Mentre la Nazionale maggiore si prepara a partite fondamentali per le qualificazioni alla Coppa del Mondo 2026, c’è un’Italia che il Mondiale lo sta giocando. L’Under 20 in Cile ha superato il girone con Australia, Cuba e Argentina e ora si giocherà i quarti di finale contro gli Stati Uniti.
Mattia Liberali ha già vinto in azzurro: nel 2024 è stato tra i protagonisti dell’Europeo vinto con l’Under 17. E ora, dopo il salto di categoria, sogna un altro titolo. «Vogliamo andare più avanti possibile. Ce la metteremo tutta per raggiungere la finale: nelle partite da dentro o fuori non vince chi ha i singoli più forti, ma chi ha il gruppo più unito», ha raccontato a Cronache.
«In Italia la qualità c’è»
In un Paese in cui il calcio sembra faticare a produrre talenti, Liberali porta qualità e tecnica sulla trequarti. In Nazionale e in Serie B, dove gioca col Catanzaro: «Ci sono molti giocatori di fantasia in Italia. In generale si ha la tendenza a dare risalto principalmente alla forza e alla prestanza fisica rispetto alle qualità tecniche e di gioco».
Negli ultimi tempi, però, qualcosa è cambiato. «Si sta verificando una certa inversione di tendenza. I numeri 10 per emergere oggi devono trovare la realtà giusta, dove si cerca di raggiungere il risultato attraverso lo sviluppo del gioco, dove si vuole trovare palla a terra».
Questa realtà, Liberali spera di trovarla a Catanzaro, che lo ha preso a titolo definitivo dopo l’addio al Milan: «Mi ha sempre affascinato, soprattutto quando ci ho giocato a marzo con la Nazionale U19», ci ha raccontato spiegando la scelta. «Mi sono trovato bene con l’ambiente, i tifosi, la città. Poi il mister Aquilani e il direttore Polito mi hanno convinto, hanno un bel progetto che punta tanto sui giovani e sul giocare a calcio ma sempre con la voglia di vincere. Non ho dubitato neanche un secondo quando mi hanno detto Catanzaro».
«Milan, non ho rimpianti»
Lasciare il Milan è stato come lasciare casa. D’altronde Liberali è arrivato bambino e se ne è andato dopo più di 10 anni. La scorsa stagione si è diviso tra Primavera, Milan Futuro e Prima squadra, ma c’è stato spazio per l’esordio a San Siro. Con addosso la maglia per i 125 anni del club.
«È stato uno dei giorni più belli della mia vita, se non il più bello. Ho cercato di vivermi a pieno tutto, godermi ogni momento. Addirittura la curva mi ha fatto anche un coro nel riscaldamento, ci ho messo un po’ di giorni per realizzare tutto».
A fine stagione è arrivato l’addio, ma senza rancori. «È stata come una seconda casa. Resta un affetto profondo perché sono arrivato che ero un bambino e da rossonero ho vissuto esperienze magnifiche. Non ho alcun rimpianto per come è andata a finire, sono stati anni bellissimi ma credo fosse arrivato il momento di una nuova sfida».
«Camarda è come un fratello»
In rossonero come in azzurro è cresciuto con Francesco Camarda: «Io e Cama abbiamo un rapporto bellissimo, quasi di fratellanza perché giochiamo insieme fin da bambini. In campo ci troviamo molto bene insieme perché a me piace fare assist e a lui gol».
Ora però è tempo di pensare agli Stati Uniti. Dal campo o da subentrante, poco importa: «Nell’ultima stagione ho imparato ad adattarmi alle diverse situazioni, a diversi ruoli e a diverse richieste da parte dei mister». Il sogno continua: prendersi il mondo con l’Italia U20. Poi sarà il tempo di prendersi la Serie B.