Le Statistiche Inutili della 12a giornata

by Redazione Cronache

di Giuseppe Pastore

Iniziamo con una Statistica Inutile pura come il diamante, una di quelle che meglio definisce l’essenza stessa di questa rubrichina giunta già alla seconda puntata. Seguiteci: José Mourinho e Helenio Herrera hanno tante cose in comune, a cominciare dal fatto di essere i due unici allenatori ad aver vinto la Coppa dei Campioni con l’Inter, in tutti e tre i casi presieduta dalla famiglia Moratti. Ebbene: perdendo contro il Venezia di Paolo Zanetti, José Mourinho ha eguagliato ancora una volta Herrera. Cioè, ha vinto la Coppa dei Campioni all’Inter e poi, passato ad allenare la Roma, ha perso una partita di serie A contro un tecnico che si chiamava come il capitano che aveva alzato la coppa. Nel caso del Mago, era la stessa persona: il povero Armando Picchi, allenatore della Juventus per il periodo iniziale della stagione 1970-71. Un ulteriore colpo di tacco del destino sta nel fatto che Helenio Herrera è morto e riposa nel cimitero monumentale di Venezia, ma non vorremmo esagerare: proseguiamo ordunque con le altre Statistiche Inutili di giornata.

 

Il Balla che traballa

Pensate arrivare ad allenare in serie A dopo tanta gavetta, tanta serie C, tanto settore giovanile, e non riuscire mai a completare una stagione intera come Dio comanda, dalla prima all’ultima giornata: una volta, due volte, tre… A Davide Ballardini è successo QUATTORDICI volte: il tecnico ravennate è stato esonerato dopo il pareggio di Empoli e anche questa volta dovrà riporre nel cassetto il proprio sogno irrealizzabile. Certo, non lo hanno aiutato i presidenti che si è scelto: da Preziosi a Zamparini, da Cellino a Lotito, non si è fatto mancare niente. Dei suoi quattordici campionati interrotti, ben sei sono stati a guida del Genoa, tre a testa con Palermo e Cagliari, uno a testa con la Lazio (con cui ha vinto il suo unico trofeo, la Supercoppa Italiana del 2009) e il Bologna, unica squadra con cui è retrocesso dopo essere subentrato, nel 2013-14. Particolarmente efferata la stagione 2008-2009 a Palermo, dove prese il posto di Colantuono alla seconda giornata, restando in sella per 37 giornate su 38: non sufficienti, però, per fare il giro completo. Lo omaggiamo nel video qui sotto con gli highlights del suo debutto in serie A, un Cagliari-Messina 1-1 del settembre 2005.

Il 14 su 14 di Ballardini ovviamente non ha precedenti in serie A, e sospettiamo nemmeno all’estero. Per darvi un’idea dell’eccezionalità della statistica, al secondo posto di questa classifica – a 6 campionati su 6 – c’è Cesarino Cervellati, allenatore-traghettatore di tanti Bologna degli anni Sessanta e Settanta: vice di Fulvio Bernardini nella stagione dell’ultimo scudetto rossoblù nel 1963-64, accorse tante volte al capezzale del suo Bologna pericolante. Per venire a tempi più moderni, segnaliamo anche il 5 su 5 di Eugenio Corini, costruito tra Chievo, Palermo e Brescia. Degno di menzione anche il 9 su 10 di Beppe Iachini, in attesa di tornare in pista anche quest’anno e salire perciò a 10 su 11: gli è riuscito di completare una stagione intera solo nel 2014-15, con il Palermo di Dybala, Vazquez e Belotti.

 

Pagine Bianchi

Il gol di Flavio Bianchi in Empoli-Genoa ha colto di sorpresa pure i puntualissimi contributori di Wikipedia Italia, che non avevano mai pensato di compilarne la biografia (ma in inglese invece c’era): circostanza capitata a fine agosto anche al compagno di squadra Andrea Cambiaso, che adesso invece può vantare la sua bella paginetta. A quanti Bianchi siamo in serie A?, vi starete probabilmente chiedendo. In verità, non tantissimi: Flavio è appena il quinto Bianchi a segnare un gol nel nostro campionato dopo i più famosi Rolando, Alessandro, Ottavio e il meno noto Bruno Bianchi, dodici reti con il Brescia dal 1929 al 1936. Niente in confronto ai soliti Rossi, che ovviamente dominano le classifiche dei colori e dei cognomi: sono sedici in tutto, tre dei quali di nome Marco. Un Bianchi è tornato a segnare in serie A a quasi otto anni dall’ultima volta, questa doppietta di Rolando contro il Napoli nel gennaio 2014.

 

Minimum Max

Uno a zero nei minuti di recupero con un tiro deviato da un difensore: Juventus-Fiorentina 1-0 è la quintessenza del cortomuso allegriano. Nella precedente gestione con Pirlo allenatore, i bianconeri non avevano mai vinto 1-0: quest’anno invece siamo già alla quinta vittoria di misura più misura che ci sia. Ma, per risultato e minutaggio, è la più cortomusista delle 200 vittorie juventine di Max Allegri? No, c’è un precedente che lo supera: il 3 marzo 2018, un pesantissimo 0-1 in casa della Lazio firmato da un pezzo di bravura di Paulo Dybala a ventinove secondi dallo scadere del terzo e ultimo minuto di recupero, che valse il sorpasso virtuale in classifica sul Napoli di Sarri sconfitto poche ore dopo dalla Roma. Nemmeno Allegri riuscì a trattenere un compiaciuto sorrisone.

 

Y todo el pueblo cantó Simeó Simeó

Nell’ultima partita giocata a Napoli prima dell’anniversario della morte di Maradona (che cadrà il 25 novembre) s’è interrotto uno dei tabù più suggestivi del calcio di oggi: da quando il San Paolo era stato intitolato al Pibe de Oro, nessun argentino ci aveva mai segnato. Il Napoli non ne ha nessuno in rosa, mentre erano andati a vuoto i tentativi dei vari Lautaro Martinez, Correa, De Paul, eccetera. Ci ha pensato l’attaccante più caldo del momento, il Cholito Simeone, il cui babbo è stato buon amico di Diego e compagno di squadra ai tempi del Siviglia 1992-93 (e a proposito di San Paolo, beccatevi questi highlights di un’amichevole disputata da quel Siviglia al Morumbi di Sao Paulo). Regge ancora, invece, il secondo tabù legato ai numeri 10, anche perché il Napoli ha ritirato la maglia da parecchio. Il prossimo a provarci, in Napoli-Lazio del 28 novembre, sarà Luis Alberto, che prima di addentrarsi nei Quartieri Spagnoli ha festeggiato ieri il 500° gol della Spagna in serie A (il 499° l’aveva segnato poco prima il suo compagno di squadra Pedro).

 

Secondo Giovanni

Rimaniamo sul mistico per ragguagliarvi sulla curiosa coincidenza accaduta nei primi venti minuti di Napoli-Verona: era da quasi diciott’anni che in una stessa partita di serie A non segnavano due diversi giocatori di nome Giovanni. Santo che notoriamente non fa inganni, come non ne hanno fatti i puntualissimi Simeone e Di Lorenzo. I loro predecessori? Nomi da Antichissimo Testamento: nientemeno che Giovanni Tedesco e Giovanni Ignoffo, centrocampista e difensore entrambi siciliani ed entrambi in forza al Perugia la sera del 13 dicembre 2003, in un pirotecnico match contro la Sampdoria finito 3-3.

 

Entro ed esco

Quant’era, invece, che nella stessa partita di serie A non venivano espulsi due giocatori della stessa squadra entrati dalla panchina, com’è capitato a Bessa e Kalinic in Napoli-Verona? Gli annali ci riportano a un torbido derby pugliese Bari-Lecce del 22 febbraio 1998, quando i salentini conclusero in 9 per i cartellini rossi sventolati ad Alessandro Iannuzzi (85′) e Maurizio Rossi (93′), il che non impedì comunque al Lecce di restare avvinghiato al 2-2.

 

E adesso derby

Titoli di coda obbligatori per Milan-Inter, laddove Stefan De Vrij è diventato il terzo difensore della storia dell’Inter a segnare gol e autogol in un derby dopo Giacinto Facchetti e Beppe Bergomi. Ancora più rilevante l’episodio dei due rigori in un tempo: al Milan non succedeva dalla notte di Barcellona, 3 aprile 2012, quando l’arbitro Kuipers indicò due volte nei primi 45 minuti il dischetto del Camp Nou, con grande entusiasmo da parte di Leo Messi. In serie A, addirittura, tocca di nuovo scomodare il Lecce 1997-98, che in Milan-Lecce del 19 ottobre 1997 si vide concedere dall’ineffabile arbitro De Santis due rigori in cinque minuti, uno trasformato da Casale e l’altro fallito da Palmieri (e parato da Taibi). E chi era stato invece l’ultimo portiere del Milan a parare un rigore all’Inter prima di Ciprian Tatarusanu? Bisogna tornare addirittura al 7 marzo 1982, quando il working class hero Ottorino Piotti parò un rigore a Evaristo Beccalossi. Una stagione disgraziata per quel povero Diavolo, che a fine stagione finì addirittura in serie B: rischio che, a occhio e croce, non dovrebbe correre la versione attuale di Stefano Pioli.