Le 10 clausole più pazze nei contratti dei calciatori

by Redazione Cronache

Per convincere dei giocatori a firmare per un club, spesso, i soldi e il lustro potrebbero non bastare. I giocatori sono persone e, come tutti, hanno delle esigenze. Alcune curiose, alcune essenziali, o alcune imposte dai club stessi. Oggi ne riportiamo diverse:

Giuseppe Reina

Ritiratosi nel 2006, l’attaccante dieci anni prima si era trasferito all’Arminia Bielefield pretendendo una clausola che imponesse alla società di regalargli una casa per ogni anno di contratto. Promessa mantenuta, poiché non avendo specificato né dimensioni né luogo, il club gli donò delle case di Lego.

Roberto Firmino

Una provocazione che è costata cara all’Arsenal. Il Liverpool, infatti, non ha digerito la proposta fatta dai Gunners nel 2013 per Luis Suarez: la clausola più un euro. Così, nel contratto del brasiliano, la clausola da 91 milioni vale per tutti, tranne che per chi di casa è all’Emirates Stadium.

Dennis Bergkamp

L’aerofobia è un grosso problema se fai il calciatore. La leggenda narra che durante un volo ai tempi delle giovanili dell’Ajax, Bergkamp si trovò nel mezzo a una turbolezza sopra l’Etna, rimanendo traumatizzato. Paure amplificate dal viaggio verso USA ’94, quando un giornalista urlò a scherzo «c’è una bomba a bordo». A quel punto, al momento di firmare con l’Arsenal, mise le cose in chiaro: clausola contro le trasferte più lontane. E a niente servì il tentativo della società, che ricorse a un ipnotizzatore.

Neil Ruddock

Meglio la pizza o i soldi? Il difensore del Crystal Palace non ha mai avuto dubbi. Il suo rapporto con il peso era un problema, così il club inglese provò in tutti i modi a colmare la falla: se avesse superato i 100 kg, Ruddock avrebbe dovuto rinunciare al 10% dell’ingaggio. Infranse la regola otto volte in sei mesi.

Mario Balotelli

Mai banale, neanche in fatto di clausole. «Se in ogni stagione il giocatore non viene espulso in tre o più occasioni per comportamenti violenti, sputa ad una o più persone, non usa parole o gesti insultando e/o protestando, in questo caso, il 30 giugno di ogni anno, riceverà un bonus di 1 milione di sterline», in questo modo il Liverpool provò a placare i comportamenti dell’attaccante. Nel contratto sottoscritto con il Milan, invece, era obbligato a non fumare, bere alcolici, avere pettinature stravaganti e arrivare in ritardo – oppure mancare – agli allenamenti.

Stefan Schwarz

Il Sunderland, nel 1999, decide di dotarsi del difensore. Un trasferimento normale, finché la società  gli fece firmare una clausola che gli negava il turismo spaziale. Il motivo è semplice: gli inglesi avevano saputo che uno degli amici del giocatore possedesse un biglietto per un volo spaziale che avrebbe dovuto essere messo in orbita nel 2002, volo che poi non è mai accaduto.

Spencer Prior

Venduto dal Manchester City al Cardiff nel 2001, Prior aveva, forse, la clausola più particolare tra le tante. Prior non voleva credere a quello che i dirigenti del Cardiff gli avevano proposto nel contratto: avrebbe dovuto mangiare testicoli di pecora e avere rapporti fisici con una pecora. La seconda parte per fortuna era solo uno scherzo; ma i testicoli si dovevano mangiare con limone ed erbe aromatiche. Tra i motivi, inoltre, c’era la discendenza libanese del patron del Cardiff City, cioè il gallese Sam Hammam.

Guie Mien

 L’Eintracht Francoforte, nel 1999, individuò nel nazionale congolese Guie Mien un rinforzo valido per il centrocampo. Il colpo giusto che però passava da una richiesta davvero insolita da parte del giocatore. Il centrocampista, infatti, voleva che il club pagasse un corso di cucina alla moglie in modo da favorire il proprio ambientamento nella realtà tedesca. 

Rafael Van Der Vaart

La rivalità cittadina conta più del vezzo di un calciatore: questo è il pensiero espresso dal Betis di Siviglia in occasione dell’arrivo in biancoverde dell’olandese van der Vaart. Il Betis inserì la clausola che costringeva il centrocampista ad evitare di indossare scarpe o calzettoni rossi durante le partite e gli allenamenti. Tutto il kit vestiario di Van Der Vaart fu preso sotto controllo dal club, eliminando ogni cosa di quel colore, nonostante egli non abbia mai giocato nel Siviglia. Un messaggio forte ai concittadini. Un procedimento che, secondo molti, sarebbe ancora in vigore oggi ogni volta che un giocatore con il passato al Siviglia passa al Betis. Un colore, il rosso, che nella sponda Betis non è benvisto.

Daniel Agger

Abbiamo spesso raccontato di calciatori che a fine carriera si sono gettati sulla gestione di aziende. Daniel Agger è uno di questi. L’ex difensore del Liverpool decise di chiudere la carriera in casa, in Danimarca. L’ultima squadra del centrale, infatti, fu il Brondby, club danese di Serie A, al quale, al momento del contratto, fece una proposta insolita. In occasione della firma, infatti, Agger ottenne la sicurezza che in ogni partita casalinga dello stesso Brondby venisse proiettato lo spot della sua azienda, la KloAgger, che si occupa della gestione delle fognature.