dall’inviato Marco Canestrelli

Uno stadio incastonato nella città culla il sogno del Lecco

Per un’estate è rimasto in bilico tra C e B, poi la partenza lenta nella serie cadetta e la rinascita con Bonazzoli.

Il calcio come non lo avete visto prima. Sembra una frase esagerata, se si pensa che parliamo di una squadra promossa quest’anno in Serie B, ma il Lecco,  di fatto, è questo. Uno stadio immerso nella città, dove la squadra si allena e disputa le proprie partite; una storia centenaria, sancita dal periodo più luminoso. Ma fino a pochi mesi fa, tutto questo non era così sicuro.

 Facciamo un passo indietro: è il 18 luglio 2023, a Lecco si gioca la finale Playoff di ritorno di Serie C contro il Foggia. I padroni di casa, forti anche della vittoria in trasferta, si impongono per 3-1 conquistando una promozione che mancava da 50 anni.

 

I festeggiamenti vengono presto spenti da una paura, o meglio, da una quasi certa condanna: il Lecco non ha presentato in tempo i documenti necessari per l’iscrizione alla Serie B (la scadenza, lo ricordiamo, era il 19 dello stesso mese, poche ore dopo il fischio finale della partita decisiva) e rischia di non essere ammessa al campionato. 
L’estate viene vissuta con ansia e trepidazione. La società lotta in tribunale e si trova bloccata sul mercato, non sapendo in quale serie parteciperà nella stagione a venire. Il campionato, però, non aspetta e il Lecco è regolarmente in campo alla prima giornata in casa del Pisa. Continua il travaglio, fino al 30 agosto (dopo la terza giornata), quando il Consiglio di Stato ufficializza l’iscrizione dei lombardi alla Serie B. 

 

Dopo i problemi societari, iniziano quelli sul campo: la squadra allenata da Foschi, autore della storica promozione, fatica a sostenere i ritmi della nuova serie. Da settembre, il Lecco ottiene un solo punto in 6 partite e la società interviene mettendo sulla panchina Emiliano Bonazzoli, ex attaccante di Reggina, Sampdoria e Fiorentina.

 

Ci ha raccontato che ha «lavorato sulla testa, sulla mentalità. I ragazzi hanno saputo cambiare, ma perché l’hanno voluto loro. Volevano uscire dalla situazione iniziale, in cui le cose non andavano bene. Devo dare merito allo staff che c’era già: sono stati loro i primi a volere questo cambiamento, perché conoscevano già i ragazzi e i problemi che c’erano. Sono stati loro a dare una svolta».

 

 

La svolta, come l’ha definita da mister Bonazzoli, arriva dal punto di vista mentale, psicologico, anche grazie alla vicinanza e al calore dei tifosi. Una vicinanza che non è solo emotiva: i tifosi, infatti, sono raccolti in uno stadio da ‘soli’ 5000 posti, ma così vicini al campo di gioco da intimidire qualsiasi calciatore ci metta piede dentro. Lo stadio, una struttura inglobata dalle strade della città, l’unico con stampo inglese, che però, almeno per ora, non soddisfa i requisiti richiesti dalla Serie B. 

 

La Lega, infatti, ha imposto una capienza minima di 5500 posti, con seggiolini presenti in ogni settore, oltre che elementi per la sicurezza e l’ordine pubblico. Questo ha portato il Lecco a un lavoro di restyling dello stadio: tornelli, impianto di illuminazione, rifacimento della curva e ampliamento del settore ospiti. Ma non è tutto, perché lo stadio ha molte altre particolarità che rendono questa società diversa da tutte quelle viste fin ora nel nostro paese.

 

Partiamo da un fatto: il campo del Lecco è l’unico totalmente in erba sintetica in Serie B. Questo, ovviamente, porta a non avere problemi di manutenzione. Ecco perché la Prima Squadra e la primavera si allenano ogni giorno nel campo in cui poi si disputeranno le partite. Un vantaggio che, aggiunto al tipo di ‘terreno’ utilizzato, è sicuramente incisivo. Il campo però, oltre a essere artificiale, è anche al di sotto del livello della strada. Questo fattore, che all’apparenza è irrilevante, porta i primi posti di ogni settore ad essere coperti dai pannelli pubblicitari. Dunque, i tifosi sono costretti a mettersi in piedi ovunque riescano per poter vedere la partita. Della serie: vengo qui per la squadra, non per la comodità. Se a questo si aggiunge la presenza di una palestra per i giocatori all’interno della struttura; la cosiddetta ‘casa bianca’, che funge da quartier generale della società anch’essa a fianco dello stadio; una terrazza a fianco la curva che dà sul campo… il Lecco tra le mani ha un vero patrimonio del nostro calcio.

 

 

Durante la nostra intervista, anche Giovanni Crociata ha parlato della particolarità e dell’importanza di avere una struttura di questo tipo: «Giocare in uno stadio del genere è bellissimo. La scorsa partita ero in tribuna perché squalificato e ho capito veramente che carica danno i tifosi da fuori. Non solo la curva: sono 5 mila persone che spingono la squadra. Lo stadio è particolare, sicuramente toglie qualcosa agli avversari. Anche il sintetico, che è l’unico in Serie B, destabilizza chi viene a giocare qui». 

 

Dicono che una squadra funzioni quando giocatori, tifo e società si trovano in armonia. Il Lecco questo lo ha fatto a modo suo.