a cura di Lorenzo Cascini

L’intervista a Luca Siligardi, capocannoniere e trascinatore della squadra

È specializzato in promozione, ma era la prima dalla C alla B.

Sono bastate una stretta di mano e due foto della città, con una richiesta annessa: «Vieni ad aiutarci? Puntiamo in grande, vogliamo raggiungere la B».

 

Obiettivo raggiunto al primo colpo, con Luca Siligardi capocannoniere e trascinatore. Dieci squilli in 32 presenze e primo posto mantenuto a suon di gol decisivi. 

 

«A volte bisogna fare un passo indietro per farne poi due in avanti. Io ho scelto di scendere in C, perché stregato dal progetto della Feralpi. A Saló si sta bene… l’unica pecca sono i 40 minuti di macchina che mi faccio ogni mattina per arrivare al campo!»

 

 

 

 

Luca Siligardi è specializzato in promozioni e quest’anno ne ha aggiunta un’altra alla lista. «È stata la prima dalla C alla B, ma credimi non ho mai sentito la differenza. L’obiettivo era quello di salire e ci siamo riusciti subito. Mi affascinava l’idea di essere protagonista di un’impresa e di raggiungere un risultato storico». 

 

Se chiude gli occhi si rivede ad Appiano Gentile con la maglia nerazzurra addosso. Fa un salto nel tempo di 15 anni e ferma un istante, come a rivederlo e volerlo rivivere di nuovo. «Sto ripensando a quando sono entrato lì per la prima volta, sembravo un bambino al Luna Park. Esordire con l’Inter era il mio sogno, peccato non esserci riuscito. Sono stati però due anni bellissimi. Avevamo una squadra di campioni, da Bonucci a Balotelli». Qui si ferma e sorride. «Con Mario quante risate, ma non lo scopro di certo io. Era già così, lo è sempre stato». Abbonato alle bravate. Balotellate. “Una volta in allenamento punta Dacourt, gli sposta la palla e gliela fa passare sotto le gambe. Il francese si gira e scherzando gli dice ‘alla prossima non passi’. Lui, di scatto, lo manda a quel paese senza neanche guardarlo in faccia. Ma era fatto così, in campo sapeva di avere grandi qualità e di poter arrivare in alto. Lo vedevi da subito, era di un altro pianeta». 

 

Quando gli parli di Inter gli si illuminano gli occhi e i ricordi escono da soli. «Era incredibile entrare in uno spogliatoio del genere. Immagina l’emozione di un ragazzo di 18 anni che si siede accanto a Ibra o Zanetti. Avevo un bel rapporto anche con Crespo, si fermava spesso a parlare con me, mi dava consigli. Siamo rimasti poi in contatto, lui è andato a Parma dopo poi sono finito anche io. Prima di accettare lo chiamai per chiedergli che piazza era e come si vivesse»

 

 

Tra Inter e Bari, Siligardi ha avuto Mancini e Conte. «Al primo posso dire solo grazie. Mi teneva in grande considerazione e mi ha portato tante volte in prima squadra. Conte già a Bari aveva l’impostazione che si è poi vista negli anni. Lavoro al potere. Era molto esigente, uscivamo stremati dagli allenamenti. In ritiro eravamo in tanti a non riuscire a finire le sedute. Credimi, erano massacranti. Purtroppo con lui le cose non sono andate bene, diciamo che non è scattata la scintilla…». Poi un altro flash sul primo Conte vincente. «Usava dei GPS per monitorare l’intensità delle prestazioni. Voleva avere sempre tutto sotto controllo. Dovevi raggiungere certi livelli e io non ci arrivavo mai. Probabilmente non ero pronto, ma posso dirti che sicuramente mi è servito». 

 

Torna quindi all’Inter e inizia a girare. Livorno, Parma e Hellas Verona. Tra Promozioni e anni di Serie A. Anche qui ferma un ricordo, tirando fuori una polaroid. «Se penso a Verona mi viene in mente il gol al Milan allo scadere. In porta c’era Donnarumma, ma te lo potrei raccontare come fosse successo ieri. Anche a livello di emozioni». Sorride, il ricordo sembra fargli ancora un certo effetto, nonostante siano passati più di 7 anni. «Eravamo sull’1-1 al 92’. Conquistiamo una punizione dal limite e io calcio convinto di fare gol. Tanto era l’ultima occasione, non avevo niente da perdere. La tiro benissimo, la palla si insacca all’incrocio. Avevo tante emozioni contrastanti insieme. Il primo sguardo è andato in tribuna verso mia moglie e mio figlio, che era appena nato. Non vedevo l’ora di dedicargli un gol, figurati uno così bello a tempo scaduto!». 

 

Oggi i gol per Luca sono diventati normalità. Doppia cifra e pass per la B conquistato. Ora l’importante sarà non porsi limiti. «Il prossimo anno cercheremo di stupire. Vorremmo essere una mina vagante». Siligardi in quelle categorie ci è cresciuto, sa come si vincono i campionati ed è abituato alla pressione. A 35 anni sarà guida, riferimento e leader, sempre alla rincorsa di nuove emozioni. Sarà fondamentale non fermarsi mai, come quel giorno sotto la curva la Bentegodi dopo aver infilato Donnarumma.