Il Legnago di Massimo Donati è l’unica squadra italiana ancora imbattuta nel 2024: «Ora abbiamo una mentalità vincente e i ragazzi sono insaziabili»

by Lorenzo Lombardi

Sapete qual è l’unica squadra professionista italiana ancora imbattuta nel 2024? Il Legnago di Massimo Donati, attualmente 5° nel girone A di Serie C, sta giocando un calcio fantastico e, nel nuovo anno, nessuno è ancora riuscito a batterli.

«Nelle ultime due partite abbiamo segnato 3 gol: uno all’87’ e uno al 95’, valsi la vittoria 2-1 contro il Lumezzane, e uno al 92’ che ha portato al pareggio di Vicenza. Nel girone d’andata abbiamo perso alcune gare proprio nei minuti finali mentre ora riusciamo a fare punti. Ma non è frutto del caso».

Tra statistiche e MENTALITÁ

Dopo la sconfitta del Benevento, 0-1 contro il Monopoli in casa, e quella precedente dell’Inter al Civitas Metropolitano, il Legnago è l’unica squadra italiana ad essere imbattuta nel 2024, segno del grande lavoro svolto da Massimo Donati e di un percorso iniziato l’anno scorso: «Ovviamente è un dato che fa piacere ma con tutto il lavoro che abbiamo da fare non ci siamo mai soffermati su questo. È un dato reale ma per noi l’importante è lavorare giorno per giorno per affrontare al meglio le partite che mancano».

18 risultati utili consecutivi, 28 punti fatti nel 2024 e 5° posto consolidato in classifica. Per la squadra di una piccola cittadina da 30 mila abitanti, partita con l’obiettivo della salvezza, da conquistare con le unghie e con i denti anche nelle ultime giornate, questa stagione ha un sapore speciale e per certi versi ‘magico’. «Quest’anno, come quello precedente in Serie D, abbiamo faticato inizialmente e nelle prime giornate viaggiavamo a una media di 1 punto a partita. Abbiamo cambiato marcia e ora stiamo andando sopra le aspettative. Io però ci tengo sempre a ricordare alla squadra che quello che è stato fatto è già passato e noi dobbiamo continuare a cercare stimoli per migliorare costantemente, mantenendo quella fame che ci ha contraddistinto finora».

Due anni, iniziati ovviamente con obiettivi diversi, ma caratterizzati dalle prime difficoltà che si sono poi rivelate preziosi insegnamenti per un cammino netto e di altissimo livello. «In Serie D l’obiettivo era chiaro: vincere il campionato e la media punti doveva essere alta fin da subito. In C invece potevamo aspettarci determinati ostacoli. La cosa più importante, e di cui sono più orgoglioso, e la mentalità che si è creata nel gruppo, la vera chiave che ci ha portato dove siamo ora».

Il progetto e la filosofia del Legnago

Mister Donati ha sottolineato più volte quella parola, a cui dà un peso specifico fondamentale. Non a caso, perché il Legnago ha la seconda rosa più giovane del girone e 13 giocatori rimasti dalla rosa che ha vinto la Serie D. «La mentalità si costruisce piano piano, fino a raggiungere un livello talmente alto che può sopperire alle lacune tecniche e tattiche. Questa si riflette in tutto, dai gol al 90’ fino ai contrasti, e crea anche una consapevolezza importantissima».

Una filosofia che parte dall’allenatore ma che viene condivisa da tutto l’ambiente: dal presidente in primis, che sta facendo importanti investimenti e ha grandi progetti per il futuro. Di recente il Legnago ha inaugurato la sua foresteria (struttura fondamentale per la gestione dei calciatori che vengono da lontano) e sta lavorando a un nuovo stadio. Anche il direttore sportivo, Antonio Minadeo, è stato in grado di assecondare le richieste e le idee di Donati e così, in sintonia, hanno costruito un gruppo giovane ma affiatato e, soprattutto affamato. «Durante il mercato estivo sono stato molto chiaro con il direttore. Io voglio giocatori, anche da categorie inferiori, che abbiano voglia di conquistarsi e di meritarsi le cose. Poi è arrivato anche Mbakogu, giocatore esperto ma un professionista esemplare ed è d’esempio per tutti i giovani. A proposito anche tutti i ragazzi del settore giovanile che vengono con noi, ovviamente commettono tanti errori, ma hanno una voglia contagiosa».

I maestri e i compagni di mister Donati

Leggere la carriera da calciatore di Massimo Donati equivale a sfogliare un manuale di calcio: 314 partite in A, 90 in B, 72 in Premiership, 10 in Coppa UEFA, 9 in Champions. Ha vestito maglie prestigiose come quelle del Milan, dell’Atalanta e del Palermo in Italia, oltre all’esperienza in Scozia con la maglia del Celtic. Ha potuto lavorare ‘agli ordini’ di grandi allenatori come Gasperini, Ancelotti e Ventura, solo per citarne alcuni, ed è stato in grado di trarre il meglio da ogni persona, per formare la propria idea e la propria filosofia calcistica: «Ho avuto la fortuna di lavorare con allenatori preparatissimi e all’avanguardia ma nel calcio per me non c’è solo questo. C’è la gestione del gruppo, la quotidianità e le vite dei calciatori fuori dal campo. Da questo punto di vista Ancelotti mi ha insegnato tantissimo. Non a caso leggo che ancora a volte va a casa dei suoi giocatori per mangiare e parlare con loro».

È stato uno dei primi ‘figli’ calcistici di Zingonia e passò dall’Atalanta al Milan, nel 2001, per 30 miliardi di lire, equivalenti a 15 milioni di euro oggi. «L’Atalanta ha sempre creduto nel proprio settore giovanile e hanno sempre cercato di migliorarlo, perché hanno capito il valore aggiunto che poteva portare e oggi ne raccolgono i frutti».

Tra i tanti campioni con cui ha condiviso lo spogliatoio, a Palermo giocò in una squadra dal tasso tecnico folle: basti pensare che nella stessa rosa tra i suoi compagni c’erano Josip Iličić, Franco Vázquez, ‘Ciccio’ Brienza e anche un giovanissimo Paulo Dybala.

Mg Milano 02/11/2014 – campionato di calcio serie A / Milan-Palermo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport
nella foto: Paulo Dybala

«Lo chiamavamo Picciriddu, perché era davvero un bambino, in viso e a livello fisico. All’inizio non era pronto per giocare in Serie A ma poi la sua testa ha fatto la differenza ed è diventato il giocatore devastante che è oggi. Iličić era già fortissimo ma Gasperini gli fece capire quanto poteva esserlo davvero. Infine Ciccio Brienza: una garanzia, qualità incredibile ma anche tanto sacrificio per la squadra».

Vivere lo spogliatoio

Massimo Donati è un allenatore giovane, 43 anni, che ha smesso di giocare da poco e fa ancora tesoro della sua esperienza da calciatore, soprattutto nella gestione del gruppo: «L’obiettivo di un allenatore è riuscire a tirare fuori il massimo da 23/24 giocatori e credetemi, non è facile perché ogni calciatore è una persona e ognuno può avere i suoi problemi. So che è una cosa che a molti non piace, ma a me piace tanto vivere lo spogliatoio, entrare spesso e chiacchierare del più o del meno con i miei ragazzi. Mi fa sentire ancora calciatore e mi piace vivere come se fossi un loro compagno di squadra».

Il girone A di Serie C ha regalato, fin qui, due sorprese: una è il Mantova, 1° in campionato a un passo dalla Serie B dopo essere stato riammesso in estate, e il Legnago.

Il comune denominatore? Possanzini e Donati, due allenatori giovani ma preparati e consapevoli di avere di fronte un futuro molto importante.