L’ex medico dell’Italia Castellacci: «Ho già vissuto questa esperienza in Cina»

by Redazione Cronache
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Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale Italiana, ha parlato ai microfoni di TuttoMercatoWeb dell’allarme Coronavirus.

VIRUS – «Ho già vissuto questa esperienza in Cina, mai mi sarei aspettato di riviverla qui. Eravamo in ritiro a Dubai a gennaio, poi loro sono tornati in patria ed è scoppiato il caso, io ovviamente sono rimasto bloccato e non potevo più raggiungerli. Mi raccontavano tutto, era devastante. Per questo non ho mai sottovalutato il virus».

PANDEMIA – «Il virus in Europa ha preso piede, globalizzando il Pianeta, in pratica. Era un atto dovuto, forse avrebbe dovuto passare prima allo stato attuale, ma non l’ha fatto per la questione psicologica. Non c’è dubbio che questa impennata in Europa abbia inciso. Quando moltissimi paesi nel mondo vengono presi da questo virus poi colpisce persone che non hanno gli anticorpi»

ADESSO COSA SUCCEDE – «Niente di più di quel che già capitava, a onor del vero. L’OMS in questi casi può mandare i propri uomini, siano essi commissari o medici, per favorire l’arrivo delle attrezzature. Cosa che in realtà già stava facendo, ma ora ha ufficializzato tutto e ha più autorità in materia, senza però interferire con le autorità locali. Può dare una mano maggiore, lo ha già fatto con la Cina, con l’Iran, con la Corea del Nord. Avremo anche più apparecchiature»

RIMANERE A CASA – «Questo è un virus che contagia con una facilità estrema. Meno rapporti sociali, meno ha la possibilità di viaggiare. Questo è il concetto, non ci sono valutazioni diverse. Non lo diciamo solo noi, ma i virologi, l’OMS. Si combatte solo così, è molto contagioso. Poi l’età è una discriminante, quella più alta viene presa facilmente, ma abbiamo tanti casi sui 40-50 anni, anche meno. La pericolosità non va sottovalutata, il virus può essere rognoso a ogni età. Insomma, stiamo a casa, diamoci una mano».

PICCO DI CONTAGIO – «I casi sono tanti e non ci siamo ancora. Possiamo raggiungerlo nel giro di una settimana, lo dicono i virologi. Tutto ciò è una speranza, ma in questa settimana potremmo anche arginare con la remissione dei contagiati, con un barlume di luce. Ci vuole tempo. Non pensiamo che in quindici giorni torniamo a tarallucci e vino. Tornando alla Cina: ora hanno pochissimi contagiati, ma conservano misure drastiche, anche in regioni con pochissimi casi. Bisogna stare attenti e non mollare: parliamo di settimane e settimane».

VACCINO – «Normalmente non si riesce prima di un anno, perché vanno testati sull’animale e sull’uomo. Se poi si riescono ad accelerare le cose tanto meglio. Guardo con perplessità a quelle nazioni che dicono che nel giro di tre settimane possano avere novità, come Stati Uniti, Israele o Australia. O avevano incominciato prima e non so come abbiano fatto, oppure bisogna capire come hanno testato».

CALDO – «Questo virus lo teme, a temperature alte viene represso. Quindi si immagina che se c’è abbastanza caldo si possa ridurre la virulenza».