Ha lasciato casa, ha cambiato due squadre, ha vinto uno scudetto. L’ultima stagione di Luis Hasa è stata particolare: da Torino a Napoli passando per Lecce. Un anno in Serie A senza trovare spazio: «Il mio unico rimpianto è il mancato esordio in Serie A. È la cosa di cui penso: ‘Avrei voluto farlo anch’io’. Dopo un anno senza giocare, ho scelto la Carrarese per ripartire».
«La Next Gen è un bel salto, in Serie C ho preso tante botte»
Hasa è un classe 2004. Prima dell’ultimo anno, casa sua era la Juventus, per ben 12 anni: «Sono tanti. Andarsene è stato strano», ha raccontato a Cronache. «Ho conosciuto tante persone con cui ho stretto amicizie che fanno ancora parte della mia vita. In una società così puoi solo crescere».
È un centrocampista offensivo, uno dei talenti cresciuti nel sistema delle Under 23, che da qualche anno sta diventando sempre più popolare tra i club italiani. «Saltare da Primavera a Next Gen è un bel passo. Ti scontri con gente più grande, più esperta. Dico la verità: ho preso anche tante botte. La cosa che cambia di più è l’intensità: hai sempre meno tempo per agire, devi pensare in anticipo».
Nel 2024 è passato al Lecce per cercare spazio in Serie A. Ma le cose non sono andate come sperato: «A Lecce sono arrivato praticamente l’ultimo giorno di mercato. Cambiare squadra dopo 12 anni è strano, adattarsi è stato difficile. Mi sono fatto male, poi sono tornato ma non ho trovato spazio».
Da Lecce a Napoli
A quel punto è arrivata una chiamata impossibile da rifiutare, quella del Napoli. Dove da qualche mese si era insediato uno dei dirigenti che lo conosceva meglio: Giovanni Manna. «Il direttore mi aveva già avuto alla Juventus. Quando mi ha chiamato sono stato contento e sorpreso. I mesi al Napoli mi hanno fatto crescere, quando ti alleni con certi campioni è inevitabile».
Anche qui però l’esordio non è arrivato. E nonostante la stagione si sia conclusa con lo scudetto, la festa aveva un sapore particolare: «È difficile sentirlo mio come successo. Sono arrivato a gennaio e non ho giocato, per cui il merito va a loro. Io dal canto mio ho provato ad allenarmi al meglio per aiutare la squadra»
In quei mesi ha comunque avuto l’opportunità di conoscere campioni in campo… e in panchina: «Conte è esattamente come lo descrivono. I suoi allenamenti sono sfiancanti, ma grazie a lui sono cresciuto a livello di gamba. Credo di essere arrivato a Carrara più pronto».
Tra i compagni di reparto, invece, quella di Anguissa è stata la figura più importante: «Eravamo sempre vicini in spogliatoio. Mi aiutava, mi dava consigli, mi parlava spesso. Cercava di aiutarmi a capire come migliorare i tempi delle giocate. Penso che avesse stima di me, vedeva delle qualità. Che fosse forte lo sapevo, ma ho scoperto una grandissima persona».-
Obiettivo Serie A
Napoli, per ora, è il passato. La testa adesso va a Carrara, dove fin qui ha totalizzato 2 gol e 2 assist in 9 partite: «l’importante è giocare bene. Se sei tranquillo, tutto il resto arriva. Devo ringraziare il mister che ha provato da subito a trasmettermi tranquillità. Anche quando sbaglio, mi lascia libertà».
Fiducia, libertà e coraggio. Per Luis sono elementi fondamentali per esprimersi. Lui che in campo è un po’ numero 10, un po’ numero 7. Adesso è il momento di dimostrare di potersi prendere la B: «Rimpiango il mancato esordio in A, ma c’è tempo: lavorando bene posso ancora farcela».
