaro. Perdevamo 0-2 e abbiamo vinto 3-2. Poi alla prima partita in Prima Squadra ha segnato al debutto e quando si è trasferito a Buenos Aires ha segnato alla prima con la maglia del Racing nel Clàsico contro l’Independiente. Ha qualcosa di speciale, un predestinato». Talento e fiuto del gol, ma anche tanto lavoro e sacrificio. «Spesso restava ad allenarsi qualche ora in più per arrivare preparato al momento in cui avrebbe lasciato Bahia Blanca. Non ha avuto problemi di adattamento, ha la testa per giocare a calcio. Se si dice che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, nel caso di Lautaro c’è sempre una grande famiglia: sono molto uniti e quando ha dovuto allontanarsi ha sofferto un po’ la lontananza».

Oggi il Club Liniers conta 14 campi da calcio in erba naturale oltre a 2 in sintetico, la presenza di tribune e spogliatoi ristrutturati. Merito di Lautaro. «Grazie all’accordo col Racing, con i soldi della sua cessione all’Inter abbiamo investito nel centro sportivo. Quando torna si allena qui e invita i suoi ex compagni della categoria 1997 per una partitella. Mi ha portato delle magliette ed è sempre disponibile ad aiutarci». Un centro sportivo che all’entrata ha un murales dove c’è scritto: “La casa del campione d’America”, mentre all’interno ce n’è un’altra con la frase: “La casa del campione del mondo”. Chissà se dopo il 10 giugno, il Liniers dovrà farne un altro con scritto: “La casa del campione d’Europa”. I tifosi dell’Inter ci sperano.