Luca Ranieri e Giulio Maggiore, partire dalla provincia per ritrovarsi in azzurro

by Redazione Cronache

di Gabriele Codeglia

Si sono ritrovati il 6 settembre scorso, in occasione della gara di qualificazione ai prossimi europei di categoria vinta dall’Italia Under 21 contro la Moldavia per 4-0, questa volta indossando la maglia azzurra. Una di quelle romantiche storie che come sempre il calcio sa regalare, ma che al tempo stesso, si spera, possa essere soltanto il punto di partenza delle carriere di due ragazzi talentuosi.

Ma facciamo un passo indietro, per scoprire le loro storie.

Giulio Maggiore, un cammino dal cuore rossonero

Giulio Maggiore, classe ’98, è il tipico figlio modello, educato, intelligente, pacato. È magrissimo, longilineo, ma ha un dono, quel talento innato col pallone tra i piedi e ben presto tutti se ne accorgono. Inizia con la squadra della sua città, lo Spezia, di cui è anche un grande tifoso. Il Milan ha già messo gli occhi su di lui. Provini, stage, periodicamente Giulio si reca al centro sportivo di Vismara dove i rossoneri monitorano la sua crescita. Gioca in mezzo al campo, tecnicamente è già una spanna sopra tutti, ma quello che fa specie è la sua visione di gioco, incredibile per un bambino di neanche dieci anni: vede spazi e geometrie di gioco che i suoi compagni di squadra non possono ancora concepire.

Nell’estate del 2007 lascia il settore giovanile aquilotto perché il Milan ha capito che è meglio muoversi in anticipo. Viene instaurata una vera e propria collaborazione con il DLF Le Giraffe che diventa a tutti gli effetti Scuola Calcio Milan. In questa nuova avventura lo seguono anche i suoi due ex allenatori avuti allo Spezia, sono Daniel Picasso, che cura la parte atletica, e Franco Fiorino, uomo fondamentale nell’infanzia calcistica del piccolo Maggiore. Fiorino è forse il miglior preparatore tecnico sulla piazza e cura i fondamentali del gioco come nessun altro sa fare. Tra lui e Giulio si instaura un rapporto fantastico, una simbiosi perfetta, Fiorino insegna e Maggiore impara: stop, piattone, esterno, collo, e poi il famoso ‘muro’, tre tavole di legno unite con dei listelli di ferro. È il miglior attrezzo con cui imparare a dosare forza e precisione nel passaggio e Fiorino non smette di ricordarglielo: «Il muro non mente mai, come tu gli dai il pallone, lui te lo dà indietro, se colpisci male, ti tornerà male, se colpisci bene, ti tornerà bene». In quel DLF, sulla fascia sinistra, c’è un altro bambino, che è tutto l’opposto di Giulio: è possente, ha una gran corsa, è mancino e ha sempre voglia di scherzare. Lui si chiama Luca.

Luca Ranieri, dalla Liguria alla Serie A

Luca Ranieri, classe ’99, è uno di quei bambini che a otto anni è già più grosso degli altri. Quel fisico gli permette di essere un terzino per vocazione, ha già le gambe muscolose, e fa su e giù per la fascia con una continuità e una naturalezza sorprendenti. È un tipo spensierato, allegro, divertente, e ogni volta esce per ultimo dalla doccia, dove puntualmente ne combina di tutti i colori ai propri compagni. Però in campo è veramente forte. Anche lui è un pupillo di mister Fiorino, che trova sempre l’occasione per ribadire che quel mancino sarà la sua fortuna, perché saper calciare bene col piede sinistro è cosa rara. Pure Ranieri è già sotto la lente del Milan e ogni tanto viene richiamato per amichevoli e allenamenti con i rossoneri.

Dopo un paio di anni, entrambi i giovani aspiranti calciatori scelgono di proseguire il proprio cammino nel Canaletto Sepor, società dilettantistica che nella zona è da sempre rinomata per la grande attenzione verso la crescita dei propri giovani. Il campo si è ingrandito, ora si gioca a undici e Giulio finisce con i ragazzi un anno più grandi di lui, nei Giovanissimi della leva ’97, mentre Luca Ranieri è inserito con i pari-età del ’99. Assieme a loro c’è anche l’inseparabile mister Fiorino che li segue, diventando il responsabile della preparazione tecnica di tutti i giovani del Canaletto.

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Il viaggio verso un sogno

A quattordici anni arriva il momento di lasciare casa. Il primo è Maggiore che, come da copione, fa le valigie alla volta di Milano, ovviamente sponda rossonera. Un anno più tardi tocca a Ranieri: il Milan si fa da parte e ne approfitta la Fiorentina.

Estate 2012. L’avventura rossonera per Giulio dura giusto il tempo del ritiro estivo a Pinzolo. Il progetto del Milan che prevede un centrocampo targato Locatelli-Maggiore finisce prima del previsto perché, complice un infortunio muscolare e alcuni problemi di ambientamento, il giovane spezzino decide di tornare a vestire la maglia dello Spezia. Per tanti, in città, il treno per lui è ormai perso. Ma Maggiore fa ricredere tutti. Con la grande dedizione che lo ha sempre contraddistinto arriva a debuttare in prima squadra dopo aver svolto tutta la trafila delle giovanili, mettendosi in mostra soprattutto nel suo ultimo anno di Primavera. Sboccia definitivamente al Torneo di Viareggio con 4 gol in 6 partite. Mister Di Carlo gli da fiducia facendolo esordire in Serie B, a Trapani, il 20 settembre 2016. Da lì in poi per Giulio è un crescendo continuo e il bimbo prodigio che andava in Curva Ferrovia a tifare lo Spezia, si ritrova con il numero 25 sulle spalle, nel bel mezzo del prato dell’Alberto Picco.

A Firenze, Luca Ranieri procede spedito e nel 2015-2016, a soli sedici anni, è già aggregato alla formazione Primavera dove per tre anni consecutivi raggiunge la fase finale del campionato, senza però mai riuscire a vincerlo. Lo scorso anno va in prestito in Serie B al Foggia e inizia la sua trasformazione tattica come centrale di difesa, per un totale di 29 presenze. In estate rientra alla base e per lui si profila un’altra annata in prestito, ma, complice una tournée americana da incorniciare, la Fiorentina e Montella decidono di tenerlo in rosa. Fa il suo esordio in A, da titolare, nella trasferta contro il Genoa, persa per 2-1. Scende di nuovo in campo nel match casalingo contro la Lazio dove viene espulso nei minuti finali, per poi riscattarsi con una grande prestazione nella sfida con il Parma una settimana più tardi.

Dalla provincia, dai campi sintetici consumati e logorati, all’erba verde dei grandi stadi della Serie A. Verde come la speranza che le avventure di questi due ragazzi non si fermino qui, ma continuino in crescendo, perché è anche di queste belle storie che il calcio italiano ha bisogno.